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Immagine di Moons of Madness, l'orrore viene da Marte - Recensione
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Moons of Madness, l'orrore viene da Marte - Recensione

Moons of Madness è un horror dall'ottima trama che tratta le sue tematiche in modo non banale. Scopriamolo nella nostra recensione.

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 28/10/2019 alle 11:54
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  • Pro
    • Buona trama, non banale e molto solida
    • Puzzle vari e stimolanti
    • Buona atmosfera
  • Contro
    • Le sezioni con temi Lovecraftiani, paradossalmente, sono quelle che funzionano meno
    • La poca varietà di gioco un po' si avverte

Il Verdetto di SpazioGames

7.9
Moons of Madness è un cosmic horror solido che è in grado di incollare il giocatore allo schermo dall'inizio alla fine, senza fargli mai sentire la necessità pressante di agire in modo diverso rispetto a quanto preventivato dagli sviluppatori. Se è vero che non esiste un sistema di combattimento né esistono delle meccaniche stealth, è vero anche che la vicenda è talmente solida da far dimenticare gran parte delle mancanze di gioco, al punto tale che Moons of Madness può essere considerato uno degli horror più interessanti di quest'annata.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Moons Of Madness
Moons Of Madness
  • Sviluppatore: Rock Pocket Games
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: 31 ottobre 2019

“Essere senzienti è un difetto degli organi percettivi. Il dolore è un cancro alimentato dalla realtà”

– da un dialogo di Moons of Madness

Da un paio di anni va molto di moda creare i cosiddetti horror lovecraftiani, omaggiando il mai troppo incensato autore di Providence. Le opere davvero degne di nota si contano però sulle dita di una mano monca, mentre parecchie sono quelle che tendono a sfruttare questo nome per sopperire alle gravi mancanze di gameplay e di contenuti che si portano dietro. Moons of Madness si definisce un horror cosmico, ma come vedremo riesce a dare il meglio di sé proprio quando mette da parte citazioni e suggestioni legate alla narrativa di Lovecraft, dimostrando che non solo riesce a stare in piedi da solo, ma anche a correre sulle gambe solidissime di una storia avvincente e ben costruita.

Le Lune della Follia

Phobos e Deimos sono le due lune di Marte che incombono su Shane Newehart come una minaccia di sventura imminente: svegliatosi da un terribile incubo all’interno della nave spaziale Cyrano, entra in contatto via radio con uno dei membri dell’equipaggio, raccontando le stranezze del sogno al collega. Stranezze che in parte vengono replicate durante la veglia, quando il sistema di illuminazione va in avaria e la serra viene immersa nella nebbia. Ma poco male, perché il compito di Shane sembra quasi essere giunto al termine e si chiuderà non appena l’altro team gli darà il cambio, ossia quando la nave concluderà il suo breve tragitto previsto per le operazioni di trasporto.

Il motivo della spedizione organizzata dalla corporazione Orochi è legato all’intercettazione di uno strano messaggio proveniente da Marte, di origine intelligente e prontamente decrittato dagli scienziati. La scoperta viene considerata troppo importante e delicata per essere diffusa pubblicamente, al punto che nemmeno Shane e il suo team sono a conoscenza della reale motivazione per cui la squadra si trova sul pianeta rosso. La Orochi ha creato un avamposto di ricerca su Marte, ma come scoprirà il giocatore, ci sono macchinazioni interne e una strana vicenda legata alla madre di Shane, eminente scienziata coinvolta nel progetto.

Moons of Madness riesce a incuriosire e lasciare nel dubbio fino alle ultime battute, concedendo a tratti ampi margini di manovra nell’interpretazione della trama, la quale viene chiarificata in un finale che chiude al meglio un’allucinata discesa nella follia di circa quattro-cinque ore. Le sezioni più riuscite sono senz’altro quelle all’interno della nave, quando bisogna spostarsi da un’area all’altra senza sapere mai cosa aspettarsi, oppure quelle in cui bisogna infilarsi un casco e armeggiare coi dispositivi tecnologici appena fuori dall’avamposto, mentre l’ossigeno scende lentamente a zero. Le parti di Moons of Madness che meno convincono, come detto in apertura, sono proprio le uniche legate al citazionismo sfrenato di alcune opere di Lovecraft, che sembrano quasi stonare in un’amalgama che potrebbe tranquillamente farne a meno. Oltretutto, rendono la vicenda meno credibile, più vicina all’horror fantastico che non allo sci-fi horror a cui il gioco aderisce.

Ultima frontiera, ultimo uomo

Poco male, perché è da diverso tempo che non si aveva a che fare con un horror indipendente così brillante nella conduzione di gioco, capace di sopperire ad alcune evidenti mancanze grazie alla forza della scrittura e della trama. Gran parte di essa viene raccontata attraverso file testuali reperibili dai terminali disseminati lungo le stanze, gestiti da schede con diversi livelli di accesso, assieme a qualche filmato che esalta i momenti di maggiore pathos e tensione. Va tuttavia specificato che Moons of Madness è molto avaro per quanto riguarda gli spaventi puri, e al di là di un paio di scarejump assolutamente non scontati e ben gestiti, c’è ben poco che possa mettervi sul serio alle strette e farvi montare l’ansia alle stelle. Eppure la formula funziona dall’inizio alla fine, senza momenti di stanca.


In Moons of Madness non esistono scontri, colluttazioni o conflitti a fuoco, ma solo un paio di sezioni di fuga scriptate inserite in un contesto di gioco che basa tutto sulla buona atmosfera, sull’esplorazione e sulla scoperta dei dettagli della trama. In tal senso, Moons of Madness è un horror fortemente story-driven, privato del tutto della sensazione di pericolo costante. Di conseguenza, gli sviluppatori non hanno nemmeno inserito la possibilità di azioni stealth né hanno creato un’intelligenza artificiale adattiva. E sia chiaro che non se ne sente la mancanza proprio perché tutto il resto funziona piuttosto bene.

Un’altra componente di Moons of Madness piuttosto spiccata è la presenza dei puzzle, alcuni dei quali si sono rivelati fortunatamente un po’ sopra la media. Gli enigmi sono in effetti parecchi ed essendo non tutti così immediati, rallentano un po’ il ritmo, col rischio di rappresentare delle lunghe parentesi in cui bisogna sfruttare il pensiero laterale e fare un po’ di via vai da un punto all’altro.

Tecnicamente Moons of Madness fa il meglio che può col budget che ha a disposizione, presentando una grafica senza sbavature e ambienti di gioco esterni che ben rendono l’idea di isolamento in un pianeta sconfinato e desolato. Gli interni sono ben differenziati e non cadono nello sciocco errore della ripetizione prestata al banale riempimento di stanze sin troppo simili. Buona anche la modellazione poligonale della creatura e degli scempi sperimentali che i giocatori vedranno nel corso del gioco, a dimostrazione che gli sviluppatori hanno davvero fatto il massimo per quella che è una produzione che non ha alle spalle cifre da capogiro.

- Buona trama, non banale e molto solida

- Puzzle vari e stimolanti

- Buona atmosfera

- Le sezioni con temi Lovecraftiani, paradossalmente, sono quelle che funzionano meno

- La poca varietà di gioco un po' si avverte

7.9

Moons of Madness è un cosmic horror solido che è in grado di incollare il giocatore allo schermo dall’inizio alla fine, senza fargli mai sentire la necessità pressante di agire in modo diverso rispetto a quanto preventivato dagli sviluppatori. Se è vero che non esiste un sistema di combattimento né esistono delle meccaniche stealth, è vero anche che la vicenda è talmente solida da far dimenticare gran parte delle mancanze di gioco, al punto tale che Moons of Madness può essere considerato uno degli horror più interessanti di quest’annata.

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