Recensione

Akiba's Trip 2

Avatar

a cura di Pregianza

Quando un gioco tipicamente pensato per il pubblico giapponese arriva dalle nostre parti siamo soliti esultare, dopotutto si parla in molti casi di titoli dotati di caratteristiche uniche, o di gameplay originali che si vedono di rado in occidente. Certe volte, però, arrivano anche videogame nati dalle stranezze nipponiche, prodotti davanti a cui viene in mente una sola domanda: “perché?
Non che le follie scaturite dalla terra del sol levante siano necessariamente un male, anzi, alle volte anche i titoli più imprevedibili riservano delle graditissime sorprese. Oggi dunque tratteremo un videogame che appartiene alla categoria della roba nipponica “strana, ma strana forte”, Akiba’s Trip: Undead and Undressed, e cercheremo di svelarvi se si tratta di uno schizzo di creatività pura, o di uno schizzo e basta.
Denudati! Te lo ordino!
Akiba’s Trip: Undead and Undressed è in realtà il seguito di un titolo per PSP che ha goduto di una certa notorietà in Giappone. Il motivo? È ambientato ad Akihabara, distretto di Tokyo considerato il paradiso di nerd, otaku e di qualunque turista appassionato di cultura giapponese moderna. Non si trattava di un capolavoro, questo è certo, ma l’ambientazione, unita a uno strambo gameplay che richiede di denudare con la forza dei vampireschi avversari per far sì che il sole li consumi, non poteva non attrarre una discreta fetta di videogiocatori col pallino dei manga. Questo sequel costruisce pertanto sulle basi dell’originale, ma cerca di ampliarle inserendole in un contesto simile.
Voi interpretate Nanashi, un otaku con il pallino delle action figure e una sete smisurata per i gadget, che viene catturato da una misteriosa organizzazione e tramutato contro la sua volontà in un Synthister, un vampiro che si nutre di energia vitale e desiderio invece che sangue. Legato a un lettino e circondato da suoi simili, il nostro pare non avere possibilità di scampo, almeno finché non arriva la misteriosa Shizuku, che lo libera e gli permette di riacquistare il senno donandogli un po’ del suo sangue. Nanashi si ritrova così a dover liberare Akiba dai Synthister in compagnia di un gruppo di amici strambi quanto lui, utilizzando i suoi poteri da “vampiro”.
Sappiamo che una trama simile potrebbe sembrare banalotta, ma è meno scontata di quanto si possa pensare, grazie anche a un discreto senso dell’umorismo e a una struttura simile a quella dei Dating Game made in Japan. Gran parte del gruppo di Nanashi è infatti composto da prosperose ragazze che ricoprono i soliti stereotipi tipici del genere, come l’amica d’infanzia tsundere, la maid straniera dai biondi capelli, la donna adulta a capo di una compagnia, e via così, partendo da Shizuku stessa che è molto vicina a svariate protagoniste femminili viste negli anime e nelle light novel. Aumentare l’affinità del protagonista con una delle donzelle porta a veri e propri cambi di trama e finale, ed è l’elemento su cui gli sviluppatori di Akiba’s Trip hanno puntato per offrire un po’ di sana rigiocabilità all’utenza, hanno però fallito miseramente nel campo più importante: il gameplay.
Undead and Undressed è fondamentalmente un action game, nel quale l’attività primaria sono i combattimenti. Che si tratti di Synthisters o di semplici passanti, il sistema si basa su una serie di attacchi mirati che vanno a colpire testa, corpo o gambe del nemico per diminuire la resistenza dei suoi capi di abbigliamento: quando il bersaglio dei propri attacchi inizia a lampeggiare è il momento di strappare, e il combattimento finisce quando tutti gli avversari rimangono in mutande. Le meccaniche utilizzabili durante le battaglie sono abbastanza interessanti, il problema è la loro applicazione che dà vita a scontri legnosissimi e molto ripetitivi. L’unica manovra difensiva è una schivata che permette di eseguire counter non proprio affidabili, e le combinazioni sono eccessivamente semplici, con cambiamenti legati alle armi utilizzate poco significativi (nonostante certi strumenti, come guantoni o spade di legno, siano ben più facili da utilizzare di monitor e neon colorati), attacchi caricati lentissimi e trascurabili, e mosse combinate con i propri compagni spettacolari ma in grado di diventare persino noiose alla decima ripetizione. Si gira per lo più in coppia, sempre a causa della necessità di migliorare i rapporti con le comprimarie presenti, e anche l’IA risulta scarsina, con partner che si muovono senza strategia alcuna e nemici innocui il più delle volte anche in larghi gruppi.
La miglior sorella è quella che sintetizza
Ciò che migliora leggermente la situazione è il crafting, che permette di fondere e potenziare ogni tipo di oggetto o vestito droppato dai nemici per le strade di Akiba. La personalizzazione del proprio personaggio è il fulcro dell’esperienza, per via di un numero mostruoso di vestiti e armi equipaggiabili, con tanto di camminate e finisher personalizzate. Parlando di finisher, nei combattimenti è possibile infilare una serie da record di vestiti strappati se nelle vicinanze vi sono altri nemici con indumenti conciati male. Molto scenica come cosa, ma poco più di un qte aggiuntivo che non rafforza il debole combat system. 
L’unica attrattiva del gioco, tolta la narrativa discreta, rimane quindi Akiba stessa, un’ambientazione ricca di potenziale e cose da vedere. Chi ha avuto la fortuna di visitare Akihabara nella vita reale riconoscerà numerosissimi negozi per le strade, dal Super Potato a K-Books, non aspettatevi però un’esplorazione incredibilmente realistica del quartiere con negozi in scala 1:1 e nessuna limitazione: in Akiba’s Trip le zone visitabili della mappa sono tutte abbastanza scarne in quanto a cose da fare, e la vostra attività alternativa primaria consisterà di solito nel fotografare qualche maid sparsa sulla main street. Una modalità extra con tutti gli oggetti sbloccati da subito e gli achievement bloccati chiude un pacchetto trascurabile. In poche parole, si poteva fare di più anche dal punto di vista del fanservice, perché il gioco non è del tutto soddisfacente nemmeno per chi è un fan sfegatato della zona più nerd e imprevedibile di Tokyo. 
Non molto da dire sul comparto tecnico. È chiaro che il titolo Acquire non è pensato per l’attuale generazione di console, e sia personaggi che ambientazioni sono composti da una manciata di poligoni. Lo stile anime del tutto evita che l’impatto sia orrorifico, ma non è certo il caso di aspettarsi grandi meraviglie. Di ottima qualità invece i doppiaggi, che ci hanno strappato più di una risata.

– Akiba è un luogo affascinante per qualunque nerd

– La narrativa è meno banale di quanto si possa pensare

– Gameplay legnoso ed estremamente ripetitivo

– Tecnicamente scarso

– Insoddisfacente anche per gli amanti di Akihabara

5.5

Akiba’s Trip è un prodotto per pochissimi. Ripetitivo e legnoso, riesce a non essere un disastro solo grazie a una narrativa superiore alle aspettative, e a un’ambientazione che affascina automaticamente chiunque abbia un po’ di nerdaggine nel cuore. Non basta ad ogni modo a permettergli di raggiungere la sufficienza.

Voto Recensione di Akiba's Trip 2 - Recensione


5.5