In diverse occasioni, grazie ai videogiochi ci siamo ritrovati su queste pagine a parlare di tematiche decisamente profonde – ultima delle quali, la vicenda del ragazzo che grazie ai “fantasmi” sulle piste da corsa può sfidare il suo defunto padre sulla sua vecchia Xbox. In un’industria che purtroppo ha nel suo curriculum alcuni episodi controversi nei riguardi delle donne e degli omosessuali, riportiamo oggi la testimonianza di Emilia Schatz, game designer di Naughty Dog, che ha voluto raccontare ai media il suo coming out come transessuale. “È stata un’esperienza terrificante, ma era qualcosa che dovevo fare. Le persone trans si torturano con quest’idea, molti mi dicono ‘sei stata davvero coraggiosa’, in un certo senso lo sono stata. Ma dovevo farlo. […] Scrivere la lettera che dovevo spedire all’intera compagnia, stare seduta col mouse fermo sul tasto ‘invia’, e pensare ‘okay, okay, click’, è stato difficile. Ma ho fatto coming out con la mia famiglia ed i miei amici anni prima, e nel momento in cui l’ho fatto al lavoro, avevo già compiuto la mia transizione in tutti gli aspetti della mia vita. Ero sempre donna a casa. Solo al lavoro, mi vestivo da uomo.””Ho cominciato a parlare anonimamente con Sony, domandando quali erano le politiche sulla diversità, preoccupandomi per il mio lavoro. Ma sapevo che sarebbe andato tutto bene, c’è molto protezione – sopratutto in California – per le persone LGBT. Ho cominciato con il dirlo ad alcuni colleghi, e per loro all’inizio è stato uno shock, ma sono stati straordinariamente d’aiuto. Sento davvero che sia stato positivo fare coming out ed avere una reazione del genere.”La Schatz ha poi raccontato di aver pianificato con la sua dirigente e con i co-presidenti il giorno in cui avrebbe inviato a tutti i colleghi la sua mail (il 14 marzo), ed anche la reazione ai piani alti è stata molto positiva: “hanno subito preparato per me una nuova mail con il mio nuovo nome, hanno ordinato i nuovi biglietti da visita, hanno modificato tutti i luoghi in cui era presente il mio vecchio nome, hanno modificato anche la mia foto. Quando sono tornata era tutto pronto, e tutti lo avevano accettato. È una cosa davvero speciale dei videogiocatori: tutti i miei colleghi e i miei amici e familiari hanno giocato ai videogiochi dove vestivano i panni di una persona diversa da se stessi. È lì che nasce quel seme d’empatia. È stato grandioso.”