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Recensione

Another Code: Two Memories

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Avatar di Okami

a cura di Okami

Pubblicato il 29/06/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Another Code è la prima, attesissima avventura grafica per Nintendo DS. Non solo, è anche la prima avventura in cui il DS compare come co-protagonista: l’eroina del gioco, anni luce distante dalle varie Lara Croft, è una ragazzina che si appresta a compiere 14 anni e deve ritrovare il padre. Ashley riceve alla vigilia del compleanno un pacco anonimo il cui contenuto è il DAS, un palmare molto simile alla console a doppio schermo della grande N. All’interno un messaggio del padre (ritenuto erroneamente morto negli ultimi undici anni) la invita a raggiungerlo su un’isola dal nome sinistro: Blood Edward. Fin qui quanto è stato reso pubblico nella campagna promozionale del gioco.

L’avventura si apre poco prima dell’arrivo di Ashley sull’isola. Ashley è tormentata dal ricordo dell’uccisione del padre ma soprattutto non si spiega come mai la donna da cui è stata cresciuta (la zia paterna) le abbia nascosto la verità per tanto tempo.

A pochi minuti dall’approdo Ashley si ritrova a vagare sola sull’isola alla ricerca della zia, e più ci si addentra nell’entroterra, più il mistero si infittisce…

Meglio non dire altro sulla trama per non rovinare l’esperienza di gioco (quanto descritto si limita ai cinque minuti introduttivi), al giocatore il compito di svelare il mistero di Blood Edward Island.

Il gioco

Another Code è un’avventura nel senso classico del termine, e non fa nulla per nascondere la propria discendenza. Anzi fa l’opposto: le citazioni sono infatti numerose, a partire dal nome dell’isola (chi non ricorda Blood Island in Monkey Island 3 della LucasArts) fino ad arrivare alla meccanica di gioco.Nello schermo superiore viene mostrata la visuale soggettiva di Ashley (non in tempo reale, si tratta di immagini renderizzate) mentre il Touch ha funzioni differenti durante il gioco. Durante l’esplorazione mostra la mappa delle immediate vicinanze della protagonista. In ogni momento sono visibili l’icona della lente (per osservare oggetti e scenari) e quella del DAS. Accedendo al DAS è possibile salvare il gioco, controllare l’inventario, i documenti raccolti (come in Resident Evil), scattare e rivedere fotografie. Le fotografie hanno nel gioco un ruolo tutt’altro marginale: molti enigmi vanno risolti ricorrendo a fotografie, quindi è buona norma fotografare tutto quanto si reputa “interessante” salva poi la possibilità di eliminare le fotografie inutili. Una funzione molto importante è il confronto di fotografie: sarà necessario confrontare fotografie prese in momenti diversi nello steso ambiente o combinare fotografie diverse per risolvere alcuni enigmi, un’idea sicuramente interessante e ben implementata.Tornando alle diverse funzioni del Touch, durante l’osservazione di un ambiente lo schermo inferiore replica in tutto quello superiore, in questo modo è possibile interagire direttamente con gli oggetti presenti in una stanza con un colpetto di stick.Due errori “minori” ma a volte noiosi: lo stilo non sempre attiva un oggetto al primo colpo, inoltre alcuni oggetti vanno osservati più di una volta prima affinché svelino la propria funzione. Quest’ultimo non è un difetto trascurabile: è possibile trovarsi bloccati in alcuni punti per non aver cliccato due volte su un oggetto importante.

L’avventura pare abbastanza lineare, ma è possibile (o auspicabile) che oltre il terzo capitolo la trama dia maggiore libertà di azione al giocatore.

Una feature singolare del gioco (il cui sottotitolo è Two Memories – Memorie Gemelle) è che al termine di ogni capitolo viene effettuato un riepilogo dei fatti salienti, più o meno come nella serie televisiva Ellery Queen. Ashley ripercorre le tappe fondamentali del capitolo appena concluso e pone al giocatore alcune domande a risposta multipla. In caso di errore la domanda viene ripetuta finchè non si dà la risposta esatta, non è chiaro se la precisione del giocatore (e quindi la sua attenzione alla trama) sia in qualche modo premiata. Un’altra idea simpatica che all’inizio può disorientare: solitamente i giochi non propongono quiz di fine livello… Ovviamente superato l’imbarazzo iniziale si accetta la sfida e si cerca di non perdere nemmeno una linea di dialogo per “passare il test”.

Grafica & Sonoro

Il gioco ha uno stile grafico particolare: i dialoghi e i personaggi sono rappresentati in stile manga. I disegni sono di eccellente fattura e le espressioni dei personaggi contribuiscono in modo determinante all’atmosfera delle situazioni. Durante il gioco invece la rappresentazione tridimensionale è abbastanza scarna, con evidente basso numero di poligoni e texture non particolarmente definite. Le fasi di osservazione invece utilizzano immagini renderizzate (Myst, Riven) di maggiore qualità. I rendering si fondono abbastanza bene con la rappresentazione 3D realtime, anche se a volte il passaggio da una modalità all’altra può disorientare. Capita infatti che entrando in una stanza ed attivando la modalità osservazione il punto di vista si trovi in una posizione diversa da quella del personaggio. Ci si fa presto l’abitudine, si tratta semplicemente di osservare brevemente la disposizione degli oggetti nella mappa prima di passare alla modalità osservazione; questo piccolo trucco risolve i problemi di disorientamento.Ovviamente i numerosi dialoghi non sono stati doppiati, e il feedback aurale durante i dialoghi si limita a quello che un non-gamer ha definito “fare le bolle”. La colonna sonora è notevolmente ripetitiva, e spesso ci si trova a giocare con il volume a zero o quasi.

Lingua

Ed ecco finalmente la conferma di quanto molti speravano: Another Code è tutto in Italiano! Come molti giochi europei il gioco seleziona automaticamente la lingua scelta per il Dashboard della console, e nel caso si tratti di una lingua non disponibile (ad esempio il giapponese) viene utilizzato l’inglese. In un gioco in cui l’attenzione ai dettagli più apparentemente insignificanti è fondamentale, l’adozione della lingua più familiare al giocatore era altrettanto fondamentale.

Controllo

Nintendo ha conferito al giocatore la massima libertà di controllo per Another Code .Ashley può essere controllata direttamente con lo stick (il personaggio “segue” il pennino) ma anche (contemporaneamente e senza dover passare da menu di opzioni) con la croce direzionale. Lo stesso vale per la modalità osservazione: il puntatore può essere mosso con la croce direzionale (purtroppo non sempre con sufficiente precisione) mentre i tasti svolgono le funzioni principali (selezione – back) normalmente accessibili con un colpetto di stilo su un oggetto o sull’icona “ritorno”. La macchina fotografica viene attivata dal tasto L ed ovviamente dalla relativa icona sul Touch. Insomma il sistema di controllo è promosso a pieni voti per l’interattività anche se rimangono dubbi sulla precisione. Alcuni oggetti sono troppo piccoli per essere selezionati con lo stilo, specialmente in condizioni precarie (autobus, macchina…) e anche la croce direzionale è poco precisa. Alcuni enigmi che prevedono la manipolazione di uno o più oggetti possono risultare frustranti perchè occasionalmente il puntatore “slitta” da sotto il pennino.La portabilità del gioco è ottima, anche grazie alla ben congegnata funzione di sleep del DS. In ogni momento è possibile interrompere la partita per riprenderla in seguito. Manca solo la possibilità di scegliere il salvataggio automatico.Alcuni puzzle dimostrano una genialità pari alla famosa apparizione di Psycho Mantis in Metal Gear Solid: vanno risolti usando letteralmente il DS facendo specchiare le immagini presenti sui due schermi per ottenere una terza immagine, somma delle precedenti. Inarrivabile…

– Stile di gioco

– Richiami al passato

– Idee innovative

– Grafica non eccelsa

– Colonna sonora ripetitiva

– Abbastanza breve da completare

7.5

Another Code è un gioco intrigante, sufficientemente ben realizzato e che sfrutta le possibilità offerte dalla piattaforma. Si scontra con i limiti della macchina per la rappresentazione tridimensionale, ma nel complesso la grafica non mina in alcun modo la giocabilità.

Nelle prime fasi l’avventura risolta essere molto lineare, è sempre possibile aprire una sola porta per volta, quindi non è possibile “crearsi” l’avventura da sè. Nulla vieta che in fasi di gioco più avanzate la situazione cambi.

In ogni caso, e pur con i difetti elencati, Another Code resta un gioco di sicuro interesse e di grande atmosfera, forse non perfetto ma sicuramente meritevole di attenzione.

Insomma un acquisto consigliato per i fans Nintendo e per tutti gli appassionati di avventure, che si divertiranno scoprendo il mistero di Blood Edward Island e le citazioni alle avventure del passato.

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