Paradox Interactive: scandalosa la divisione degli incassi che offre Steam

Paradox Interactive sposa la visione di Epic Games: troppo sbilanciata la divisione 70/30 proposta da Steam per gli incassi

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Da quando Epic Games ha lanciato il suo Epic Games Store, la compagnia statunitense ha ribadito più e più volte di avere l’intento di cambiare – anche a colpi di esclusive – gli equilibri del mercato videoludico su PC. Il motivo, secondo Epic, è da ricercarsi nel fatto che la maggior parte dei cataloghi di vendita digitale, in particolar modo il diffuso Steam, propongono una divisione 70/30 degli incassi: significa che il 70% viene portato a casa dallo sviluppatore/publisher, mentre il 30% finisce nelle casse di Valve per aver venduto il gioco sulla sua piattaforma Steam.

Secondo Epic Games si tratta di una divisione sbilanciata, motivo per il quale sul suo negozio ha deciso di proporre un modello 88/12 che premi maggiormente i veri autori del gioco, rispetto a chi gli fa spazio sui suoi scaffali digitali per venderlo.

A sposare la visione di Epic Games troviamo Paradox Interactive. Nel corso del Gamelab di pochi giorni fa, la compagnia, nella persona di Fredrik Wester, ha parlato con asprezza dei modelli di vendita dei giochi su PC, definendo «scandalosa» la divisione degli incassi proposta da cataloghi come Steam.

Come dichiarato da Wester:

Penso che la divisione 70/30 sia scandalosa. Credo che i gestori delle piattaforme si stiano prendendo un po’ troppi soldi. Voi della stampa che siete qui, citate pure queste mie parole nei vostri articoli.

Wester ne ha in realtà per tutti e non solo per Steam: la stessa divisione viene operata, per citarne alcune, anche sulle piattaforme gestite da Microsoft, da Sony, da Apple e così via. L’unica alternativa è stata offerta, per ora, da Epic Games Store. Il modello, secondo l’ex CEO di Paradox, è stato ereditato da Warner Bros. che lo proposte negli anni Settanta per la vendita di VHS: da allora, il suo bilanciamento è rimasto invariato.

In quel caso però si trattava di supporti fisici, costavano un sacco di soldi. Qua invece non ti costa un bel niente. Epic ha fatto benissimo a tutto l’industria, perché così puoi avere l’88%. È una mossa fantastica. Li ringraziamo davvero.

Secondo Wester, queste cifre non sono importanti solo per gli sviluppatori affermati, ma anche e soprattutto per chi si sta affacciando all’industria e può così sostenersi più facilmente:

Penso che sia un’alternativa importante a Steam, soprattutto per i nuovi sviluppatori. Hanno dei margini più bassi, per potersi affacciare al mercato. Ma penso che tutto questo sia anche una questione di decoro. Voglio dire, sul serio, quanto costa in realtà far uscire un gioco? Quando la competizione è ridotta, il proprietario della piattaforma di vendita si può prendere una grossa fetta della torta, ma se quella competizione aumenta, allora dovranno ridursi quella fetta. Non è così che funziona il mercato?

Vedremo se Epic Games Store riuscirà nel suo intento. La compagnia aveva fatto sapere che smetterà di pagare per garantirsi delle esclusive sullo Store solo quando Valve smetterà di prendersi il 30% dalle vendite dei videogiochi su Steam. Il faccia a faccia è ormai aperto e attendiamo di scoprire quali saranno le prossime mosse delle parti coinvolte – nella speranza che a essere tutelati, con meriti riconosciuti e servizi all’altezza, siano tanto gli sviluppatori quanto i giocatori paganti.

Fonte: GamesIndustry