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PROVATO

L'esplorazione dello spazio è un argomento molto serio per Distant Worlds 2

Distant Worlds 2 è un 4X profondo e complesso, pensato soprattutto per gli esperti del genere, ma con delle trovate intelligenti anche per chi vuole avvicinarsi al genere

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 13/02/2022 alle 11:32
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  • Pro
    • Tante opzioni per personalizzare la partita
    • Gli universi sono sconfinati, con tantissimi sistemi da esplorare
    • La possibilità di delegare alla AI molti compiti abbassa il micro
    • management
    • Un netto passo avanti rispetto al primo capitolo in termini di grafica...
  • Contro
    • L'interfaccia di gioco è abbastanza criptica
    • ... Ma non aspettatevi l'avanguardia

Conclusioni Finali di SpazioGames

Serve un bel po' di allenamento prima di capire come orientarsi dentro gli infiniti fattori di Distant Worlds 2 e con una manciata di ore di gioco accumulate sulle nostre spalle, siamo certi di aver solo scalfito la superficie del 4X targato Code Force e Slitherine. Questa prima esperienza è stata comunque sufficiente per intravedere tutto il potenziale dell'opera, che fa della complessità e della profondità due dei suoi punti di forza, una curva della difficoltà che per fortuna può essere levigata grazie alle tante opzioni di automatizzazione messe a disposizione.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Distant Worlds 2
Distant Worlds 2
  • Sviluppatore: Code Force
  • Produttore: Slitherine
  • Distributore: Slitherine
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 10 marzo 2022

Pubblicato nel lontano 2010, Distant Worlds non è riuscito a salire agli onori della ribalta e a farsi conoscere dalla massa, ma il 4X sci-fi creato da Code Force sotto la supervisione di Slitherine Ltd. aveva comunque creato attorno a sé una piccola nicchia di appassionati, affascinati dalla mole di contenuti e dalla complessità di questo simulatore spaziale.

Facciamo un passo avanti e arriviamo al 2014, anno in cui è approdato su Steam Distant Worlds: Universe, una collector contenente tutte le espansioni pubblicate fino ad alloro e che, senza troppi proclami, aveva comunque raggiunto una fetta più considerevole di pubblico.

Distant Worlds 2 è l’ultimo tassello in questo percorso di crescita, ma già da questo primo faccia a faccia ci è parsa chiara la volontà del team di sviluppo, che ancora una volta ha preferito non scendere a compromessi e ha deciso di proporre un 4X estremamente profondo e articolato.

In attesa della pubblicazione definitiva prevista per il prossimo 10 marzo, abbiamo testato una versione avanzata di Distant Worlds 2 e, sotto una mole infinita di menù e voci, ne abbiamo anche scorto il notevole potenziale.

Una materia difficile da apprendere

Lo mettiamo in chiaro immediatamente: se non siete disposti a perdere ore a scorrere modificatori e a studiare nel dettaglio ogni singola tecnologia, Distant Worlds 2 semplicemente non è lo strategico adatto a voi. Il 4X creato da Code Force ricorda da vicino i più celebri Endless Space e Stellaris, con questi due titoli condivide il genere d’appartenenza e la tematica fantascientifica, ma qui stiamo semplicemente parlando di un altro livello di complessità, purtroppo non sempre per i motivi migliori.

L'interfaccia è un'esplosione di icone e tasti

Le prime ore di gioco sono infatti un duro scoglio da superare, anche a causa di un tutorial che, almeno in questa preview, non va oltre a qualche spiegazione scritta e ad un elenco poco esaustivo che introduce gli infiniti tasti che riempiono tutto lo schermo. L’UI richiede parecchi sforzi per essere compresa al meglio e la scelta di icone poco chiare non aiuta ad orientarsi fra le numerose componenti del gioco, che siano la ricerca, l’economia o la diplomazia.

Non ci vergogniamo a dirlo: abbiamo imparato gli schemi di Distant Worlds 2 andando un po’ per tentativi e un po’ grazie alla pregressa conoscenza della materia.

Il secondo elemento che potrebbe scoraggiare i giocatori meno pazienti è la qualità estetica. I passi in avanti rispetto al primo capitolo sono notevoli, il motore di gioco è stato completamente rivisto e la grafica 3D ha un buon livello di dettaglio, ma dal punto di vista artistico siamo al cospetto di un’opera abbastanza fredda e quando si effettuano zoom allargati su interi sistemi solari, Distant Worlds 2 diventa semplicemente un insieme di icone di cui non si capisce bene il senso.

Colonizzatori di sistemi solari

Superati questi due ostacoli - comunque non di poco conto - ci si ritrova però al cospetto di un 4X pressoché infinito, in cui si può personalizzare il proprio impero stellare fin nel minimo dettaglio, anche prima che inizi la partita.

Le opzioni per definire le caratteristiche delle galassie, per impostare l’aggressività dei nemici, per scegliere il livello di sviluppo della propria potenza o, ancora, della presenza dei pirati sono davvero numerose, permettono di creare un’esperienza di gioco calata alla perfezione attorno alle aspettative di qualsiasi giocatore e, nel caso tutte queste impostazioni non siano sufficienti, è previsto un editor per disegnare manualmente intere mappe stellari. L’unica vera limitazione è nella scelta della propria razza, dato che - almeno per ora - non sembra possibile crearne una da zero ma bisogna per forza selezionare una delle sette già “pre-confezionate”.

Ogni colonia va gestita economicamente e con infrastrutture

Al di là dell’elevato grado di profondità, Distant Worlds 2 resta comunque un 4X classico, basato su esplorazione, conquista, gestione delle proprie colonie e accumulo delle risorse. Ad inizio partita, tutto ciò che si ha a disposizione - a meno di spostare qualche opzione di troppo a proprio favore - è una semplice colonia dispersa su un pianeta, a sua volta incastrato dentro un sistema fatto di altri astri e corpi celesti sconosciuti.

Il bilancio economico è il primo fattore da tenere sempre sotto controllo e con i conti che presto finiscono in rosso, l’unica soluzione è iniziare a spedire le proprie navi da esplorazione ai quattro angoli della galassia.

Poco alla volta si entra così in contatto con asteroidi ricchi di materiale su cui costruire delle stazioni di estrazione e attorno cui far orbitare dei vascelli cargo. Data la sua profondità, Distant Worlds 2 è quasi un puzzle game e quando di trova la soluzione perfetta di  questo enigma e si vedono ad esempio aumentare i propri introiti o quando si scopre un nuovo pianeta da colonizzare, ci si sente davvero dei provetti amministratori interstellari, navigati politici dello spazio capaci di costruire navi sempre più potenti e di scendere a patti anche con dei pirati 2.0, con le buone o con le cattive.

Tanti fattori da studiare

Il ritmo di gioco è volutamente tarato verso il basso e il lento scorrere degli anni è un prezioso alleato che impedisce l’accumularsi di troppe variabili, che potrebbero rendere l’equazione troppo complessa per essere risolta.

Nonostante ci si possa avvalere della pausa per fermare lo scorrere del tempo, ben presto l’elenco dei compiti da portare a termine inizierà a farsi sentire, le stazioni di ricerca costruite e gli scienziati allargheranno sempre di più i rami di uno sconfinato albero delle tecnologie e i moduli con cui personalizzare le astronavi diventeranno talmente numerosi da non sapere più quale scegliere.

C'è la possibilità di disegnare manualmente le proprie astronavi

Distant Worlds 2 è un 4X ricco di sfaccettature, forse anche troppo e non sempre per i motivi giusti. Il già citato albero delle tecnologie o il numero di risorse da raccogliere - ce ne sono di svariate decine - sono l’esempio più lampante di quanto stiamo cercando di dire, una quantità che alla volte sembra fine a sé stessa e messa lì solo per aumentare la lista di parametri da tenere sotto controllo, senza però che questi elementi abbiano un peso concreto e tangibile.

Il pericolo microgestione è concreto, ma per fortuna c’è un rimedio pensato apposta per non consumare i nostri mouse fra click infiniti. Ogni singolo compito, dalla gestione dell’economia alle esplorazione, dalle formazioni di guerra alla colonizzazione dei nuovi pianeti può infatti essere automatizzata livelli differenti. Si può lasciare carta bianca totale alla AI e assistere passivamente alla crescita della nostra potenza interstellare, si possono impostare solamente compiti singoli che verranno svolti senza il nostro intervento o, ancora, si possono semplicemente attivare i suggerimenti che daranno una preziosa mano in termini di cosa, quando e come costruire e sviluppare.

L'arte della diplomazia e della guerra

La scelta adottata da Code Force ci è sembrata vincente e intanto che il nostro impero iniziava a crescere, assistevamo ad un cambio completo di focus e scala. Inizialmente guidavamo singolarmente tutti i vascelli spaziali ma con lo scorrere degli anni abbiamo messo in mano alla AI la condotta delle singole unità, per concentrarci su questioni più importanti, come il rapporto con le altre fazioni. Come da tradizione nel genere, la diplomazia occupa un ruolo importante anche in Distant Worlds 2, ma non siamo certi di averne carpito tutti i segreti.

La diplomazia ha un ruolo fondamentale

Siamo infatti finiti in mezzo ai dei conflitti senza un perché, alcune razze ci erano ostili solo per una questione di affinità non troppo chiare e anche il comportamento della CPU non è sempre stato lineare, con offerte di pace rifiutate e poi proposte dopo una manciata di secondi.

Anche contro il nostro volere siamo quindi stati coinvolti in guerre su larga scala, attimi in cui lo schermo si riempiva di raggi laser, esplosioni a bassa definizione e in cui abbiamo apprezzato la complessità anche di questa componente, con i duelli che non si limitano alle piroette fra astronavi, ma comprendono anche assalti sulle superfici dei vari pianeti.

Se volete avvicinarvi al gaming su PC, valutate questo notebook entry level.
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