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Recensione

Adventure Time - Hey Ice King! Why'd...

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 25/02/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Tra le serie televisive d’animazione per ragazzi, Adventure Time, ideata dal Pendleton Pen Ward e giunta ormai alla quinta stagione negli USA, è sicuramente tra le più amate, probabilmente per l’umorismo completamente fuori di testa o per le strambe caratterizzazioni del duo di amici, Finn l’avventuriero e Jake il cane.Per fare le cose per bene, D3 Publisher ha affidato i lavori della trasposizione videoludica a Wayforward, maestra nelle avventure bidimensionali e con diverse esperienze di sviluppo felici su Nintendo 3DS (Shantae e la serie Mighty su tutte).Sarà venuta col buco, questa ciambella?

La spazzatura è sacraCome facilmente intuibile dal chilometrico sottotitolo (Hey Ice King!Why’d you steal our garbage?!), a dare la stura agli eventi narrati nel titolo è un furto quantomeno singolare: il Re Ghiaccio, in un impeto ambientalista, pensa bene di sottrarre la spazzatura (sì, avete letto bene) di tutti gli abitanti di Ooo, compresi i nostri eroi, che, usciti di casa, si accorgono che la montagna di rifiuti da gettare via è misteriosamente sparita.Quello che in Italia verrebbe accolto come un insperato regalo, viene vissuto dai nostri come un terribile affronto, anche perché il furto cela le reali intenzioni del Re Ghiaccio, desideroso di ripetere le gesta del Dr. Frankenstein così da crearsi una principessa tutta per sé…fatta di rifiuti!L’assurdità della trama coglie perfettamente lo spirito del cartone animato, e, nonostante abbiamo superato da diversi lustri l’età di riferimento per il prodotto, confessiamo di esserci fatti due risate in più di un passaggio.

Zelda II sotto acidiZaino (e cane) in spalla, Finn si avventura così nelle coloratissime lande di Ooo, proponendo al giocatore più esperto, che verosimilmente non è quello cui la serie si rivolge, un’edizione moderna di uno dei giochi più controversi e al contempo più amati della storia di Nintendo: Zelda II The Adventure of Link.Indicato da molti come la pecora nera della grande famiglia dei titoli dedicati a Zelda, il secondo capitolo, uscito originariamente su NES, ebbe il coraggio di osare, proponendo meccaniche del tutto diverse da quelle del titolo che lo aveva preceduto.L’alternanza tra le fasi a volo d’uccello, in cui al giocatore veniva data la libertà di esplorare la mappa, e quelle a scorrimento bidimensionale, con cui venivano esplorati i singoli dungeon torna in maniera pedissequa nell’ultimo lavoro di Wayforward: l’esplorazione delle lande di Ooo avviene tramite una visuale isometrica ibrida, che non sforza più di tanto l’hardware di Nintendo 3DS e consente, con un singolo colpo d’occhio, di avere una panoramica chiara di dove si è e dove si deve andare.Una volta approcciato uno dei diversi dungeon sparsi per la mappa, invece, la visuale diventa quella classica di un platform in 2D, con i nostri eroi inquadrati molto più da vicino, che avanzano da sinistra a destra (e viceversa durante il viaggio di ritorno), evitano crepacci, nemici e occasionalmente, si confrontano con boss di fine livello.Visto quanto la commistione tra queste due fasi funzioni, viene spontaneo chiedersi perché sia stata ripresa così poco (e da produzioni tutt’altro che memorabili) nel corso degli anni: Adventure Time, infatti, unisce con maestria delle buone fasi platform, marchio di fabbrica dei ragazzi di Wayforward, con una rudimentale anima da gioco di ruolo, che aggiunge un pizzico di profondità alle dinamiche di gioco e permette di introdurre diversi personaggi non giocanti tra i molti che popolano la serie originale, per la gioia dei fan.Visto il pubblico cui è diretto il gioco, la difficoltà generale e l’ampiezza del ventaglio di scelte ruolistiche sono, giocoforza, limitate, eppure il risultato finale riesce ad essere più della somma delle parti, lasciandosi dietro moltissimi dei prodotti su licenza, che si appoggiano pigramente sugli stilemi platform nel tentativo di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.Lo sforzo di Wayforward è invece apprezzabile in tutta una serie di elementi di gameplay: il doppio attacco (uno potente, con il pugno di Finn, ma a corta gittata e l’altro debole, con un arto non meglio precisato di Jake, ma dal raggio più ampio) chiede al giovane videogiocatore di valutare bene le strategie offensive, soprattutto in occasione degli scontri con i boss; l’inventario, che si riempirà presto di oggetti l’uno più assurdo dell’altro, è comodo da consultare sullo schermo inferiore di 3DS, ma non mette in pausa l’azione, costringendo a gestire bene gli accessi e l’utilizzo degli oggetti; in ultimo, le fasi puramente platform si controllano egregiamente, e quando si perderà una vita, la cosa sarà da addebitare solamente ad una disattenzione dell’utente: per un tie-in, tratto peraltro da una serie per bambini, non è poco.

Dalla tv agli schermi di 3DSLa cura riposta nella trasposizione dello stile grafico del cartone originale è evidente, e ricrea sui due schermi di 3DS lo show nella sua interezza, dalle animazioni un po’ sopra le righe alla tavolozza di colori brillantissima: pur senza solleticare minimamente il processore della console Nintendo, insomma, il comparto tecnico e artistico di Adventure Time supera l’esame a pieni voti, rendendo omaggio alla serie come meglio non si sarebbe potuto.Se finora ci siamo concentrati sui lati positivi, tuttavia, le magagne ci sono, e un paio in particolare vanno ad incidere sulla valutazione finale: la brevità dell’esperienza di gioco offerta e la totale mancanza di localizzazione italiana.La longevità, pur contando le difficoltà cui potrebbero andare incontro i giocatori più giovani (comunque sempre più smaliziati) non supera le cinque ore di gioco, che sono oggettivamente poche per un titolo venduto a prezzo pieno (per la fascia di prezzo di riferimento): vista la cura riposta in tanti altri elementi di gioco, riteniamo che i ragazzi di Wayforward avrebbero potuto fare di più sotto questo aspetto.Un secondo tallone d’Achille è rappresentato dalla totale assenza di localizzazione italiana: se già la mancanza di qualsivoglia doppiaggio non entusiasma, crediamo che non inserire i sottotitoli nella nostra lingua rappresenti una grave mancanza verso i giovani appassionati italiani, che probabilmente faticheranno a seguire lo strampalato intreccio, visto anche il peculiare slang usato da alcuni dei personaggi.Bene invece le musiche e i motivetti di accompagnamento, che, pur pescando a piene mani da quelli dello show originale, aggiungono qualche pezzo inedito e assai gradevole.

– Fasi platform in pieno stile Wayforward

– Rispettoso della serie originale

– Colonna sonora ed effetti spassosissimi

– Troppo breve

– Assenza di localizzazione italiana

– Il doppiaggio avrebbe giovato

7.0

Nonostante una durata insufficiente e la mancanza tanto del doppiaggio quanto della localizzazione italiana penalizzino la qualità finale del titolo, Adventure Time si rivela non solo un buon tie-in, rispettoso della fonte originaria, ma anche e soprattutto un’avventura godibile, spiritosa, che rende omaggio, contemporaneamente, al lavoro di Pendleton Ward e alla più bistrattata tra le avventure di Link.

Un buon modo per “formare” i videogiocatori più giovani, sul quale molti, sfortunatamente, potrebbero decidere di soprassedere a causa della barriera linguistica.

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