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God Eater 3 Recensione

Aragami allo spiedo nella recensione del nuovo titolo action RPG di caccia targato Bandai Namco della serie God Eater

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a cura di Adriano Di Medio

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Informazioni sul prodotto

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God Eater 3
  • Sviluppatore: Marvelous Entertainment
  • Produttore: Bandai Namco
  • Piattaforme: PC , PS4
  • Generi: Azione , Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 13 dicembre 2018 Giappone - 8 febbraio 2019 Europa

Il fascino dei cosiddetti “giochi di caccia” ha raggiunto una nuova giovinezza con l’attuale generazione. Ma dove Monster Hunter adotta un contesto di tipo fantasy-medievale, God Eater sceglie invece un post-apocalittico con accenni di fantascientifico e paranormale. Nato su PSVita e poi trasposta su console casalinghe con riedizioni a metà tra il porting e il remake, è poi giunta alla sua terza interazione con God Eater 3, distribuito in Giappone a fine 2018. Dopo le nostre prime impressioni a fine gennaio ecco la recensione completa.

L’innocenza ci salverà

Com’è ormai ovvio per la serie, la storia inizia con la nascita di un nuovo God Eater, i cacciatori che nel futuro si occuperanno di difendere l’umanità dalla minaccia dei terribili Aragami. La creazione del nostro personaggio è possibile grazie a un piccolo editor iniziale, non particolarmente approfondito ma a cui potremo rimettere mano anche successivamente. Dopo il prologo in cella, il nostro personaggio fuggirà insieme ai suoi due primi comprimari Hugo e Zeke, trovando poi rifugio nella nave di Hilda Henriquez, che trasporta un carico segreto e preziosissimo. Sorprendendo un po’ tutti tale “carico” si dimostra essere Fim, una bambina che sotto lo sguardo innocente detiene un potere che farà la differenza nel contrastare i Cinerei, la nuova e pericolosissima mutazione degli Aragami.

God Eater 3

Non andremo oltre nel descrivere la trama, ma i poteri (e la natura) di Fim apriranno molte porte (e nemici) al protagonista e alla sua compagnia, fino a farli divenire determinanti per il futuro dell’umanità. La maggior parte delle vicende si svilupperanno comunque sulla nave di Hilda, la Solcaceneri Chrysantemum, la quale farà anche da principale set (per quanto non unico) per i dialoghi al di fuori delle battaglie. C’è da riconoscere il notevole sforzo nella caratterizzazione psicologica di ciascun personaggio, e più che gli Aragami sono i legami e i rapporti umani che mandano avanti la narrazione. Tuttavia il protagonista, malgrado la sua presenza nei filmati e il suo agire anche importante (vi confermiamo la possibilità di influenzare l’andamento della trama tramite scelte multiple), non parlerà quasi mai, cosa che alla lunga rende troppo evidente la sua natura di “incarnazione esterna” piuttosto che di personaggio vero e proprio. Interessante il ricorso a sequenze animate in tecnica ibrida (gli umani sono disegnati a mano mentre veicoli e mostri sono in CG) poche ma davvero ben fatte.

God Eater 3

Apertura della caccia

In ogni caso, la maggior parte del tempo in God Eater 3 lo trascorreremo sconfiggendo gli Aragami. Come da contesto, questi esseri terribili sono divenuti i nuovi padroni della superficie a seguito dell’avvento della Piaga della Cenere, un concentrato di polveri talmente dense che respirarle anche solo per pochi minuti porterebbe alla morte un normale essere umano. Coloro che sono geneticamente predisposti possono sottoporsi al trattamento per diventare God Eater e dare la caccia agli Aragami impugnano le God Arc, armi “vive” ricavate tramite ingegneria genetica dagli Aragami stessi e che possono cambiare in tempo reale forma da taglio a bocca da fuoco. Ciò segue una struttura abbastanza semplice ma efficace: le missioni verranno accettate in un campo base suddiviso in aree ben distinte. In ciascuna potremo parlare con i comprimari, organizzare i consumabili, intervenire sull’equipaggiamento e accettare il prossimo incarico. Tali missioni sono indicate sulle diverse regioni della mappa (che aumenteranno di numero man mano che la storia prosegue) e saranno divise in primarie (rosso) e facoltative (celeste). Ulteriore classificazione è il loro grado, progressivo per la pericolosità dei nemici e del potenziale bottino. Il numero generale degli incarichi (con anche quelle dedicate al multigiocatore, le Missioni d’Assalto) supera il centinaio, cosa che garantisce un grande valore di longevità a chi avrà la volontà di completarle tutte.

God Eater 3 God Arc

Una volta scelto il nostro incarico e sistemati equipaggiamento e comprimari ci ritroveremo quindi sul terreno pronti a contrastare gli Aragami. L’azione in sé si consuma attraverso l’alternanza di attacchi fisici e da distanza, con la God Arc che può cambiare forma con il dorsale destro. Combinare tale pulsante con quelli frontali comporterà l’attivazione anche dello scudo e dello scatto in avanti, oltre che della Divorazione. Colpendo un Aragami con quest’ultima tecnica si ottengono sia dei bonus che oggetti in più se lo si morde una volta sconfitto. A ciò si aggiunge la schivata, una funzione di aggancio (sia all’Aragami intero che alla singola parte del corpo) e il poter dotare tanto i comprimari che le armi di abilità passive. Alcune saranno sempre attive, altre (come i Grilletti Acceleratori) andranno caricate mettendo a segno più colpi progressivi e non ricevendone. Con la pressione dei grilletti si ricorrerà invece all’Attacco, abilità speciale che permetterà una mutua condivisione dei bonus con il compagno con cui l’abbiamo attivato.

God Eater 3 scena 1

La cenere fa girare il mondo

A ogni missione conclusa ci verrà assegnato un voto sotto forma di lettera, e in base alle nostre performance ci verranno corrisposti oggetti consumabili, materiali, progetti e potenziamenti, da mettere a frutto una volta tornati al campo base. Tramite gli appositi terminali potremo cambiare l’equipaggiamento, migliorarlo o fabbricarne di nuovo. Le armi sono divise in categorie (otto da mischia, quattro da fuoco e tre scudi) e ciascuna di queste ha esemplari migliorabili fino al settimo grado. La stessa varietà dei moveset e dei danni inflitti rende praticamente impossibile non trovare l’arma che meglio si adatta al proprio stile. Ulteriore addizione sta nei nemici stessi: gli Aragami sono per somma parte nemici giganti, ciascuno dei quali ha debolezze, punti di forza e parti del corpo colpibili separatamente, e il cui ferimento li stordirà lasciandoli alla vostra mercé. Puntare a tali giunture “fragili” dei nemici sarà remunerativo anche sul lungo termine, dato che farà subire loro più danni anche dopo che si saranno rialzati. Ulteriore raffinazione avverrà quando si cominceranno ad affrontare gli Aragami Cinerei. Questi nemici, oltre a routine di attacco più complesse, avranno a loro volta l’abilità di Divorare, cosa che se andrà buon fine li renderà assai più pericolosi. Ciascuna missione sarà poi rigiocabile sia da soli (quindi senza comprimari guidati dalla IA) sia in multigiocatore online.

God Eater 3 combattimento

Com’è evidente quello di God Eater 3 non è un sistema di gioco da prendere alla leggera. Anzi c’è da spendere molto tempo alla ricerca del potenziamento e dell’arma giusta per ogni battuta di caccia, specialmente se vorrete inoltrarvi online. Tuttavia fuori da tali contesti segnaliamo che il livello di sfida non è altissimo, e nei fatti uno dei pochi momenti in cui ci si sente davvero “in pericolo” è proprio contro i già citati Aragami Cinerei (e successive iterazioni). Costoro non solo possono mandare al tappeto in un colpo solo, ma possono obbligare alla rigenerazione depennando il numero di rientri disponibili. Altro momento in cui il livello di attenzione si innalza è durante le missioni “a tappe”, in cui ciascuna caccia sarà inframmezzata da una schermata di accampamento in cui dare ordini alla propria compagnia e intervenire marginalmente sull’equipaggiamento. La difficoltà qui sta nel fatto che i rientri, le munizioni e i consumabili non si ricaricano finché non si torna alla nave.

God Eater 3 Combattimento 2

Questo Aragami è un po’ troppo cotto

Pur capendo lo sforzo da parte degli sviluppatori, God Eater 3 non riesce a sfuggire a quelli che potrebbero essere ormai considerati i suoi “difetti storici”. Il gioco infatti soffre di una ripetitività congenita tanto negli incarichi quanto nelle tipologie di nemici affrontati. Nonostante i diversi schemi offensivi e difensivi le fattezze degli Aragami tenderanno a ripetersi dopo un po’, alle volte cambiando solo qualche colore o gli elementi degli attacchi. È una scelta discutibile perché in parte vanifica il gran lavoro fatto sull’estetica dei mostri, oltre che sul senso di esaltazione ad affrontarne di così giganti.

God Eater 3 Esplorazione

Inoltre, nonostante questo God Eater 3 sia effettivamente il primo della serie ad essere stato concepito per una fruizione casalinga (è disponibile per PC e PS4), dispiace vedere come ancora molte cose derivino dalle originarie radici “portatili” del brand. La maggior parte delle missioni si risolve in pochi minuti, le animazioni durante le cutscene sono piuttosto flemmatiche anche in momenti “concitati” e vi sono molte ore di trama che passano in dialoghi, impedendo di selezionare una missione finché non si è trovato e attivato uno specifico evento. C’è da ribadire (come avevamo già notato in sede di anteprima) che la presenza di una funzione database per il passato e il presente dell’universo narrativo del gioco aiuta non poco alla comprensione della situazione, poiché molte sfaccettature potrebbero sfuggire ai nuovi arrivati.

God Eater 3 Fim

Altro punto controverso del gioco è quello grafico. Tecnicamente ci troviamo davanti a qualcosa di solido e anche su una PS4 standard non abbiamo riscontrato cali di fotogrammi. Tuttavia guardando solo la “potenza bruta” il lavoro è abbastanza scarno. Il cel-shadingdei personaggi e l’estetica dei mostri sono molto curati, ma la mole di poligoni generale è veramente molto bassa, cosa che si traduce in ambientazioni spoglie, anonime e ristrette, con anche la telecamera che ogni tanto si “incastra” tra le pieghe dei nemici. Molto ispirata la colonna sonora, fatta da pezzi orchestrali per le fasi di dialogo e da melodie più sincopate per i momenti d’azione, con addirittura variazioni dinamiche e partiture cantate. Per i puristi è stata poi aggiunta la possibilità di cambiare il doppiaggio da inglese a giapponese. La sottotitolatura italiana ha un paio di traduzioni fuori contesto (come appunto “Attacco” che in originale era “Engagement”) e presenta qualche saltuario errore, ma fortunatamente niente di trascendentale.

+ Un hunting game esaltante

+ Trama e sistema di gioco profondi

+ Estetica azzeccata e bella colonna sonora

- Ripetitività imperante

- Graficamente molto grezzo

- Ritmo e difficoltà non perfetti

7.7

God Eater 3 è un buon gioco di caccia. La presenza di un sistema di personalizzazione e gestione profondissimo si unisce alla soddisfazione di affrontare e abbattere mostri giganti, contornandosi di comprimari e di una trama post-apocalittica con più di un bel momento. Questo capitolo comunque non riesce a discostarsi più di tanto né dai difetti “storici” dei suoi antenati né dalle radici portatili da cui è nato. Ciò inevitabilmente ridimensiona in parte il lavoro di Bandai Namco, che per quanto non si perda per strada non porta comunque il brand a una crescita completa. I fan non avranno problemi a passare sopra a tutto questo e anzi si ritroveranno subito a casa. Di contro ai nuovi arrivati potrebbe servire più tempo del previsto per ambientarsi sia a un ritmo che a una progressione particolarmente “giapponesi”.

Voto Recensione di God Eater 3 - Recensione


7.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Un hunting game esaltante

  • Trama e sistema di gioco profondi

  • Estetica azzeccata e bella colonna sonora

Contro

  • Ripetitività imperante

  • Graficamente molto grezzo

  • Ritmo e difficoltà non perfetti

Commento

God Eater 3 è un buon gioco di caccia. La presenza di un sistema di personalizzazione e gestione profondissimo si unisce alla soddisfazione di affrontare e abbattere mostri giganti, contornandosi di comprimari e di una trama post-apocalittica con più di un bel momento. Questo capitolo comunque non riesce a discostarsi più di tanto né dai difetti “storici” dei suoi antenati né dalle radici portatili da cui è nato. Ciò inevitabilmente ridimensiona in parte il lavoro di Bandai Namco, che per quanto non si perda per strada non porta comunque il brand a una crescita completa. I fan non avranno problemi a passare sopra a tutto questo e anzi si ritroveranno subito a casa. Di contro ai nuovi arrivati potrebbe servire più tempo del previsto per ambientarsi sia a un ritmo che a una progressione particolarmente “giapponesi”.