Nel vasto panorama dei videogiochi perduti per sempre, alcuni titoli assumono una dimensione quasi mitologica tra gli appassionati. È il caso di Borderlands Online, un MMO gratuito sviluppato per il mercato cinese da Shanda Games e cancellato nel 2015 insieme alla chiusura dello studio.
Quello che sembrava destinato a rimanere per sempre negli archivi inaccessibili della storia videoludica sta però vivendo una seconda vita grazie all'impegno di una comunità di fan determinati a riportarlo in vita.
La svolta è arrivata lo scorso aprile, quando EpicNNG, content creator e sviluppatore appassionato della serie Borderlands, ha deciso quasi per scherzo di provare l'impossibile.
«Ho detto al mio amico: facciamolo e basta. E se fosse ancora là fuori da qualche parte?»
Quello che inizialmente sembrava un tentativo destinato al fallimento si è trasformato in una scoperta straordinaria: in meno di venti minuti, il team ha individuato una build pubblica del gioco su un sito cinese abbandonato, pieno di link morti e virus.
Da quel momento è iniziato un lavoro certosino di scavo tra i file del gioco. I documentati online hanno portato a scoperte tanto significative quanto bizzarre: dal primo accesso alla schermata di login fino alla curiosa presenza della mappa Dust 2 di Counter Strike nascosta tra i dati del gioco.
Ma cosa spinge qualcuno a dedicare mesi di lavoro gratuito per recuperare un gioco che potrebbe anche rivelarsi mediocre? Per EpicNNG la risposta è chiara:
«Sono un superfan di questo franchise. Farò qualsiasi cosa per mettere le mani su questo tipo di contenuto. Borderlands ha dato inizio alla mia dipendenza dai videogiochi e al mio desiderio di diventare sviluppatore.»
L'entusiasmo, tuttavia, non è bastato a superare tutti gli ostacoli tecnici. L'assenza di server dedicati, i messaggi di errore criptici e la complessità del codice hanno portato il team iniziale a un punto morto.
Raggiunto il limite delle proprie competenze tecniche, EpicNNG ha preso una decisione coraggiosa: rendere pubblico il progetto attraverso un video di trenta minuti su YouTube.
Il contenuto, che include spiegazioni dettagliate sul rispetto del copyright e l'assenza di intenti commerciali, si conclude con una richiesta d'aiuto alla comunità.
La risposta è stata travolgente:
«Dopo aver reso nota questa notizia, quasi cento persone mi hanno contattato attraverso vari canali per far sapere che avrebbero lavorato al progetto.»
Questa mobilitazione spontanea ha trasformato quello che era un progetto di nicchia in un movimento più ampio. Anche giocatori che non avevano mai toccato un Borderlands si sono interessati all'iniziativa, dimostrando come la preservazione videoludica possa andare oltre i confini del fandom specifico.
Il progetto ora viaggia su un doppio binario: l'entusiasmo della scoperta e la preoccupazione per le possibili conseguenze legali.
«Sono incredibilmente preoccupato per questo aspetto", l'ultima cosa che voglio è trasformare tutto questo in una battaglia legale. Sono pronto a cessare lo sviluppo nel momento in cui me lo diranno.»
La tensione è amplificata dall'avvicinarsi di Borderlands 4, evento che potrebbe rendere i detentori dei diritti più aggressivi nella protezione della proprietà intellettuale.
Nonostante le incertezze, l'obiettivo rimane ambizioso: rendere disponibile una build giocabile entro luglio.
Borderlands Online rappresenta molto più di un semplice videogioco perduto, è un frammento della strategia di espansione di 2K nel mercato cinese, un esperimento che anticipava di anni fenomeni come Black Myth Wukong (qui se siete interessati alla nostra recensione).