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Recensione

Atelier Iris: Eternal Mana

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Avatar di Ryoku

a cura di Ryoku

Pubblicato il 27/04/2006 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

L’ esordio di Atelier Iris: Eternal Mana in Europa, un classico gioco di ruolo giapponese, è dovuto grazie a Koei, la quale ha reso possibile a noi occidentali l’ arrivo di un titolo che si presenta essere il sesto di una lunga saga denominata “Atelier”, che ha visto la luce unicamente nella terra del sol levante nell’ ormai lontano 1997. La prassi dell’ opera citate in precedenza, consiste nella capacità di miscelare potenti artefatti sparsi per il mondo di Regallzine, con lo scopo di realizzare strumenti dal potente potere magico. Caratteristica portante del gioco è dunque l’ “Alchimia” , arte con la quale l’eroe da noi impersonato, avrà modo di personalizzare l’ equipaggiamento a sua disposizione.

L’ introIl tempo di inserire il dvd nella vostra PS2, ed ecco apparire in tutto il suo splendore un video musicale coi fiocchi, tipico dei famigerati anime giapponesi, accompagnato da una colonna sonora molto ispirata, ben associata alle sequenze animate visualizzate e riportate di seguito. Bel modo di presentare quindi, un gioco che nel suo piccolo ha del carisma da vendere. Le scene mostrate vanno a presentare quelli che saranno i personaggi dell’ avventura proposta, ove quest’ ultimi si ritroveranno a svolazzare tra montagne e villaggi dotati di mulini a vento.

L’ oscurità su RegallzineKrein Kiesling è un giovane studente di alchimia, chiamato in causa in seguito alla comparsa di Mull, un potente alchimista, che tramite i suoi pericolosissimi esperimenti prossimi all’ apocalisse, sta man mano distruggendo il magico e pacifico mondo di Regallzine. L’ eroe da noi impersonato dovrà dunque confrontarsi col cattivo principale di turno e sventare i suoi piani malvagi. Per riuscire nell’ intento Krein dovrà contare sul potere dei Mana, spiriti associati a svariati tipi di elementi, percepibili dai soli alchimisti e che per innumerevoli anni fungevano da fonte protettiva dei popoli qui giacenti. Come è facilmente deducibile, la trama in cui il gioco è ambientato non offre molta originalità nei temi da essa trattati, la conseguenza potrebbe ricollegarsi alla mancanza di idee da parte dei programmatori, che basano sulle sotto-quest le fondamenta inerenti alla successione delle varie vicende a cui saremo sottoposti. La longevità del titolo sarà infatti propria degli eventi secondari, quali: la ricerca di persone, oggetti e luoghi o il combattimento contro i mostri che vogliono saccheggiare un determinato villaggio, mentre poco da dire per ciò che riguarda la storia principale che in 20 ore potrà tranquillamente essere portata a termine.

Il gameplayL’episodio Eternal Mana si differenzia dai predecessori, per la struttura dei classici combattimenti a turni, i quali si dimostreranno alquanto godibili vista la presenza di chicche apprezzabili, come la possibilità di sostituire in tempo reale i vari membri del party presenti sul campo da battaglia ( e che non potranno essere più di tre ), perfino se questi si ritrovano sconfitti, o la capacità di sintetizzare nuovi oggetti estraendo sostanze elementari da pietre, corsi d’ acqua e quant’ altro durante un determinato massacro. Al di là degli innumerevoli scontri che intralceranno il nostro cammino, compaiono ben altre componenti che caratterizzano la giocabilità del suddetto videogame. Infatti durante il nostro viaggio, potremo muovere il personaggio permettendogli di compiere svariate azioni, come saltare, colpire e distruggere oggetti come barili e casse di legno, e personalizzare il nostro armamentario in seguito all’ estrazione dei mana item mediante minerali trasparenti o formazioni rocciose, il tutto sfruttando l’ opzione “Synthesis System”, che ci permetterà di creare fino a 300 artefatti, ognuno dei quali dalle peculiarità da noi decise e sempre diverse. Siccome queste attività poc’ anzi descritte sono solo una parte delle possibilità a noi affidate, riscontreremo più avanti ben altre funzioni da intraprendere, ognuna delle quali ci verrà di volta in volta illustrata tramite simpatici tutorial, rappresentati da esilaranti scenette con tanto di siparietti che vedranno protagonisti gli eroi principali.

Il ritorno al 16 bitCiò che colpisce immediatamente il videogiocatore è sicuramente la veste grafica, interamente 2D e spiccatamente retrò, che presenterà favolosi fondali disegnati interamente a mano, ricchi di colori e dettagli. Se i nostalgici sapranno apprezzare senza alcun dubbio la scelta dei programmatori, magari risalendo con le proprie menti ai tempi del Super Nintendo, il resto dell’ utenza potrebbe inevitabilmente storcere il naso a riguardo, soprattutto se quest’ ultimi sono oramai abituati ai motori grafici di cui vantano i GDR a 128 bit. La bidimensione nonostante tutto non sfigura affatto, anzi, la grafica si dimostra pulita e ricca di particolari, proponendo ambientazioni fantasy da sogno, seppur tutt’ altro che diversi dai soliti villaggi e foreste propri del genere. Al contrario invece, la world map verrà visualizzata interamente in 3D, presentando però paesaggi spogli con pochissimi particolari, quindi paradossalmente, notiamo una cura inferiore rispetto la parte grafica realizzata manualmente con i pastelli. I personaggi del gioco si presentano in formato deformed con le caratteristiche tipiche dei pupilli degli anime giapponesi, anch’ essi dettagliati e dotati di numerose animazioni, che rendono vivi i luoghi da loro popolati. Effettivamente non esistono character immobili, sono sempre in continuo movimento come se avessero realmente una vita propria. Per quanto riguarda l’ aspetto dei mostri, nulla di diverso dai soliti troll, golem e draghi che infestano ogni avventura fantastica che si rispetti. Un ulteriore nota positiva viene rivolta nei confronti del comparto audio, che presenterà motivetti orecchiabili e vari, che sapranno rappresentare egregiamente ogni location o specifica situazione.

Mancata localizzazioneQuesto sesto episodio della Atelier saga non presenta grosse pecche, può vantare di un comparto grafico rispettoso e di buone colonne sonore, la giocabilità varia rende tutt’ altro che monotona l’ esperienza videoludica, peccato però per la mancata localizzazione. L’ introduzione di questa opera nel vecchio continente può essere considerata senz’ altro un evento, visto che solo gli asiatici con le proprie Playstation giapponesi, potevano permettersi di affrontare i titoli ispirati a tale serie. Richiedere la traduzione dei testi nella nostra lingua significava forse pretendere troppo in tal caso, ciò rimane però una mancanza notevole, visto che non tutti potranno apprezzare i diversi dialoghi esilaranti ed assurdi che ci verranno proposti di fronte a più sessioni di gioco.

– Grafica 2D colorata e dettagliata…

– Grande varietà d’azione

– Buon comparto audio

– …che potrebbe non piacere a tutti

– Mancata localizzazione

7.5

Al giorno d’ oggi siamo senz’ altro abituati ai grossi colossi del mondo dei GDR, facendo passare sotto banco titoli come quello sottoscritto, ciò non significa però che i puristi del genere non sapranno apprezzare il titolo in questione, capace comunque di far trascorrere ore spensierate tra un esplorazione e l’ altra, seppur non presenti una trama elaborata o una grafica sensazionale. Quest’ ultima, potrebbe però rivelarsi un gradito ritorno per coloro i quali si nutrivano di pane e Super Nintendo. In definitiva, un titolo almeno da provare, che senza determinate pretese può diventare una gradita sorpresa

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