Qualcuno direbbe che i videogiochi escono dalle fo**ute pareti, e non è necessariamente un male. Lo diventa, più che altro, se si abbassa la qualità dell'esperienza, e se si abbassa la qualità del nostro approccio all'esperienza.
Considerando che, nell'epoca dei servizi in abbonamento, abbiamo a disposizione (letteralmente) centinaia di giochi in qualsiasi momento, a volte è facile avere un approccio mordi e fuggi. Mi capita, ad esempio, di iniziare un gioco per pura curiosità solo perché lo trovo in un catalogo, e poi di abbandonarlo perché mi sembra non faccia per me – conscia che posso provarne altre decine.
Questo a volte comporta però un passaggio troppo veloce da un gioco all'altro, impedendo magari a quanto di buono c'è nel primo titolo di sedimentarsi e fare breccia. È una cosa che, a pensarci, mi sorprende, perché da bambini un po' tutti noi, se cominciavamo un gioco, lo portavamo avanti perché in quel momento da giocare c'era... quello. E magari alla fine, proseguendo, scoprivamo che ci piaceva più di quanto non fosse sembrato all'inizio.
È interessante che Playdate provi a rispolverare proprio quell'idea: non forzarsi a giocare qualcosa che non ti piace, sia chiaro, ma concedere ai giochi il tempo di farsi scoprire, di comprendere se hanno ciò che ti piace oppure no.
La console a manovella, divenuta celebre anni fa per il suo approccio peculiare al gaming – fatto di videogiochi originali appositamente sviluppati, anche da autori celebri come Lucas Pope, e che sfruttano la manovella come controller – mantiene questa filosofia anche con la neonata stagione 2, che ha iniziato la sua distribuzione dal 29 maggio scorso.
Dico "iniziato" perché, come già fatto con la prima stagione (che è inclusa con il costoso acquisto di Playdate, ora venduta a $229), vengono resi disponibili per il download due giochi per settimana che fanno parte della nuova season.
Prima del passaggio della settimana, quindi, ci si può dedicare unicamente a quelli, e non si possono sfogliare tutte le novità della stagione 2 in una sola seduta: si scaricano i due nuovi giochi, li si prova, li si scopre, li si vive, senza il pensiero intrusivo che «mmm non so se mi piace, passo ad altro», che stronca alcune esperienze in partenza.
È un approccio che può aiutare i videogiochi e la loro ossessione, spiegata benissimo dall'ex Naughty Dog Bruce Straley, di partire necessariamente fortissimo per tenere alta la bassa soglia di attenzione dei giocatori. In un'industria che corre, alla fine, il videogioco ha solo bisogno di rallentare. E anche noi.
Qualsiasi cosa si pensi del suo prezzo (io amo la sua idea, ma il costo è eccessivo anche a fronte della qualità costruttiva eccellente), Playdate questo lo fa molto bene. E speriamo riesca anche a insegnarlo.