Fortnite rovina le nostre famiglie, dicono i genitori: e se invece no?

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Partiamo da un presupposto di un’ovvietà estrema: Fortnite non piace a tutti. Forte della sua straordinaria popolarità, il videogioco firmato da Epic Games non può rientrare nei gusti dell’intera comunità degli appassionati di videogame – esattamente come qualcuno mette l’ananas sulla pizza con grande soddisfazione, mentre qualcuno trova la cosa semplicemente agghiacciante o comunque non intende provarci.

fortnite roster

Da qui, però, a dire che Fortnite rovina le famiglie, il passo sembrava dovesse essere più lungo di quanto invece non si sia rivelato essere – a meno che non conosciate davvero generazioni andate a rotoli per il dibattito sull’ananas sulla pizza, giusto per rimanere nella metafora. Tuttavia, nelle ultime ore sta facendo molto discutere un articolo di The Wall Street Journal, in cui la celeberrima testata dedica spazio proprio a Fortnite – e non solo per parlare dei numeri del videogioco: il fulcro dell’argomento, sono le testimonianze dei cambiamenti delle vite dei giocatori di Fortnite, con i genitori che puntano il dito contro il nuovo magnetico hobby dei loro figli.

Se il mio bambino passa tutto il giorno davanti al videogioco, è tutta colpa del videogioco?

Le testimonianze dei genitori dei giovanissimi fan di Fortnite

Nel tweet con cui ha condiviso l’articolo sui social, WSJ scrive esattamente “come un videogioco sta spaccando la famiglia americana“. Le testimonianze denotano un evidente cambiamento nei comportamenti dei giovanissimi giocatori di cui scopriamo le abitudini: se prima, al rientro da scuola, i ragazzi si incontravano per giocare a qualsiasi sport, per uscire insieme, ora passano quelle ore a giocare a Fortnite e a comunicare tramite chat vocale all’interno dell’universo di gioco.

bambini videogiochi

Uno dei genitori si spinge oltre, spiegando che suo figlio è dipendente dal videogioco, praticamente “preso all’amo”, un’altra mamma ha dichiarato che «odio Fortnite, semplicemente lo odio», mentre un altro genitore lo ha semplicemente definito «un tormento per qualsiasi genitore io conosca.» Qualcuno, addirittura, chiede se esista un gruppo di supporto per i genitori che devono fare i conti con i figli che passano tutto il tempo libero a giocare a Fortnite e non sanno come staccarli.

Qualcun altro, invece, fa notare che, semplicemente, le vecchie generazioni sono abitualmente spaventate da ciò con cui trascorrono il tempo le nuove: «cos’era a spaventare i vostri genitori, quando voi stavate crescendo, cos’era che avrebbe distrutto i giovani? Non so, magari i fumetti? Il walkman?»

Anche un’altra madre è stata meno drastica e si è detta sorpresa da quanto il gioco spinga suo figlio a ragionare, al punto che lo ha paragonato a un costante esercitarsi con gli scacchi.

Fortnite

Uno dei ragazzi in questione ha spiegato semplicemente che vede i suoi amici per otto ore al giorno a scuola e le altre attività che potrebbero fare nel tempo libero sono, in parole povere, meno interessanti e meno divertenti di Fortnite.

Un fenomeno di massa, non un distruttore di famiglie

È lo stesso WSJ, qualora ce ne fosse bisogno, a fare il punto sui numeri pazzeschi del gioco di Epic Games, che ha ormai oltre 200 milioni di giocatori registrati. Di questi, almeno negli USA, solo una piccola parte è però di giovanissimi: parliamo di un 21% di utenti di età compresa tra i 13 i 17 anni, mentre la fascia più rappresentata è quella dai 25 ai 34 anni, con il 33% degli utenti statunitensi totali.

Inoltre, il 30% degli utenti totali è uno studente, mentre ben il 42% ha un impiego full-time (il 15% part-time) e si dedica quindi al gioco quando è libero dal lavoro.

Parliamo, insomma, di un fenomeno che coinvolge diverse fasce d’età e che ha una presa sicuramente molto forte nei più giovani. Da qui, però, a parlare di un prodotto mediale che, per quanto coinvolgente possa essere, è capace di “distruggere la famiglia americana”, come si titola, c’è una certa differenza.

I giocatori di Fortnite in USA, come indicato da WSJ

Il videogioco ne esce, anche con il voluto sensazionalismo del titolo scelto dalla testata, come il colpevole delle famiglie “rovinate” dai videogiochi, delle vite di giovanissimi che non si dedicano più alla bellezza incontaminata dell’aria aperta e dei bei giochi di una volta, per rinchiudersi invece davanti allo schermo in compagnia di quel mostro di Fortnite.

L’idea a cui non si può fare a meno di pensare, invece, è che proprio i videogiochi tanto additati e tanto odiati da alcuni genitori, siano i loro migliori alleati: se non ci fossero loro, a rovinare i loro figli, sarebbero di più gli adulti costretti a caricarsi sulle spalle la responsabilità delle cattive abitudini dei loro eredi. Per fortuna, invece, è sempre colpa dei videogiochi.

Come la pensate? Come vi comportate in merito alle abitudini di gioco dei vostri figli o come si comportavano a loro tempo i vostri genitori per imporre una scaletta disciplinata alle vostre giornate? Fatecelo sapere nei commenti!