Giornalista sbotta: "non so se i fanboy siano peggiorati con queste console o siano i social a dargli più visibilità"

La community dei videogiochi sta davvero peggiorando o sono le vetrine dei social ad accrescere la percezione che sia così?

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Chi vive il web tutti i giorni sa che spesso riuscire a confrontarsi in modo costruttivo può essere, per usare un eufemismo, un miraggio. Molte persone sono interessate ad esprimere il loro pensiero senza prestare orecchio a quelli differenti – e l'anonimato (o presunto tale) della Rete consente anche di prendersi delle libertà che normalmente non ci si prenderebbe nell'interazione con gli altri individui, protetti dal confine sottile e spessissimo dello schermo.

Purtroppo, è un discorso che si applica anche ai videogiocatori. Se ci sono i membri della community che amano confrontarsi in modo costruttivo su prossimi hardware, videogiochi in arrivo e perché sia piaciuto o non piaciuto un videogioco, ce ne sono altri votati alla provocazione – come un'attività ludica nell'attività ludica –, che trovano appagamento nell'essere eccessivamente diretti. È il caso di quanto capitato al giornalista Jeff Gerstmann, ex GameSpotGiantBomb, che sul suo profilo Twitter ha espresso tutto il rammarico per l'incapacità di confronto di una parte della community.

Lapidario, il giornalista scrive:

Non riesco a capire se i fanboy siano peggiorati in questo ciclo di console, o se i social media semplicemente rendano più semplice vedere quanto siano stupidi.

Il suo post amareggiato prosegue con «colpa mia, che mi sono messo a leggere le risposte ad alcuni tweet dagli account ufficiali di Xbox e PlayStation.»

Il riferimento è, in questo caso specifico, all'onnipresente console war, che sembrerebbe accentuata dall'imminente arrivo di PlayStation 5 e Xbox Series X: sotto i cinguettii dedicati alla prima bisogna effettivamente evitare in slalom insulti e vignette che esaltano la seconda – e accade ovviamente l'esatto opposto sotto i tweet di Xbox, senza distinzioni di maglia.

Gli dà ragione anche John Linneman, esperto di tecnologia per DigitalFoundry, che commenta con «è assolutamente peggiorata, non ho alcun dubbio.»

La community dei videogiocatori spesso si fa sentire affinché questo medium possa essere tenuto in considerazione per quello che è – una forma d'espressione artistica che veicola dei messaggi facendo perno sull'unicità dell'interazione – ma inspiegabilmente una sua parte continua a darsi al tifo per una o l'altra multinazionale, come se ci fosse un tornaconto personale nel fatto che Sony e Microsoft, semplicemente, intendano ovviamente guadagnare con PlayStation e Xbox.

Alcuni aspetti tossici della community non arrivano certo come novità in un anno come il 2020: solo di recente abbiamo parlato del caso di The Last of Us - Part II, con insulti di ogni genere rivolti a Naughty Dog per essersi concessa il lusso di decidere cosa fare all'interno di un suo prodotto con protagonisti dei personaggi da lei creati. Questione simile per Insomniac Games, oggetto di minacce per aver osato cambiare il volto di Peter Parker in Marvel's Spider-Man.

Chissà se, invece, con la next-gen dei videogiochi non ci sia l'occasione anche per una next-gen del confronto all'interno della community dei videogiocatori. Prima o poi, probabilmente, ci arriveremo, ma quel giorno non è ancora oggi.

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