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La storia di Call of Duty: Modern Warfare, Parte 3

Il cerchio si chiude

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Avatar di Nicolò Bicego

a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Pubblicato il 25/10/2019 alle 11:39
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Il Verdetto di SpazioGames

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La trilogia di Call of Duty: Modern Warfare si chiuse in sordina con Modern Warfare 3. Sebbene il gioco sia stato certamente un successo in termini di vendite, esso non è mai riuscito a conquistare pubblico e critica come avevano fatto i suoi predecessori. Il gioco, in poche parole, mancava di personalità, limitandosi a ripetere quanto già visto, senza particolare impegno o inventiva. Era un peccato che la serie di Modern Warfare si fosse chiusa così, ma adesso Infinity Ward ha una seconda possibilità: vedremo se il nuovo Modern Warfare riuscirà a riportare la serie (e lo studio) ai fasti di un tempo.

Cari lettori, ci siamo: l’uscita di Call of Duty: Modern Warfare è realtà, e così si conclude il nostro viaggio a ritroso nella storia di questa sotto-serie. Dopo avervi parlato dei primi due Modern Warfare, oggi è giunto il momento di parlarvi di Call of Duty: Modern Warfare 3, titolo che andò a chiudere la trilogia di Infinity Ward. A differenza dei suoi predecessori, si tratta di un capitolo quasi dimenticato, persino dagli appassionati. Oggi cercheremo di spiegarvi perché.

La fine di Infinity Ward?

Innanzitutto, cominciamo con un importante retroscena che riguarda lo sviluppo di Call of Duty: Modern Warfare 3. Lo sviluppo era stato affidato ad Infinity Ward, lo storico team che aveva portato il franchise al successo. Qualcosa, però, andò storto: una disputa legale tra Activision e i co-fondatori di Infinity Ward (Jason West e Vince Zampella) portò i due ad essere licenziati dalla stessa Activision (proprietaria dello studio); un buon numero di altri lavoratori dello studio seguì i due, che di lì a poco fondarono Respawn Entertainement, dando poi i natali a Titanfall. Questo lasciò Modern Warfare 3 nelle mani di ciò che rimaneva di Infinity Ward, che evidentemente non poteva bastare, perché di lì a poco Activision chiamò in soccorso altri due studi, Raven Software e Sledehammer Games (che avrebbe poi sviluppato Advanced Warfare) per aiutare Infinity Ward a terminare il gioco.

Insomma, il gioco non nasceva certo sotto una buona stella. Il destino di Infinity Ward sembrava incerto e non era scontato riuscire a portare a termine il progetto con tutti i crismi senza buona parte del team storico. Fortunatamente, i tre team, unendo le forze, riuscirono comunque a rispettare la deadline di fine anno, ed il gioco arrivò sugli scaffali nel novembre del 2011. La campagna single-player andava a chiudere la storia cominciata due capitoli prima, con il ritorno del Capitano Price e di Soap, insieme ad un nuovo cast di personaggi.

Proprio come in Modern Warfare 2, anche in Modern Warfare 3 il team puntò sulla spettacolarità, sull’azione esagerata e su una storia di ampio respiro che metteva in ballo le sorti dell’intero globo. La campagna, dunque, ripeteva quanto di buono fatto dai primi due capitoli. Eppure, qualcosa non funzionò: la campagna non riuscì a convincere critica e pubblico, non come era successo in passato. In parte, forse, era anche in ragione del fatto che l’anno prima era uscito l’ottimo Call of Duty: Black Ops, titolo che vantava una delle migliori campagne della serie. Ma soprattutto il motivo era da ricercarsi nel fatto che Modern Warfare 3 proponeva per la terza volta lo stesso impianto per la campagna; “il troppo stroppia”, come si suol dire, e MW 3 ne è la dimostrazione lampante. Robert Bowling, comunicatore di Infinity Ward che avrebbe lasciato il team poco dopo il lancio del gioco, citò tra le ragioni per il suo abbandono proprio la mancanza di novità del titolo, tema che attraversa anche le altre modalità di gioco, come vedremo.


Dove sono gli zombie?

Nonostante fossero ormai comparsi in due episodi, Infinity Ward decise di non inserire gli zombie nel proprio titolo, puntando invece su una nuova modalità che li sostituisse: la Sopravvivenza. Si tratta di una modalità simile a quella zombie, nel senso che anche qui vengono affrontate orde infinite di nemici, con l’obiettivo di realizzare il miglior punteggio possibile. Le differenze riguardano principalmente due elementi. Innanzitutto, le mappe di gioco; anziché avere mappe totalmente separate, la modalità Sopravvivenza si gioca sulle “normali” mappe multiplayer. In secondo luogo, è diverso l’accesso alle armi (c’è a disposizione un terminale da cui acquistarle) e i nemici non hanno luoghi fissi di entrata. In aggiunta, in questa modalità era anche possibile avere ricompense per uccisioni e subire gli attacchi di elicotteri, oltre che dei classici soldati.

L’idea di base non era male, ma l’esecuzione era blanda, mancando tanto della personalità della modalità zombie quanto del divertimento che ogni gioco dovrebbe avere. Fortunatamente, da Modern Warfare 2 erano state ereditate le spec-ops, missioni da affrontare in cooperativa con un amico, online o offline. Queste risultavano ancora divertenti, ma erano state sensibilmente diminuite nel numero, finendo quindi troppo presto per costituire una fonte di intrattenimento duratura.

Squadra che vince…

La sezione multigiocatore di Modern Warfare 3 aveva gli stessi problemi del resto del gioco; sembrava una brutta copia di quanto fatto dai predecessori, senza la stessa verve. L’impianto di gioco era lo stesso; l’unico, vero cambiamento era costituito dal passaggio dalle killstreaks alle pointstreaks, che sarebbe peraltro stato mantenuto anche dagli episodi successivi. Un cambiamento importante, è vero, ma che non andava a dare alla serie la freschezza di cui si sentiva ormai il bisogno. Tutto era rimasto pressoché inalterato rispetto al secondo capitolo, con le novità che si limitavano perlopiù alla rimozione di alcune perks, sostituite da altre.

Dopo i primi due, ottimi capitoli e dopo l’altrettanto lodevole Black Ops, Modern Warfare 3 arrivava su un mercato saturato dalla sua stessa serie di appartenenza senza portare nulla di nuovo. Questa è stata la colpa fatale di Modern Warfare 3, a cui si aggiungevano anche altri problemi. Le mappe di gioco, ad esempio, erano quasi tutte scialbe in quanto a design; c’è un motivo se tra le mappe preferite dai giocatori non spuntano mai livelli provenienti da questo capitolo.

L’inventiva e l’abilità che Infinity Ward aveva saputo sfoggiare nei primi due episodi sembrano qui scomparse, facendo posto ad un design piatto che sembra più preoccupato di rifare quanto fatto in precedenza piuttosto che di fare qualcosa di valido. Sia chiaro, quanto abbiamo detto su Modern Warfare 3 non vuole renderlo un brutto titolo; è possibile giocarci e divertirsi, ma l’inevitabile confronto con gli altri titoli lo fa uscire con le ossa rotte. Non lo aiuta il fatto di essere stato una parentesi tra Black Ops e Black Ops 2, due ottimi Call of Duty che hanno saputo riscrivere, a loro modo, la storia del franchise.

La trilogia di Call of Duty: Modern Warfare si chiuse in sordina con Modern Warfare 3. Sebbene il gioco sia stato certamente un successo in termini di vendite, esso non è mai riuscito a conquistare pubblico e critica come avevano fatto i suoi predecessori. Il gioco, in poche parole, mancava di personalità, limitandosi a ripetere quanto già visto, senza particolare impegno o inventiva. Era un peccato che la serie di Modern Warfare si fosse chiusa così, ma adesso Infinity Ward ha una seconda possibilità: vedremo se il nuovo Modern Warfare riuscirà a riportare la serie (e lo studio) ai fasti di un tempo.

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