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Immagine di I colori di The Wolf Among Us (e non solo)
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I colori di The Wolf Among Us (e non solo)

Tra brutti ceffi e anime smarrite, un colore si fa strada nella notte…

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 24/05/2019 alle 08:31
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Il Verdetto di SpazioGames

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Questo piccolo viaggio tra l’uso dei colori nei videogiochi termina dunque a Fabletown. The Wolf Among Us, tra i suoi meriti, ha avuto anche quello di proporre un’atmosfera puramente noir, che è così affascinante grazie anche al suo alone viola che copre e nasconde le malefatte di un mondo che, di notte, si scopre cattivo e spietato. Cosa ne pensate? Anche secondo voi il colore è un elemento importante nella creazione di un’atmosfera veramente coinvolgente in un videogioco?

Avviso: questo articolo include spoiler di Game of Thrones, Mass Effect 3, The Wolf Among Us

Il tema de Il Dettaglio di questa settimana è di carattere piuttosto generale, e in verità si può legare bene a molti giochi, come vedremo in seguito. Parlo, infatti, dei colori. Colori non intesi come mere tonalità che danno un senso a sprite e strutture tridimensionali, ma come veicoli per dare emozioni, far immergere nella storia che si vuole raccontare.

Senza ulteriori indugi, allora, cominciamo un piccolo viaggio che entra ed esce dal mondo dei videogiochi e ha come obiettivo finale, come si comprende dal titolo dell’articolo, The Wolf Among Us.

Da King’s Landing a Gerusalemme e ritorno

Per capire di che tipo di colori sto parlando, faccio un esempio legato a una piccola serie TV che in questi giorni sta facendo discutere i suoi pochi appassionati: Game of Thrones. Specie nelle prime stagioni, una delle cose che identificava meglio il passaggio tra le varie location era proprio la fotografia, “i colori”. Se King’s Landing era soleggiata e brillante, Winterfell era grigia e fredda, tutto quello che c’era dopo la barriera era buio e Dorne… diciamo che Dorne era Dorne, e chiudiamola qui.

La stessa cosa si poteva notare, anche se in modo minore, nel pur meritevole gioco targato Telltale (che era – quello sì – una carneficina micidiale di quasi tutti personaggi principali apparsi su schermo. Ogni riferimento a presunte battaglie campali contro gli Estranei in cui guarda caso non muore nessuno dei personaggi principali è puramente voluto).

Tornando ai videogiochi, uno dei primi esempi simili che mi vengono in mente dell’uso della fotografia, della tavolozza cromatica, è il primo Assassin’s Creed. Ai tempi era tutto più schematico e, per questo, più facilmente identificabile. Ricordate cosa differenziava Gerusalemme, Acri e Damasco? Esatto, il colore. La prima città era verdognola, la seconda virava sul grigio, mentre la terza era più “desertica”.

Ma non c’è bisogno di cambiare tutta la tavolozza cromatica per fare dei colori un elemento principale di un videogioco. Basta anche una sequenza, una scelta. Come il discusso finale di Mass Effect 3, dove tre colori identificavano la natura delle tre possibili direzioni da dare alla trama: rosso, blu e verde. Come abbia fatto a scegliere la sintesi invece che la distruzione delle macchine è un mistero che ancora oggi mi perseguita. Forse i Razziatori mi avevano davvero indottrinato. O forse mi piaceva di più il verde, vai a sapere.

I colori nel noir (e nel videogioco noir)

Il punto è che il discorso sui colori può essere declinato su qualsiasi tipo di opera e qualsiasi tipo di genere. Veniamo al noir, un genere che già nel nome ha un elemento cromatico. È curioso vedere come alcune delle opere più conosciute di questa categoria abbiano a che fare con un qualche colore. Penso ai libri, e mi viene in mente subito un grande classico, Vento Rosso di Raymond Chandler. Uno di quei venti “torridi e secchi che scendono dai passi tra le montagne e ti arricciano i capelli, ti fanno saltare i nervi, ti irritano la pelle”.

Oppure pensi al cinema, o ai fumetti, e ti viene in mente quella che è una certa evoluzione o deviazione delle opere di Chanlder, ovvero Sin City. Nella città del peccato tutto era nero con qualche spruzzata di bianco, giallo e rosso.

E infine arriviamo al videogioco che ha ispirato questo articolo, The Wolf Among Us.

Che succede se il lupo cattivo non è il più cattivo

Se penso a The Wolf Among Us la prima cosa che mi viene in mente è proprio il colore. Una tavolozza cromatica che include viola, fucsia e rosa. La scelta non pare casuale: è il colore delle insegne di night club e bar sconci, il colore che inonda le strade di notte, quando la gente (o quello che è) di Fabletown si nasconde dietro le finestre per scrutare, con paura, cosa succede fuori.

La vita non è tutta rose e fiori in quel di Fabletown. Certo, c’è chi se la passa meglio degli altri, ma in generale il clima non è allegro. Una delle cose più interessanti del gioco, dunque, è l’aspetto stilistico. Di base si tratta di un tipico gioco Telltale, ma sono proprio i colori a dare il tocco in più a certe scene.

Mi riferisco soprattutto alle cutscene introduttive, e in generale alle scene in ambienti esterni. Qui il tutto si colora di fucsia, senza veramente un motivo preciso. Si tratta di una evidente scelta stilistica che rappresenta quasi un episodio isolato all’interno della produzione dello studio americano. In The Walking Dead, ad esempio, il colore non viene mai usato in questo modo così evidente. E anche nella serie di Batman, che pure condivide con The Wolf Among Us un tono tormentato e piuttosto noir, non è presente una dinamica del genere, o almeno non con lo stesso peso.

La palette cromatica di The Wolf Among Us

Questo video raccoglie tutte le cutscene di The Wolf Among Us. Quello che si può notare è che il fucsia è il colore della notte, delle scene crude. Le strade di Fabletown si fanno cattive e, allora, ecco il colore a sottolineare questa dinamica.

Tra le insegne traballanti di un night club e marciapiedi popolati da ragazze smarrite, ecco che Bigby si trasforma in lupo sotto un alone roseo. Allo stesso tempo, però, di giorno i colori scompaiono, tutto si fa più grigio. Ed è proprio sotto il grigiore della pioggia che il gioco si conclude, con quel finale che dice e non dice e lascerebbe tanto spazio per un seguito che, ahinoi, difficilmente vedremo.

Qualcuno ha pensato bene di sintetizzare la palette cromatica di The Wolf Among Us in colori ben definiti. Se si fa una rapida ricerca su internet, in effetti, si viene inondati dalle possibili combinazioni di sfumature del gioco Telltale. A titolo di esempio, in questa pagina è possibile osservare le principali tonalità di viola del gioco, con tanto di codici esadecimali ed RGB.

Questo piccolo viaggio tra l’uso dei colori nei videogiochi termina dunque a Fabletown. The Wolf Among Us, tra i suoi meriti, ha avuto anche quello di proporre un’atmosfera puramente noir, che è così affascinante grazie anche al suo alone viola che copre e nasconde le malefatte di un mondo che, di notte, si scopre cattivo e spietato. Cosa ne pensate? Anche secondo voi il colore è un elemento importante nella creazione di un’atmosfera veramente coinvolgente in un videogioco?

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