Odi et Amo #1: Nioh 2 - Rubrica

Esordisce oggi la nuova rubrica in cui raccontiamo cosa abbiamo amato e cosa abbiamo odiato di alcuni giochi particolarmente chiacchierati

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Nella nuova rubrica Odi et Amo, in ogni episodio ospiteremo un gioco che ha dimostrato di avere al suo interno elementi controversi, altri molto apprezzati e altri ancora che proprio non potevano essere accettati di buon grado.

Nell’episodio di debutto, finisce sotto le luci dei riflettori Nioh 2, premiato per la sua grande solidità nonostante il pantano creativo in cui si è cacciata la serie. A un mese e mezzo di distanza dalla nostra recensione, ritorniamo a fare il punto su ciò che abbiamo amato e odiato del soulslike di Koei-Tecmo, senza usare mezzi termini.

Nioh 2 – Cosa abbiamo amato

Il sistema di combattimento approfondito

L’aggiunta di due nuovi armi come le accette e il falcione rimpolpano la già vasta gamma di strumenti di offesa, assieme a una sferografia che aiuta a indirizzare con ancora più attenzione il proprio stile di gioco. Nioh 2 è in tal senso il top dei soulslike: gli stili di combattimento da combinare, cambiare al volo e adattare per ogni necessità e tipologia di nemico, danno al giocatore delle possibilità di personalizzazione davvero degne di nota. Fare due run con equipaggiamenti e stili di combattimento completamente diversi dona una nuova dimensione alle partite, accresciuta anche dalle diverse tipologie di spiriti guardiano.

Piccole ma significative migliorie all’impianto di gioco

Nioh 2 ha deciso di poggiarsi sulla solida base del primo capitolo, apportando dei cambiamenti davvero minimi alla formula e limando solo ciò che nel capostipite appariva critico ed era stato oggetto di disputa tra i giocatori. Ecco dunque che è migliorato il drop rate, che è sparita la fastidiosa e inutile usura di armi e armature; le build sono molto più profonde e sfaccettate, la difficoltà è bilanciata meglio e non si avverte quell’effetto da “gioco rotto” nelle fasi finali. Ovviamente ci sono assetti di battaglia che risultano avvantaggiare più di altri, in quanto a potenza e capacità di sfondamento, ma siamo lontani da certe cattive gestioni testimoniate nel primo capitolo.

Tanti contenuti e segreti

Se c’è una cosa che a Nioh 2 non manca, questa è l’elevata mole di contenuti. Tra missioni secondarie, le brutali missioni crepuscolo, le sfide del dojo e quelle contro alcuni boss che vi lanciano una seconda volta il guanto di sfida, sforare il tetto delle sessanta ore è stata una consuetudine anche per i più esperti. A quest’abbuffata, si aggiungono bottini segreti, aree facoltative all’interno dei livelli con difficoltà maggiorate e segreti che nascondono spesso un armamentario di tutto rispetto.

nioh 2

Nioh 2 – Cosa abbiamo odiato

Missioni secondarie pretestuose

Le missioni secondarie si sono quasi tutte rivelate estremamente pretestuose e con una narrativa sostanzialmente nulla. Farvi rifare dei livelli con la scusa di recuperare una forcina, un pettine o per dei controlli basati su sospetti sono solo delle banali scuse per invitarci al grinding, facendoci perdere del tutto il gusto della scoperta e ogni curiosità.

Le missioni secondarie sono scritte male e si configurano come delle fetch quest usate per allungare il brodo e per rendere meno frustranti quelle principali. Arrivare alla fine di una sfiancante missione solo per ricevere un grazie e per sentirci dire che in fondo era tutto a posto non è di certo il miglior viatico che ci si potesse aspettare.

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Riciclo monumentale di asset

Nioh 2 prende di peso tutti gli asset del primo gioco, compresi più della metà dei nemici, molte musiche e addirittura alcuni livelli riutilizzati in diverse missioni secondarie. Il senso di deja-vu è talmente pressante che si avverte la sensazione di giocare a un enorme DLC patchato, ma per fortuna almeno la storia e alcune sue ottime rivisitazioni in chiave fantastica riescono a distanziarsi dall’impressionante operazione di riciclo portata avanti da Koei-Tecmo – da cui un eventuale terzo capitolo deve necessariamente svincolarsi.

Sforzo creativo blando

Se è vero che la solida base del primo NiOh ha un grande equilibrio che forse sarebbe meglio non alterare, gli sviluppatori hanno preso questo dogma fin troppo alla lettera e hanno svolto un lavoro evidentemente al risparmio. In Nioh 2 è raro intravedere sforzi creativi e novità in grado di mescolare le carte in tavola, e non c’è mai un momento in cui si notano gradevoli aggiunte che testimoniano la volontà di fare qualcosa di diverso che non sia il solito compitino.

Questa filosofia è stata estesa anche ad alcune fasi avanzate del gioco, soprattutto quando ci si ritrova ad affrontare alcuni boss riproposti e potenziati per l’occasione, oppure i soliti nemici riposizionati in zone calde proprio per creare un senso di sfida artificioso. Nioh 2 regge ancora benissimo, diverte ed è appassionante, ma la serie dimostra di essere in uno stallo che desta parecchie preoccupazioni per il futuro.