Il #LanGate non è finito: Esport Palace di Bergamo presenta ricorso

Il clima di incertezza che mesi fa ha circondato le sale LAN non si è mai risolto: Esport Palace ci spiega la sua posizione, dopo aver presentato ricorso.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Era lo scorso aprile quando, ricorderete, in Italia si scatenò il caso noto come #LANGate: diverse sale LAN sparse per il Paese, tra cui l'Esport Palace di Bergamo, videro arrivare i sigilli di Stato in seguito a un esposto avanzato da Led S.r.l., nel quale si richiedeva che l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si accertasse che queste aree ricreative rispettassero le normative vigenti.

Questo, tuttavia, aveva più che altro evidenziato una dissonanza nel modo in cui vengono catalogati gli spazi come le sale LAN, accomunati ad altre tipologie di sale giochi: un controsenso normativo che ha causato numerosi grattacapi e che il nostro direttore Andrea Ferrario aveva analizzato a fondo, in compagnia dell'avvocato Giuseppe Croari.

Sebbene la questione sia diventata silente, il problema tutt'oggi non è risolto e Alessio Cicolari, fondatore e CEO di AK Management e AK Informatica, ha confermato ufficialmente che Esport Palace ha presentato ricorso presso il Tribunale di Bergamo.

«A seguito dell'accesso dell'ADM del 29 aprile presso l'Esport Palace a Bergamo e altre "selezionate" realtà italiane attive nel gaming e Esports, il nostro lavoro non è più stato lo stesso. Nonostante operassimo in questo settore dal 2009, non era mai capitata una situazione del genere benchè avessimo sempre agito nel massimo rispetto di tutte le normative vigenti» ha spiegato Cicolari.

«In mancanza di leggi specifiche, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha assimilato i dispositivi utilizzati per gaming ed eSport (normali computer, monitor e periferiche acquistabili e utilizzabili ovunque) a quelli normati per altri usi e in altri ambiti. Tali dispositivi non potrebbero e non potranno mai essere considerati come quelli regolamentati attualmente dall'art. 110 comma 6 e 7 del TULPS proprio perché di natura ed usi completamente differenti. Se così fosse persino i PC e dispositivi messi in uso nei centri commerciali, hotel e coworking sarebbero da sottoporre alla stessa normativa» ha aggiunto il CEO di AK Management, evidenziando il dettaglio burocratico che ha portato ai sigilli.

«Successivamente alla notizia dei sequestri e delle attività dell'ADM, grazie anche alla grande risposta mediatica avuta, siamo riusciti a dialogare sia con l'agenzia stessa che con vari organi politici ed amministrativi. Veniva quindi emanata una nuova circolare da parte di ADM con la quale si dava notizia di un regime transitorio per gli operatori del nostro settore sotto il cappello dello Spettacolo Viaggiante, dando così tempo al legislatore di trovare una norma specifica entro il 30/06/23».

Tuttavia, questa misura non è riuscita a dare davvero la tutela che era necessaria per queste attività, che già venivano da due anni di pandemia globale:

«Ci siamo messi immediatamente all'opera per gestire le nostre attività in questa nuova modalità non senza ostacoli e costi addizionali. I comuni, che sono gli enti che gestiscono e rilasciano permessi e licenze per lo spettacolo viaggiante, purtroppo non hanno competenze specifiche nel nostro campo e quindi ci si è trovati in un ulteriore momento di stallo. Grazie al comune di Azzano San Paolo e Bergamo siamo stati supportati e compresi e l’iter si è avviato speditamente, purtroppo a molti nostri colleghi in altre zone d'Italia non è andata così bene.

Nonostante i nostri scritti in autotutela e la nuova circolare di ADM che di fatto permetteva a tutti i nostri colleghi e competitor di trovare un modo a detta dell'agenzia autorizzato ad operare in regime transitorio, per la nostra azienda e le altre che hanno subito la stessa medesima operazione arrivavano le ingiunzioni di pagamento con sanzioni pesanti anche se ridotte (40.000€ per noi), confische con distruzione (più di 100.000€ di materiale informatico tra computer, display e periferiche) e pagamento delle relative spese.

Ma la cosa più assurda a nostro avviso, [è stata] un’ulteriore chiusura da 30 a 60 giorni che arriverebbe con atto separato. Questo dopo essere stati chiusi di fatto per due mesi e mezzo prima di avere le nuove licenze di spettacolo viaggiante».

Queste sanzioni hanno ovviamente arrecato importanti danni alle attività, e in particolar modo all'Esport Palace di Bergamo, come sottolinea Cicolari quando spiega che «per noi questa situazione non è accettabile anche se ci era stato annunciato che sarebbe avvenuta comunque: è evidente che è la norma applicata (a nostro avviso in modo palesemente errato) ad avere problemi e non il nostro operato, né i nostri dispositivi (che ora con un semplice documento di spettacolo viaggiante diventano 'ok'). Tutti i nostri colleghi e competitor hanno goduto di questa nuova modalità per operare, creata grazie alla nostra disavventura; al contrario a noi non è stato concesso di rientrare nella stessa se non subendo sanzioni e confische. Basta aprire qualsiasi social network per capire che molti dei nostri colleghi e competitor ancora oggi operano come se nulla fosse e in pochissimi hanno richiesto le nuove licenze di Spettacolo Viaggiante: solo a noi è stato riservato questo trattamento».

Per muoversi in questa situazione, Cicolari ha deciso di affidarsi all'avvocato Giuseppe Croari (dello studio FCLex di Bologna) e al prof. Gianluigi Fioriglio, con il supporto dei quali Esport Palace ha presentato ricorso presso il Tribunale di Bergamo.

«In Italia è già molto difficile e complesso fare impresa ma, quando ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo, il cittadino e contribuente deve rischiare di chiudere la propria attività (perché queste sanzioni e confische sono talmente pesanti da far fallire qualsiasi azienda). Non capiamo veramente perché non sia stata fermata questa procedura assurda nell’attesa della creazione di una normativa ad hoc, così come già annunciato dal vecchio governo e così come suggerito anche dal Parlamento europeo con la recentissima approvazione della risoluzione su Esports e Videogames» ha aggiunto Cicolari.

«Da anni siamo un operatore di riferimento non solo a livello italiano ma anche europeo e per quanto riguarda il Sim Racing mondiale. È davvero triste, ancora oggi, dover discutere di questi temi in queste circostanze quando all'estero la mia azienda si ritrova ad operare direttamente con membri dei governi e federazioni internazionali. Pur operando correttamente, veniamo di fatto trattati come 'delinquenti' e messi in posizione di non poter competere nel nostro Paese nonostante il regime di libero mercato.

Ho apprezzato molto gli sforzi di ADM nei mesi scorsi e dei parlamentari e senatori che si sono esposti per questa causa ma, purtroppo per noi, poco è cambiato. Una spada di Damocle è sempre sopra la nostra testa, tanti lavori sono stati persi con clienti che non hanno più investito in questo regime di incertezza e in un locale, l'Esport Palace, che rischia la chiusura per via di tutto quanto sopra e soprattutto dopo due anni di Covid».

La speranza di Esport Palace è, ovviamente, che il Tribunale possa far valere le ragioni sulla burocrazia e sull'interpretazione che è stata fatta dell'art. 110 TULPS.

«Per quanto riguarda le mie aziende, sto guardando con interesse all'estero per valutare il trasferimento delle nostre attività» ha chiuso Cicolari.