Game Pass ed Epic ora danno meno soldi agli indie: «la corsa all'oro è finita»

Alla GDC, gli autori di Slay the Spire e Darkest Dungeon hanno parlato di come le cifre per portare i giochi su Game Pass ed Epic siano oggi meno ricche.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Per trovare il modo di affermarsi, sia Epic Games Store che Xbox Game Pass hanno da sempre varato strategie molto aggressive. Il primo, per cercare di fare concorrenza a Steam, da anni propone dei giochi settimanali completamente gratis da riscattare ai suoi utenti, che può offrire in virtù di accordi remunerativi stipulati con i publisher dei suddetti giochi.

Inoltre, è riuscito anche ad assicurarsi delle esclusive a tempo di diversi titoli, che sono arrivati su Steam solo dopo almeno un anno (come nel recente caso di Tchia).

Il secondo, invece, è il servizio in abbonamento più chiacchierato del mercato, che per una quota fissa permette di accedere a una grande libreria di videogiochi on demand, compresi quelli degli Xbox Game Studios fin dal loro giorno di lancio.

A questi si affiancano però molte produzioni più piccole, che trovavano molto appetibile la corte di Microsoft per finire in Game Pass. In futuro, però, a quanto pare le cose potrebbero essere diverse.

Ad affermarlo, sulle pagine di PC Gamer, sono stati Casey Yano — co-fondatore di Mega Crit, autori di Slay the Spire — e Chris Bourassa, director di Darkest Dungeon. Intervenendo alla GDC, i due sviluppatori hanno spiegato che oggi gli accordi proposti da Epic e da Game Pass sono meno vantaggiosi che in passato per i piccoli dev, al punto che per il secondo il periodo della «corsa all'oro» è terminato.

Accordi meno vantaggiosi

Dalle parole dei due autori, emerge chiaramente come gli accordi per far arrivare i giochi su Epic Games Store (spesso in esclusività) e su Game Pass abbiano dato una grossa mano alle finanze dei team più piccoli, che in questo modo potevano garantirsi delle entrate sostanziose a prescindere da come il gioco sarebbe poi andato sul mercato.

Oggi, spiega Yano, le cose sono molto diverse:

«Ho parlato con almeno cinque piccoli team, con più o meno trentacinque persone, nel corso della GDC, e dicevano solo 'tagli, tagli, tagli, finanziamenti cancellati, trattative che andavano avanti da un anno cancellate'.

Sembra che tutto vada una me*da. Noi siamo davvero molto privilegiati, perché riusciamo a finanziarci da soli. Se così non fosse, sarei davvero molto molto preoccupato, ora come ora».

Anche Bourassa è dello stesso avviso e ha sottolineato come, ad esempio, gli accordi offerti per l'arrivo su Game Pass si siano molto ridotti rispetto a qualche tempo fa, arrivando ad avere una «portata più piccola» rispetto ai momenti in cui il servizio in abbonamento era stato lanciato da poco e voleva attirare tanti giochi in catalogo.

«Molto più piccola» ha sottolineato anche Yano.

Nelle parole di Bourassa:

«È lo stesso anche con Epic. La corsa all'oro è finita. Io vengo dai territori del nord-est, la città da cui provengo è stata costruita sull'oro, poi però più a nord hanno trovato dei diamanti.

Forse ci attende un altro cambio di paradigma, ma penso che le proporzioni degli accordi di cui sto sentendo parlare siano calate drasticamente rispetto ai tempi passati. Di certo, noi abbiamo fatto il nostro accordo con Epic al momento giusto».

Il riferimento è al fatto che Darkest Dungeon 2 sia stato lanciato in early esclusivamente su Epic Games Store, una scelta che ha di certo diviso la community ma che ha aiutato le finanze del team, Red Hook Studios.

Si tratta insomma di un momento non felicissimo per l'industria dei videogiochi che, insieme ai licenziamenti a pioggia, ha visto anche un Phil Spencer apertamente preoccupato per la mancanza di crescita del settore, che sembra essere arrivato a uno stallo.

E, considerando che nessuno vuole rinunciare a nemmeno un grammo della sua fetta di torta, abbiamo visto a che livello arrivano i tagli.