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Resident Evil: le origini dell'incubo | Parte 1

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Avatar di Roberta Pagnotta

a cura di Roberta Pagnotta

Pubblicato il 29/01/2019 alle 08:45 - Aggiornato il 01/04/2019 alle 16:04
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Il Verdetto di SpazioGames

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Con questa retrospettiva, abbiamo ripercorso la prima parte della storica e, come dimostrato dal remake che sta raccogliendo ampi consensi, sempre attuale serie survival horror di Capcom. Restate su Spaziogames per non perdervi, molto presto, la seconda parte di Resident Evil: le origini dell'incubo, in cui tratteremo i capitoli più recenti della saga a base di zombie.

Quando l’opera di Shinji Mikami vide per la prima volta la luce, nel marzo del 1996, mai sino ad allora si era assistito ad una cosi chiara e palpabile rappresentazione dell’orrore in chiave virtuale. Il ticchettio martellante dell’orologio in sala da pranzo, la luce sporca e soffusa nei corridoi, i rantoli soffocati dei non-morti, ogni singolo elemento posizionato all’interno delle stanze di Villa Spencer, contribuiva a richiamare un senso di inquietudine sottile, a tratti insistente e perfettamente distinguibile. A più di vent’anni dal suo debutto su Playstation, Resident Evil resta una delle saghe più celebrate ed amate di sempre, con all’attivo circa 50 titoli pubblicati, tra spin-off, riedizioni, adattamenti e DLC. Dopo l’uscita dell’attesissimo remake di Resident Evil 2, ripercorriamo le tappe che hanno reso celebre ed indimenticabile la saga di punta della casa di Osaka.

“Un titolo survival horror, per essere definito tale, dovrebbe suscitare paura ed euforia al tempo stesso”

Shinji Mikami

Resident Evil Retrospettiva

Resident Evil (1996)

Tutto ebbe inizio nel lontano 1990, anno in cui un allora sconosciuto Shinji Mikami, approdò in Capcom per contribuire allo sviluppo di alcuni titoli su licenza Disney (tra questi figurava persino il bestseller Disney’s Aladdin, tie-in dell’omonimo lungometraggio animato uscito su SNES nel 1993). Non ci vorrà molto, però, prima che il futuro papà del  survival horror decida di abbandonare definitivamente il tocco vivace e colorato di tali produzioni, per immergersi in un progetto dal sapore ben più cupo e misterioso. Con l’arrivo infatti delle console a 32 bit ed il debutto del 3D, Mikami pensò di mettersi all’opera su un concept ben più maestoso e estremamente diverso rispetto a tutto ciò con cui era entrato in contatto in precedenza, sia nei toni che nella struttura.

Una delle principali fonti d’ispirazione per lo sviluppo del nuovo titolo di Capcom fu Sweet Home da cui Resident Evil ereditò molti elementi, tra cui principalmente l’ambientazione ed alcune meccaniche. Il gioco, rpg del 1989 uscito su NES, aveva come protagonisti 5 personaggi in fuga da – udite, udite- proprio un enorme villa infestata e prevedeva la presenza sia enigmi, che di ben cinque finali, tutti diversi a seconda di quanti riuscivano a  sopravvivere. Concepito inizialmente come uno sparatutto horror in prima persona, il nuovo progetto prese forma concretamente però soltanto a partire dal 1994, ossia due anni dopo l’uscita di Alone in the Dark, un gioco 3D distribuito da Infogrames e vero precursore del genere survival-horror. In un’intervista Mikami stesso rivelò che senza di esso Resident Evil non sarebbe mai stato il titolo che conosciamo oggi.

Resident Evil Retrospettiva

Fu così che il 22 marzo 1996 uscì finalmente in Giappone Biohazard, titolo action-adventure che mescolava personaggi e creature poligonali a fondali pre-renderizzati. Ambientato nel 1998, il gioco narrava le vicende della squadra Alpha del team S.T.A.R.S.  (composta da Chris Redfield, Jill Valentine, Albert Wesker, Barry Burton, Joseph Frost e Brad Vickers) incaricata di recuperare i membri della squadra BRAVO, scomparsi durante un’indagine sui misteriosi omicidi avvenuti nei pressi di Raccoon City.

A causa di alcuni inghippi legali però, tra cui l’esistenza di una band punk-metal statunitense denominata proprio Biohazard, Capcom fu costretta pubblicare il suo gioco in territorio occidentale con un nome totalmente diverso. Ecco cosi che nacque Resident Evil, definito ancor oggi come un capolavoro senza tempo, un gioco dalle atmosfere affascinanti, inquiete e terribilmente asfissianti. A rendere Resident Evil un titolo dall’inestimabile valore storico, però, non furono soltanto l’elevata direzione artistica, le novità adoperate in campo narrativo e prettamente registico, quanto piuttosto il merito di aver definito con esattezza i canoni di un intero genere videoludico: il “survival horror” (termine che appare per la prima volta proprio durante gli spot promozionali del titolo Capcom)

Ispirato fortemente alle opere cinematografiche in salsa zombie di George Romero, Resident Evil fu il primo gioco di successo su Playstation. In un anno riuscì a superare il milione di copie vendute, spingendo di conseguenza enormemente anche le vendite della console Sony in vista dell’arrivo di SEGA Saturn. Ma questo non fu solo che l’inizio di un successo commerciale destinato a durare ancora a lungo.

Resident Evil Retrospettiva

Resident Evil 2 (1998)

Lo sviluppo di Resident Evil 2 ebbe inizio poco dopo la pubblicazione del primo episodio: nel 1996. Deciso ad evolvere e ad ampliare la formula ludica proposta dalla serie, Mikami si mise all’opera per riuscire a creare un titolo profondo e dall’impronta più action, con l’introduzione di nuovi personaggi e di una nuova ambientazione. A soli due mesi dall’uscita, però, accadde qualcosa di inaspettato.

Non convinto della qualità tecnica e complessiva del gioco, Mikami decise di cestinare tutto il lavoro svolto sino a quel momento e di riscrivere il gioco da zero. In un’intervista il director arrivò addirittura a definire il suo titolo un gioco dal gameplay “noioso e monotono”. La versione originaria, divenuta poi famosa tra gli appassionati con il nome di Resident Evil 1.5 vedeva l’agente di polizia Leon S. Kennedy ( personaggio mantenuto poi nella versione finale) e la studentessa Elza Walker, alle prese  con gli orrori dell’epidemia zombie a Raccoon City.

Giunti a questo punto, Hideki Kamiya subentrò a Mikami nel ruolo di director del progetto, mantendo inalterate molte delle idee proposte dal suo predecessore. Il motore grafico rimase essenzialmente lo stesso, mentre gran parte della storia, dei personaggi e dei livelli furono ripensati completamente. Elza Walker venne rimpiazzata da Claire Redfield, sorella di Chris, con il fine di introdurre un collegamento con la trama del primo capitolo.

Pubblicato finalmente nel 1998, Resident Evil 2 si presentò sul mercato come un titolo estremamente arricchito sia sul piano tecnico che narrativo. Ritenuto ancor oggi tra gli appassionati come il miglior Resident Evil di sempre, questo nuovo episodio introdusse, tra le tante novità, anche un inedito sistema di trame intrecciate denominato “Zapping System”, in cui i due protagonisti, esplorando il mondo di gioco contemporaneamente, avevano la possibilità condizionare alcuni elementi delle reciproche campagne.

La pubblicazione in Giappone venne accompagnata da una costosa campagna di pubblicità televisiva diretta dal regista George A. Romero. Tra settembre e ottobre 1997, due spot vennero registrati e filmati a Los Angeles: Leon e Claire furono interpretati rispettivamente da Brad Renfro e Adrienne Frantz e la produzione costò alla software house nipponica la notevole cifra di 1.5 milioni di dollari: motivo per cui Capcom decise che non avrebbe mai più azzardato una tale “impresa” con attori “reali”. Acclamato da critica e pubblico Resident Evil 2, vendette 5 milioni di copie solo su Playstation, con un ottimo porting per Nintendo 64, uscito poco dopo.

Resident Evil 3: Nemesis (1999)

Concepito inizialmente con il nome di Biohazard 1.9, Resident Evil 3: Nemesis passò dall’essere uno spin-off al terzo capitolo ufficiale della saga. A tal riguardo, Mikami dichiarò successivamente che questo repentino cambio di rotta fu dovuto in gran parte alle pressioni operate da Sony, la quale voleva che Capcom pubblicasse almeno tre capitoli della serie principale su Playstation.

Questo terzo episodio percorreva le orme del suo predecessore sia sul fronte ludico che narrativo. Il titolo, infatti, si svolge quasi in parallelo alle vicende raccontate in Resident Evil 2: inizia un giorno prima e si conclude quello dopo. Sebbene, infatti, la protagonista Jill Valentine (membro del team S.T.A.R.S.) e Leon S. Kennedy percorrano percorsi diversi, in realtà si trovano ad attraversare nello stesso momento nella centrale di polizia. Tra le principali novità apportate, oltre alla presenza di un nuovo sistema di creazione delle munizioni e di un’unica protagonista giocabile, ci fu l’introduzione di una nuova tipologia di nemico: Nemesis, arma bio organica ed ennesima evoluzione del Tyrant, creata dalla Umbrella con il solo scopo di uccidere tutti i membri della S.TA.R.S. Il mostro appare come un enorme essere deforme, ricoperto di cuciture e vasi sanguigni ed in grado di uccidere il giocatore con un sol colpo. Dotato di una resistenza sovrumana, il nuovo antagonista si ripresenta più volte al giocatore nel corso dell’avventura, lasciandolo così in preda ad un’ansia ed un’angoscia sempre costante.

All’epoca dal videogioco, fu tratto inoltre anche il romanzo di S.D. Perry, intitolato Resident Evil – Nemesis, quinto capitolo della sua serie di romanzi su Resident Evil. Il libro presentava nuovi materiali, personaggi e scene addizionali, non presenti nel gioco. Resident Evil 3: Nemesis uscì sulla prima Playstation nell’autunno del 1999 e, sebbene non riuscì a riscuotere lo stesso successo in termini di vendite del secondo capitolo, venne apprezzato in larga parte dalla critica, ma soprattutto accolto con enorme affetto dal pubblico.

Con questa retrospettiva, abbiamo ripercorso la prima parte della storica e, come dimostrato dal remake che sta raccogliendo ampi consensi, sempre attuale serie survival horror di Capcom. Restate su Spaziogames per non perdervi, molto presto, la seconda parte di Resident Evil: le origini dell’incubo, in cui tratteremo i capitoli più recenti della saga a base di zombie.

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