Il tribunale francese di Bobigny ha emesso una citazione che chiama direttamente in causa Yves Guillemot, CEO di Ubisoft, per rispondere ad accuse legate a molestie psicologiche e sessuali all’interno della compagnia.
La convocazione, fissata per l'1 ottobre, rappresenta un nuovo capitolo in una vicenda che ha già portato, lo scorso giugno, alla condanna di tre ex dirigenti del colosso francese. Una svolta che riaccende i riflettori su quello che viene considerato uno dei più gravi scandali dell’industria videoludica europea.
Il processo di giugno aveva già segnato un punto di non ritorno per Ubisoft. Serge Hascoët, ex direttore creativo responsabile dell’intero portfolio, è stato condannato a 18 mesi con la condizionale e a una multa di 45.000 euro per comportamenti osceni, molestie e commenti razzisti. Tra gli episodi più gravi emersi, l’aver preso di mira una dipendente musulmana con battute sull’ISIS e atti di provocazione durante il Ramadan.
Ancora più pesante la condanna inflitta a Tommy François, ex vicepresidente dei servizi editoriali e creativi: tre anni con la condizionale e 30.000 euro di multa per molestie e tentata aggressione sessuale.
Le testimonianze hanno parlato di un ambiente tossico, fatto di materiale pornografico negli uffici, commenti degradanti e abusi durante eventi aziendali. Guillaume Patrux, designer di The Crew e Grow Home, è stato condannato a 12 mesi con la condizionale e a 10.000 euro di multa per molestie e atteggiamenti intimidatori.
La compagnia ha replicato ricordando che la Procura della Repubblica aveva inizialmente deciso di non procedere contro Ubisoft e il suo management, e che le stesse parti civili starebbero tentando una nuova via legale sugli stessi fatti.
Cecile Russeil, vicepresidente esecutivo, ha ribadito la linea della “tolleranza zero” verso molestie e discriminazioni, ma le dichiarazioni faticano a cancellare anni di accuse che hanno intaccato seriamente l’immagine pubblica del publisher di Assassin’s Creed e Far Cry.
Lo scandalo esplose nel 2020, quando una lunga serie di denunce portò alle dimissioni di Hascoët e François. All’epoca emerse come l’influentissimo team editoriale avesse consolidato pratiche di gestione del potere considerate oppressive e discriminatorie.
La nuova citazione che coinvolge Guillemot (che era stato accusato anche di complicità) mira ora ad andare oltre i singoli comportamenti, cercando di chiarire se e quanto le massime cariche aziendali abbiano avuto responsabilità dirette o indirette nella creazione di un ambiente lavorativo tossico. Una questione che rischia di segnare profondamente il futuro di Ubisoft.