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Horizon Zero Dawn e i segni del passato - Rubrica

Quello del titolo Guerrilla Games è un mondo completamente da ricostruire. I segni del passato, però, sono ancora ben presenti.

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a cura di Francesco Ursino

Informazioni sul prodotto

Immagine di Horizon: Zero Dawn
Horizon: Zero Dawn
  • Sviluppatore: Guerrilla Games
  • Produttore: Sony
  • Distributore: Sony Interactive Entertainment
  • Piattaforme: PC , PS4
  • Generi: Gioco di Ruolo , Action Adventure
  • Data di uscita: 1 marzo 2017 (PS4) - 7 agosto 2020 (PC)

Attenzione: sono presenti spoiler su Horizon Zero Dawn

Horizon Zero Dawn ha compiuto tre anni da pochi giorni, e con l’arrivo della versione PC del titolo Guerrilla Games è inevitabile ritornare ad analizzare le avventure di Aloy.

I motivi di interesse, d’altra parte, non mancano di certo. Il gioco aveva numerosi meriti, compresa la proposizione di un universo narrativo originale e di meccaniche di gioco per nulla banali (relative anche al comportamento delle varie macchine).

Il dettaglio su cui ci vogliamo concentrare oggi, però, riguarda un aspetto tanto affascinante quanto “nascosto” tra le pieghe di un titolo dalle dimensioni imponenti. Vediamo di che si tratta.

L’affascinante incipit di Horizon Zero Dawn

La cosa carina della narrativa di Horizon Zero Dawn è che fin dall’inizio venivano dati al giocatore alcuni dettagli della trama. Dettagli che, invece, personalmente mi sarei aspettato di trovare dopo qualche ora di gioco.

Per dire: nella sequenza che porta la piccola Aloy a trovare il focus, è possibile imbattersi subito in alcuni ologrammi che mostravano com’era la vita prima che tutto andasse a rotoli. E il giocatore, allora, aveva subito la possibilità di capire come stavano le cose, sebbene a grandi linee.

Avere questa consapevolezza fin dall’inizio, almeno nel mio caso, è stato uno degli elementi che mi ha portato a seguire con un certo interesse la trama. Trama che poi si è rivelata anche più complessa di quanto mi aspettassi, ma questo importa fino a un certo punto.

Quello che è interessante, come detto, è che il titolo dava subito un’idea di fondo, che veniva sviluppata a poco a poco. E tutto ciò portava a un certo senso di straniamento. Perché una cosa era cercare di capire come l’umanità si fosse ridotta in quel modo, e l’altra era comunque agire in un mondo diventato primitivo. Impresa che risultava ancora più affascinante per alcuni dei dettagli di cui voglio parlare oggi, ovvero le rovine in cui era possibile imbattersi girando per Meridian e dintorni.

La guerra con bastoni e pietre

Una delle massime più note di Albert Einsten è sicuramente quella legata alla natura della quarta guerra mondiale. Ovvero: «non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni.»

Massima che, se ci riferisce a Horizon Zero Dawn, va davvero vicino alla realtà di Aloy e compagnia. Certo, Einstein non aveva previsto le macchine, la corruzione e le armi fantasiose, ma il senso è quello. E questo senso di distruzione totale, che però ha lasciato alcune tracce dietro di sé, permea tutto il titolo.

Una delle dimostrazioni lampanti di tutto ciò era la presenza di alcuni edifici, monumenti o costruzioni che risalgono alla nostra era, quella che ha portato l’umanità sull’orlo dell’estinzione. Sparse per la mappa di gioco, le location di questo tipo erano numerose, e si riferivano più o meno all’area compresa tra Colorado, Arizona e Utah. Arrivati nei pressi di queste zone, che il gioco chiamava “punti di interesse”, si poteva ascoltare un breve messaggio audio, accompagnato da un ologramma che si sovrapponeva alla mappa di gioco, e mostrava l’aspetto passato dell’area interessata.

Alcuni punti di vantaggio erano di tipo prettamente naturalistico, come Horseshoe Bend o il Delicate Arch. C’era pure la ben nota Monument Valley (qui si può vedere come appare nel gioco), ma anche l’affascinante Antifeatro Red Rocks, posto sempre in Colorado.

I segni del passato più affascinanti, almeno secondo me, riguardano però le costruzioni create dall’uomo. E qui si entra in territori decisamente interessanti.

Aloy va allo stadio

Horizon Zero Dawn è un gioco che dava una certezza: quello che si stava vivendo non era altro che uno strato nuovo, primitivo, che si stendeva su un passato che però era ancora ben presente. E la cosa che mi piaceva di più di questa dinamica era come il tempo avesse cambiato il destino di cose e persone. Aloy, in quanto clone della dottoressa Sobeck, fosse vissuta anni e anni prima sarebbe diventata una scienziata, una donna capace di cambiare le sorti del mondo (cosa che la protagonista finisce per fare, sebbene in modi decisamente diversi).

E anche le costruzioni subiscono questo stesso trattamento. Girovagando a caso per la mappa, ad esempio, mi sono imbattuto in una strana costruzione piramidale. Non era altri che la United States Air Force Academy di Colorado Springs, in Colorado. Anzi, la cappella della United States Air Force Academy. La cosa carina è che questa stessa location era visibile fin dai primi istanti di gioco, in una cutscene nella quale una Aloy ancora in fasce veniva accompagnata da Rost (qui si vede un piccolo spezzone).

La costruzione che mi ha lasciato particolarmente sorpreso, però, è stato lo stadio di Denver, il famoso Mile High. In quanto super appassionato di football, il suo ritrovamento mi ha particolarmente sorpreso, per non dire emozionato. Nel gioco è conosciuto come Ring of Metal, ed è luogo di alcuni scontri con gli Eclipse. Qui è possibile osservare la sequenza in questione.

Visto così, a una prima occhiata, sembrava una qualche struttura futuristica, magari costruita dalla cattivissima compagnia Faro. Una volta trovato l’ologramma annesso al punto di interesse, invece, ho avuto modo di scoprire la verità, e considerare ancora una volta il carattere sospeso di Horizon Zero Dawn, sempre in bilico tra passato, presente attuale e  presente futuro. Perché se si ascoltava il messaggio audio associato all’ologramma, si poteva sentire che lo stadio, nel 2060 (periodo in cui tutto è iniziato ad andare a rotoli), veniva usato per le competizioni tra robot.

Se non vi suona del tutto nuovo, è perché si tratta di una citazione di RIGS: Mechanized Combat League, altro titolo Guerrilla dedicato proprio a questo tema. Girovagando per le rovine dello stadio, tanto per confermare la teoria, si poteva anche trovare il logo del gioco in questione, che costituiva perciò qualcosa in più di un classico easter egg.

La narrativa di Horizon Zero Dawn vive di questa continua sospensione tra passato e presente, fin dai primi istanti di gioco. I vari monumenti e aree naturalistiche ritrovabili per la mappa rappresentano uno degli esempi più lampanti di questa dinamica. Voi avevate fatto caso allo stadio di Denver, o a qualche altra zona particolarmente nota?

Voto Recensione di Horizon: Zero Dawn - Recensione


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La narrativa di Horizon Zero Dawn vive di questa continua sospensione tra passato e presente, fin dai primi istanti di gioco. I vari monumenti e aree naturalistiche ritrovabili per la mappa rappresentano uno degli esempi più lampanti di questa dinamica. Voi avevate fatto caso allo stadio di Denver, o a qualche altra zona particolarmente nota?