Recensione

AR-K: The Great Escape

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Tra i tanti problemi dei titoli episodici ce n’è uno che ad onor del vero non si presenta quasi mai, ma quando accade, può effettivamente diventare motivo di grande impaccio: se lo sviluppatore decide per qualche motivo di coinvolgerti a metà del progetto, anche le recensioni possono diventare davvero complicate. Questo The Great Escape è il terzo di quattro episodi previsti, mentre l’ultimo arriverà in una data non ancora specificata. Documentarsi a ritroso e recuperare i lavori precedenti può essere faticoso, a tratti quasi snervante, ma vista la particolare genesi ed evoluzione di AR-K ci siamo sentiti in dovere di farlo comunque. The Great Escape rappresenta a tutti gli effetti un notevole passo in avanti rispetto agli altri due episodi, e forse è questo il motivo per cui i ragazzi di Gato Savaje si sono sentiti più sicuri del loro prodotto, contattando la stampa senza ritrosie ma anche con un bel po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista.
La grande fuga
The Great Escape arriva in punta di piedi dopo due episodi non certamente esaltanti sia tecnicamente, sia per quanto riguarda la storia. Evitiamo in questa recensione di fare riferimenti alle puntate precedenti proprio per fare a meno di fastidiosi spoiler per chiunque volesse ripartire dall’inizio, spinto magari da questo avvincente terzo capitolo. In occasione di The Great Escape, gli sviluppatori spagnoli hanno voluto coinvolgere nel progetto anche Greg Rucka, popolare fumettista e scrittore statunitense che ha contribuito a migliorare sensibilmente la narrativa di gioco, adesso più organizzata, precisa, con buoni spunti e senza soluzioni che andassero a parare nel gran mare del nulla. Uno dei difetti più evidenti dei vecchi episodi era appunto la trama dai contorni rarefatti, poco incisiva e in alcuni frangenti davvero troppo generica e scialba. Addirittura, c’erano momenti del secondo episodio che si perdevano nell’anonimato totale, lasciando nelle retrovie personaggi e relativi sviluppi come se questi contassero meno di nulla. 
Dopo il “cliffhanger” della precedente puntata, il giocatore prenderà il controllo di Alicia Van Volish, finita in un misterioso abisso mentre indagava sull’esistenza del fantomatico “Settore 8”. Nel distopico mondo di AR-K, ognuno era a conoscenza di sette settori, ma quando la protagonista scopre finalmente qualcosa in più per motivi che evitiamo di raccontarvi, la storia si apre completamente, sviluppandosi con un ritmo sempre ben calcolato e non lasciando più nulla al caso. Al contrario di quanto avvenuto in passato, la presenza di Greg Rucka e la sua esperienza come fumettista sono state in grado di dare un valore aggiunto non da poco anche ad alcuni personaggi prima in ombra, e si notano al contempo dei tagli netti a tutto ciò che a conti fatti risultava essere ridondante e non necessario. Ne esce fuori un ritratto più intenso, un’avventura capace di catturare l’attenzione del giocatore facendo riferimento agli stilemi classici delle avventure grafiche di un tempo, dove le situazioni di gioco, i dialoghi spesso strampalati e le azioni da compiere riuscivano a calare perfettamente l’utente nell’atmosfera che si voleva creare. Se proprio dovessimo fare un appunto – che però non dipende tanto dalle capacità di montaggio – è che guardando il riassunto delle puntate precedenti non si capisce molto di come si siano svolte le vicende. La colpa è al contrario della narrazione confusa dei primi due episodi, che anche se compendiata attraverso un filmato che include i momenti salienti, fatica a far comprendere i motivi per cui The Great Escape parte con Alicia immersa nel buio fitto di una vecchia discarica.
L’arca della tecnologia
Fa piacere constatare che i miglioramenti non sono stati limitati alla sola narrazione, ma si estendono al contrario a tutti gli aspetti del gioco. Un altro problema piuttosto evidente dei precedenti episodi era la realizzazione dei puzzle, poco interessanti e spesso illogici, al punto da spingere chi si cimentava con gli enigmi ad andare avanti a tentativi casuali fin quando non avesse trovato la giusta combinazione. In The Great Escape, in questo senso, sono stati fatti dei passi in avanti: i rompicapo sono più stuzzicanti, vanno risolti con criterio e sono anche stati inseriti senza pretestuosità. L’interfaccia è stata migliorata ed è adesso più asciutta e funzionale, così come i dialoghi, decisamente più frizzanti e divertenti. Il sistema di gioco non differisce molto da quello visto in grandi classici come Broken Sword, pertanto vi ritroverete a parlare coi personaggi selezionando gli argomenti proposti sotto forma di icona, a seconda del caso e dell’interlocutore. Capirete dunque di aver concluso la conversazione in modo sempre intuitivo e senza equivoci di sorta, mentre quando appariranno nuove tematiche significa che avrete compiuto dei progressi significativi (o trovando un oggetto o superando le sezioni di sbarramento). Ottimo anche il lavoro svolto sui personaggi, che hanno adesso trovato la loro dimensione grazie a una caratterizzazione più incisiva e creativa.
Tecnicamente AR-K: The Great Escape non rappresenta una vera e propria rivoluzione rispetto al passato, ma mantiene anzi il medesimo stile, migliorando qualcosa solo nelle animazioni e nella pulizia dei filmati. The Great Escape è insomma un progetto che ha avuto la forza di rimettersi in gioco a metà del suo percorso, e vista l’evoluzione estremamente positiva, ci aspettiamo un capitolo finale ulteriormente migliorato.

– Essenziale ma anche profondo

– La narrazione è ora ben strutturata

– Personaggi ben caratterizzati ed enigmi finalmente logici

– Paga lo scotto dell’anonimato dei due precedenti capitoli

– Il riassunto iniziale è poco chiaro per i neofiti della serie

7.5

AR-K: The Great Escape è un portentoso passo in avanti rispetto ai due episodi precedenti, che apparivano fiacchi, poco ispirati e gestiti con poca attenzione per i dettagli. L’arrivo di Greg Rucka ha indubbiamente giovato molto alla serie, facendogli compiere passi in avanti degni di nota. Dalla narrativa alla qualità dei dialoghi, dalla caratterizzazione dei personaggi a tutti gli accorgimenti del sistema di gioco, AR-K si prepara col piglio giusto per il suo atto finale. Se volete recuperare i due precedenti capitoli per avere più chiaro il quadro generale delle vicende, sappiate però che sono un gradino al di sotto The Great Escape.

Voto Recensione di AR-K: The Great Escape - Recensione


7.5