Recensione

Ben 10 Omniverse 2

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Di giochi tratti da licenze più o meno importanti ne sono usciti parecchi, e in media, a parte dei rarissimi casi come la serie di Arkham, si sono puntualmente rivelati dei titoli mediocri o addirittura dei veri e propri disastri che sarebbe stato meglio tenere sotto chiave per sempre. Ben 10 Omniverse 2, con gran dispiacere soprattutto dei più piccoli, appartiene decisamente a quest’ultima categoria, toccando dei punti talmente bassi da far riflettere seriamente sull’effettiva necessità di sfruttare in questo modo una licenza che tra i ragazzini spopola non poco.

Non siamo su smartphone e tablet!
Ben 10 Omniverse 2 comincia senza presentazioni. Non c’è una premessa reale, non c’è quell’accompagnamento iniziale che ci si aspetterebbe e si parte immediatamente come se fino a quel momento aveste lasciato in pausa la vostra partita. C’è solo una frase che avverte in quale situazione versasse Ben prima di cominciare, poi da lì inizierete la vostra fiacca avventura e in men che non si dica verrete travolti da una violenta sensazione di sconforto, in particolar modo quando constaterete che questo secondo capitolo è stato strutturato in due tronconi che si alternano dall’inizio alla fine. Entrambi realizzati in maniera pessima: sezioni da infinite runner e stanze in cui dovrete sbarazzarvi dei nemici. Fine. Se gli endless runner funzionano piuttosto bene sui dispositivi touch nonostante ormai comincino decisamente a stufare per la loro sostanziale ripetitività, sono totalmente privi di senso su una console casalinga. Per quale oscuro motivo dovreste provare attrazione per questo genere di giochi quando sugli store dei telefonini ci sono talmente tanti cloni da mandare anche il più goloso in totale indigestione? Appunto, nessuno, specialmente se si tratta di una delle due metà del gioco, per altro realizzata anche male. Avrete sempre la possibilità di far trasformare Ben in una delle tre tipologie di alieni: quella più possente, con mostri dall’attacco fisico potente e dalla lentezza davvero e oltremodo esasperante; quella che include alieni rapidissimi e solo teoricamente più deboli (ma in realtà potrete sconfiggere gran parte dei nemici proprio con loro); e per completare il cliché al meglio, c’è la classica via di mezzo, con velocità nella media e attacchi fisici soddisfacenti. Nelle sezioni su binari, dovremo continuamente cambiare tipologia per riuscire a superare i bersagli che ci si pareranno innanzi mentre tutto ci scorre incontro e ci sposteremo lateralmente su uno dei tre percorsi. Quando di fronte a noi ci sarà un basso ostacolo verde o un baratro, bisognerà scegliere l’alieno della categoria “pesi leggeri”; nel momento in cui ci saranno dei droni aerei o capsule esplosive, dovremo passare ai “pesi medi”, che hanno l’abilità di lanciare automaticamente dei proiettili; quando invece ci saranno delle inferriate o dei veri e propri blocchi, i “pesi massimi” faranno al caso nostro. Al giocatore spetta dunque solo il compito di spostarsi continuamente su uno dei tre binari e cambiare coi tasti direzionali la tipologia della trasformazione di Ben 10. Oltre al fatto che l’azione è gravemente compromessa da questa scellerata scelta di game design, c’è da considerare che il cambio di categoria non è immediato, pertanto riuscire ad evitare un ostacolo all’ultimo momento è pressoché impossibile. Inoltre, lo schema è talmente reiterato e senza fantasia da stancare in pochissimi minuti, con varianti appena abbozzate e il cambio di scenario a incorniciare delle sezioni che sono palesemente fuori posto e ripetitive fino alla nausea. Ma a voler essere onesti, c’è di peggio, come ad esempio l’altra fase che inframmezzerà quella di cui abbiamo appena parlato.
“Armato fino ai denti, i tuoi denti”
La frase che avete appena letto e che introduce il paragrafo, è una delle tante prive di senso che vi capiterà di ascoltare. Il campionario delle voci presenti, poi, in alcuni casi riesce quasi ad eguagliare indimenticabili momenti come gli urli di battaglia udibili in Legend of Dragoon, ma in questo caso si tratta dei puerili lamenti di dolore dei nemici. Archiviato il doppiaggio, fate adesso lo sforzo mentale di immaginare tante piccole piazzole unite tra loro da lunghe strade e otterrete nella sua interezza il level design messo a punto per questo gioco. Alla fine di ogni sezione da endless runner c’è una stanza chiusa, una piccola area in cui spawneranno i nemici a intervalli regolari. Più si andrà avanti, logicamente, più il numero si arricchisce, dando vita a battaglie in cui il bilanciamento è calcolato male e dove le animazioni e la bassissima reattività dei vostri input renderanno il tutto ancora più frustrante e avvilente di quanto non lo sia già. I compartimenti stagni in cui vi troverete prevedono l’assalto di diversi nemici base che attaccheranno con una, massimo due modalità di offesa, ma spesso il problema è il seguente: se sbagliate il tempismo di attacco e non sorprenderete gli alieni durante i frame poco successivi ai loro affondi, finirete per  morire a causa di uno strano gioco di incastri tra animazioni. In sostanza, se attaccherete per esempio con il tank nell’attimo in cui il nemico vi arriva addosso, sarete destinati a non mandare a segno nessun colpo per il semplice fatto che ne arriverà un altro ad interrompere il vostro input. Il cambio della categoria di alieni è anche qui poco reattivo, quindi diventa complicato riuscire ad eseguire manovre evasive che possano farvi liberare dalla morsa di un nutrito gruppo di avversari. La tattica principale è quella di usare sempre un alieno rapido, uccidere tutti velocemente, usarne uno intermedio per sbarazzarvi dei nemici più coriacei e usufruire della sua abilità di parata che prevede la creazione momentanea di un simulacro che funge da esca, per poi infine passare all’alieno possente e frantumare le torrette e ripristinare l’energia. Tutto ciò non è sempre possibile per via del pessimo sistema di combattimento e dei controlli che hanno una risposta immediata quanto quelli di tre generazioni fa, pertanto una volta ritornati nei panni di Ben, quando vi mancherà l’ultima tacca di energia, vi ritroverete a fuggire via come un’anatra starnazzante all’interno di un recinto… prima che la rigenerazione automatica vi permetta di ritrasformavi.
Altre arene? Ma certo, perché no…
Se nelle fasi iniziali sarete portati a pensare che la creatività e l’inventiva sia fortemente limitata a causa di una curva di apprendimento che parte in maniera dolce, ben presto capirete che Ben 10 Omniverse 2 è davvero tutto qui: corridoi su binari in cui spostarsi lateralmente e cambiare tipologia di alieno (il resto è tutto, totalmente automatico) e stanze in cui sbarazzarsi dei nemici. Andando avanti capiterà che ci sia più di una direzione da seguire, ma si tratta pur sempre di un’altra specie di galleria che porta all’ennesima area da ripulire. Né più e né meno di questo. La volontà di rendere i combattimenti tattici, almeno nelle intenzioni, c’è, ma visto come tutto è mal calcolato, goffo e persino oltraggioso per il giocatore stesso, ogni approccio differente va in malora o peggio ancora si rivela totalmente inutile ai fini del raggiungimento degli obiettivi. Perché dovreste usare il tank che para i colpi subiti senza subir alcun danno quando con la categoria di alieni rapidi potrete sparire dallo scenario e apparire dietro al nemico? Perché dovreste attivare le poco efficaci mine presenti nello scenario se potrete stare comodamente a distanza sparando dei proiettili con l’ausilio dell’attacco pesante? Ve lo diciamo noi: per nessun, dannatissimo, motivo. E nel momento in cui realizzerete tutto ciò, forse la noia sarà già arrivata al suo parossismo. Se non vi dovesse bastare la modalità principale, ce n’è anche un’altra che raccoglie al suo interno diverse arene in cui dovrete abbattere continue ondate di nemici. Ma dovrete proprio essere dei masochisti per riuscire a completare tutte le missioni di ogni stage, dovrete dimostrare più coraggio di quanto ce ne voglia per attraversare liberamente un ponte malmesso e traballante che dà su un baratro. Davvero. I piccoli, se non altro, saranno lieti di poter scegliere tra i diversi alieni che nel frattempo avrete sbloccato durante la campagna, che almeno visivamente riescono a ricalcare le fattezze viste nel cartone animato. Ma rimanendo in tema di estetica pura, signori, qui siamo forse agli albori di PS2. E non stiamo scherzando. Se vostro figlio, nipote, fratellino o qualunque altro piccolo parente piange perché vuole a tutti i costi il gioco di Ben 10, attendete che si plachi ogni sua lacrima e fatelo dirigere verso un qualunque capitolo di Super Mario Bros. Crescerà senz’altro meglio.

– Essere riusciti ad acquisire la licenza

– Game design da prima elementare

– Ripetitivo oltre ogni limite

– Impreciso, sbilanciato, frustrante

– Zero idee e livelli tutti identici

2.0

Ben 10 Omniverse 2 è costellato da tanti, troppi problemi, sia a livello strutturale, sia per quanto riguarda una tipologia di offerta che non può accontentare nessuno in alcun modo. Si tratta di un ibrido tra un endless runner (cosa davvero assurda, se trasportata fuori dal mondo mobile) e un hack’n’slash confinato dentro pochi metri quadrati. Una combinazione fuori luogo e che non è salvabile dall’oblio in cui merita di affondare.

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