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Recensione

Dynasty Warriors 9 Empires | Recensione – Ritorno-scontro ai Tre Regni

Spin-off a tema strategico della saga Koei sui Tre Regni, Dynasty Warriors 9 Empires prova a fare ammenda degli errori con una gestione più approfondita dell’impero e meccaniche open-world: obiettivo raggiunto? Non del tutto.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Informazioni sul prodotto

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Dynasty Warriors 9 Empires
  • Sviluppatore: Omega Force
  • Produttore: Koei Tecmo
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , PS4 , PS5
  • Generi: Hack n' slash
  • Data di uscita: 15 febbraio 2022 (EU)

Bentornati a una nuova puntata di “parliamo (male?) dei Musou”. Nel 2018 Dynasty Warriors 9 aveva tentato la via dell’open world: nonostante gli sforzi e gli incoraggiamenti, il pargolo di Koei era crollato sotto le sue stesse ambizioni, ricevendo fischi soprattutto dai fan storici.

A letteralmente quattro anni da allora Koei Tecmo fa uno sforzo e pubblica il suo tradizionale spin-off a tema tattico-strategico. Rimandato più volte e atteso con scetticismo, Dynasty Warriors 9 Empires arriva oggi in punta di piedi, provando a chieder venia per gli errori dell’ingombrante fratello maggiore.

Appuntamento con la storia… sempre la solita

Come ormai è arcinoto, Dynasty Warriors 9 Empires si ambienta nella Cina a cavallo tra il II e il III secolo dopo Cristo, dagli ultimi anni della dinastia imperiale Han all’istituzione (prima ufficiosa, poi formale) dei Tre Regni di Wu, Wei e Shu. Nell’ultimo decennio (cioè a partire da Dynasty Warriors 7) Koei ha deciso di andare oltre, introducendo la quarta fazione dei Jin e raccontando anche la successiva caduta di tali entità politiche.

Come da tradizione, dove l’originale DW9 puntava su una più stretta adesione alle vicende reali, per gli Empires questa situazione è solo un punto di partenza. In Dynasty Warriors 9 Empires sta al giocatore, in base a chi sceglierà di interpretare e cosa deciderà di fargli fare, il compito di plasmare il destino di quegli anni tumultuosi.

La Cina in Season Pass

Sul “chi” il giocatore deciderà di essere si basa il ritorno della modalità Modifica, in cui creare da zero il nostro ufficiale decidendone aspetto, voce, lineamenti e moveset, nonché di dare la scelta di impersonarlo durante la campagna oppure di metterlo tra gli ufficiali reclutabili.

Per quanto riguarda il “cosa” fare, Dynasty Warriors 9 Empires mette a disposizione sia la mappa della Cina di quell’epoca, sia il fatto di scegliere un momento preciso della storia da cui partire.

Quest’ultima scelta influenzerà ovviamente sia la divisione politica del Paese (e relativi regnanti) sia gli ufficiali che incontreremo e che potremo scegliere di impersonare.

Agli scenari del gioco base si aggiungono poi Un raduno di eroi (classico scenario “calderone” che concentra tutti i personaggi senza vincoli di data), e i contenuti aggiuntivi che approfondiscono alcuni momenti chiave dei singoli regni. Al momento in cui scriviamo i due già usciti sono La Battaglia di Porta Tong e La Fine degli Shu; tuttavia la presenza di un season pass lascia intendere che Koei non farà mancare a Dynasty Warriors 9 Empires un certo supporto e ampliamento post-pubblicazione.

Di contro, l'introduzione di un Season pass, perlopiù in un momento forse poco consono per il brand (tra prezzo pieno e pareri contrastanti ottenuti da Dynasty Warriors 9) potrebbe essere una tattica potenzialmente controproducente.

Dynasty Warriors 9 Empires: la dura arte del regno

Finora pare tutto abbastanza nei canoni per il brand, Season Pass a parte; tuttavia sarebbe un errore fermarsi qui: con Dynasty Warriors 9 Empires la saga di Koei registra dei cambiamenti sensibili sia a livello di struttura che di design, e che per una volta si meritano una descrizione approfondita.

La modalità principe di Dynasty Warriors 9 Empires è ancora la Conquista, dove appunto partire per unificare la Cina sotto un unico vessillo. La progressione degli anni è scandita da turni della durata di un mese; la maggior parte del nostro tempo la trascorreremo nei menu della politica, all’interno della quale dovremo decidere quale azione intraprendere per il turno corrente.

Il ventaglio delle possibilità dipende da diversi fattori, non ultimi le risorse a disposizione (le principali sono Oro e Razioni), il livello di sviluppo del regno e il nostro rango.

Quest’ultimo in particolare è da tenere d’occhio: un regnante avrà a disposizione ingenti risorse, potere e possibilità di sviluppo e conquista, ma con il passare dei turni si ritroverà sempre più oberato di impegni nonché bersaglio delle minacce più disparate, dalle invasioni dei vicini bellicosi alle coalizioni in seno al suo dominio.

Il regno infatti non agisce più come una “unica realtà”, ma l’efficacia militare delle singole province dipende dagli ufficiali (e relative truppe) al loro interno.

In questo senso basta un’invasione al momento sbagliato per mettere a serio rischio una provincia (magari faticosamente conquistata); inoltre a differenza del passato non si tratta di una perdita scongiurabile solo andando a difendere personalmente.

In questo senso ancora più pericolose sono le coalizioni interne, perché lì è l’intero vostro regno a finire sul tavolo: se nate nel territorio meno difeso e non soffocate in tempo possono letteralmente detronizzarvi e ridurvi a ufficiali girovaghi.

Quest’ultima condizione sarà in realtà punto di partenza per molti altri personaggi. L’ufficiale indipendente può muoversi liberamente per la mappa ma soffre la mancanza di cibo e denaro (cosa che non gli permette di avere forze militari permanenti). Pur se non oberato da impegni, l’indipendente rimane quindi una figura abbastanza debole, che se non vuole vivere di razzie dovrà cercarsi qualcuno da servire.

Dynasty Warriors 9 Empires: faccio cose, vedo gente…

La seconda componente della gestione politica di Dynasty Warriors 9 Empires sono gli ufficiali. Che siano subalterni o pari, il reclutamento e i legami con loro saranno l’altra grande risorsa del vostro agire. Questo perché ciascun ufficiale porta in dote i propri uomini, nonché il proprio agire per il bene del regno.

Ogni mese ci verrà mostrato che hanno deciso di fare nel turno appena trascorso; inoltre, se saremo regnanti, ad ogni consiglio di guerra potremo stimolarli (tramite un apposito sistema di priorità) su cosa concentrarsi nel breve periodo. Il collegio, tenuto a cadenza semestrale, permette di decidere gli obiettivi a medio periodo del regno, dalla prossima invasione agli affari interni.

Il completamento degli obiettivi scelti in tale occasione fa ottenere Meriti, che servono per salire di livello. Bisognerà inoltre tenere d’occhio la reputazione, divisa in sei branche che potranno aumentare o diminuire a seconda della natura del nostro agire.

Il parco ufficiali del proprio regno può essere ampliato in due modi: o prendendoli come prigionieri durante le battaglie (a quel punto si potrà decidere se provare a reclutarli, liberarli o giustiziarli) o interagendovi durante le Passeggiate.

Queste ultime sono con tutta probabilità la maggiore novità introdotta da Dynasty Warriors 9 Empires: in esse troveremo il nostro personaggio in abiti informali, e potremo sia muoverlo liberamente per la mappa di gioco sia farlo parlare con civili e ufficiali. Interagendo con loro potremo far salire i livelli di amicizia o reclutarli.

Una volta raggiunta una sufficiente confidenza sarà prima possibile farsi accompagnare in passeggiata dal diretto interessato, mentre facendolo salire al massimo diverranno possibili (a seconda dei casi) matrimoni, regali e giuramenti di fratellanza.

Per evitare di fare troppe cose in una sola Passeggiata c’è un apposito sistema a punti (Potere d’azione), esauriti i quali non resta che concludere la passeggiata e tornare alla politica. Il livello di amicizia salirà anche combattendo insieme, accettando le loro proposte durante i consigli e attuando i loro piani segreti durante le battaglie.

Arieti, torri e assedi

Giriamo la medaglia e parliamo dell’altra modalità chiave di Dynasty Warriors 9 Empires: la battaglia. Che si tratti di invasione o di difesa, il videogioco di Koei non dimentica le proprie radici e ripropone invariata la sua formula “uno contro mille”. A fare la differenza sono la sensibile ricalibrazione della potenza del personaggio e l’introduzione di un sistema di assedio finalmente degno di questo nome. Di nuovo, andiamo con ordine.

Il sistema di base è quello che, con croci e delizie, abbiamo già sperimentato nel 2018, quindi con gli attacchi variabili e le mosse speciali (lancio, stordimento) attivabili con il dorsale destro, il tutto da combinare con gli attacchi Musou, la parata e una schivata a capriola (mutuata direttamente dai Samurai Warriors).

Per quanto il nostro personaggio sia ancora in grado di spazzare via centinaia di nemici con pochi colpi della propria arma, non è più in grado di vincere la battaglia da solo: dovrà invece coordinarsi con gli alleati (dando all’occorrenza ordini individuali tramite il menu di pausa) per conquistare le varie basi intorno alla fortezza.

Egli inoltre dovrà occuparsi di attivare i piani segreti del proprio esercito e di sventare quelli del nemico. La riuscita o il fallimento degli stratagemmi (propri e altrui) sono azioni che spesso fanno la differenza tra vittoria e sconfitta, risollevando destini altrimenti già segnati (andare in battaglia con un esercito in condizioni di svantaggio numerico significa davvero rischiare grosso).

Se la sconfitta degli ufficiali dilapida la forza del rispettivo esercito, la conquista delle basi di assedio è componente essenziale per vincere sul campo. Oltre a richiamare rinforzi e presidi, le basi genereranno anche macchine da guerra (catapulte, arieti, torri d’assedio).

Nostro compito sarà proteggerle e assicurarci che svolgano il loro incarico di aprire un varco verso la città. Quando l’avranno fatto scatterà la Battaglia Decisiva, dove dovremo puntare al comandante nemico per portare a compimento l’invasione.

Per quanto tutte queste caratteristiche (dentro e fuori dalla battaglia) potranno suonare come un po' la scoperta dell’acqua calda per chi è fuori dal mondo un po’ retrò dei Musou, la maggior micro-gestione richiesta da Dynasty Warriors 9 Empires non diventa stucchevole; anzi, secondo noi centra quel livello di sfida e profondità che da diversi anni la serie non riusciva a proporre.

Dynasty Warriors 9 Empires: una pioggia di poligoni appuntiti

Se siete arrivati fino a questo punto della recensione, potreste stare pensando che Dynasty Warriors 9 Empires sia davvero il Musou della svolta, cosa abbastanza ironica considerando la sua natura di opera derivata. Non si tratta di un pensiero errato, ma è comunque un’esagerazione, in quanto il gioco soffre di difetti innegabili e da sviscerare per forza di cose.

Cominciamo da quelli più ovvi e prevedibili: l’enorme ventaglio di possibilità, idee, azioni, personaggi e destini offerto da Dynasty Warriors 9 Empires è controbilanciato dalla solita, mostruosa ripetitività di fondo, tanto nelle battaglie quanto nelle fasi civili.

L'effetto collaterale di questo difetto lo conosciamo tutti: la maggior parte dei giocatori (spesso anche gli appassionati) si farà quelle due-tre campagne con il personaggio preferito e poi abbandonerà per sempre, mandando di fatto all'aria tutte le possibilità e vie alternative.

Il gioco soffre poi di imponenti ricicli di asset, che pure se prevedibili (sia perché è stato sempre fatto, sia perché alla fine parliamo di uno spin-off) raggiunge qui a livelli discutibili, addirittura riprendendo in toto dal DW9 base persino i filmati di narrazione storica, passando per certi ufficiali e armi che ancora si somigliano un po’ troppo.

Per quest’ultima cosa il gioco prova a rimediare dotando alcuni ufficiali di nuove armi uniche, i cui moveset finiscono però per apparire un po’ troppo grezzi e affrettati.

Per ironia della sorte, pure l’altro grande difetto di Dynasty Warriors 9 Empires è ripreso direttamente dal DW9 base: il comparto tecnico. Su PlayStation 4 standard il gioco soffre di bruschi cali di frame-rate, assolutamente ingiustificabili visto che il dettaglio di quanto mosso a schermo è tutt’altro che massiccio.

L’open world di Dynasty Warriors 9 Empires rimane ancora troppo vuoto e anonimo, nonché afflitto da una palette di colori dalle sfumature a volte troppo pallide. Il fatto che neanche dopo tutti questi anni siano riusciti a ottimizzare una tale grafica su una console ormai vecchia lascia sospettare che sia proprio la tecnologia alla base di questa iterazione del brand a essere fuori tempo massimo.

Per onestà intellettuale specifichiamo che si tratta di situazioni per cui pure il fratello maggiore era passato, e che erano state per quanto possibile corrette via patch con il passare dei mesi; quindi anche stavolta non resta che affidarci alla medesima speranza (tra l’altro corroborata dalla presenza del già citato Season pass). Nel frattempo che questo avviene, il nostro consiglio è quello di selezionare da subito per la grafica la Modalità Azione, che vi permetterà di giocare abbastanza fluidamente pur sopportando un certo calo della risoluzione generale.

“Eravamo così vicini!”

I dialoghi rigidi e le cutscene (dalla buona regia ma piagate dal comparto tecnico zoppicante) proposti da Dynasty Warriors 9 Empires sono ormai cose a cui gli appassionati hanno fatto il callo; la seconda tranche dei difetti riguarda il fatto che quello che si è fatto è sì da accogliere con tutti gli onori, ma bastava veramente poco sforzo in più per rendere il tutto assai migliore.

Bastava un minimo dirottamento della grande attenzione profusa sul rendere gli assedi coinvolgenti per includere anche le battaglie campali, magari trasformando il sistema a basi nella sconfitta dei luogotenenti e approfondendo il sistema degli ordini per fare in modo che il giocatore alternasse il comando delle truppe con l’azione individuale.

Ugualmente, è da segnalare come questo Dynasty Warriors 9 Empires sia il primo videogioco della serie da un decennio a questa parte ad essere almeno sottotitolato in italiano. A questo piccolo primato si alterna il fatto che ci troviamo davanti a una traduzione altalenante, che a volte compie scivoloni banali che non tengono conto del contesto (“Turn”, cioè turno, tradotto con “Gira”) o lascia in inglese molti elementi grafici.

Eppure anche in questo caso (patch a parte) ce la dobbiamo un po’ “tenere così”, visto che le voci sono in giapponese. In effetti, il comparto sonoro è l’unico senza difetti, tra il solito ottimo doppiaggio e l’enorme repertorio di musiche, arricchito anche di tutte le tracce dei DW precedenti.

Versione recensita: PS4

Cercate un'esperienza simile ma diversa e più tradizionale? Ecco qui il capitolo precedente, Dynasty Warriors 8 Empires!

Voto Recensione di Dynasty Warriors 9 Empires - Recensione


7.4

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Aspetti bellici, politici e gestionali ampliati e più sfidanti…

  • Gameplay ancora grezzo ma rimasto esaltante

  • Coinvolgente, divertente e dalla grande quantità di contenuti

Contro

  • … ma sul lungo termine ancora poco approfonditi

  • Riciclo di asset fino al discutibile e a volte anche oltre

  • Grafica e tecnica molto zoppicanti

Commento

Valutare i Musou è come al solito un mondo a parte, dove certi difetti sono elementi folkloristici e la ripetitività si trasmuta in colonna portante. Dopo un settimo capitolo ispirato ma troppo facile e un ottavo espanso ma insipido, Dynasty Warriors 9 Empires prova a capovolgere la scacchiera con nuove funzionalità e ribilanciando la progressione, introducendo una maggiore microgestione che però non diviene lacuna ma porta all’approfondimento del gameplay. Ne risulta però un videogioco approfondito, interessante e soprattutto divertente, nonché dotato di quel fascino magnetico che da sempre fa la fortuna del brand. Quindi, conviene essere nuovamente incoraggianti nei suoi confronti? Dynasty Warriors 9 Empires ha innovato, ci è andato vicino ma non ce l’ha fatta del tutto, perdendosi dietro a difetti banali. Gli appassionati potrebbero uscirne rinnovati nella fiducia, gli altri devono capire se questa formula può loro piacere, magari approfittando della demo. Esaurita questa raccomandazione, ci sentiamo di dire che il gioco di Koei potrebbe stupire i più scettici sul genere e coinvolgere inaspettatamente anche i fan di vecchia data a cui DW9 non era piaciuto (e non a torto). Entrambe queste categorie comunque dovranno tapparsi il naso e passare sopra a un comparto tecnico davvero sotto tono. E non sarà facile.
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