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I canti pirateschi di Assassin’s Creed IV: Black Flag | Il Dettaglio

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 28/12/2018 alle 10:27 - Aggiornato il 07/01/2019 alle 12:01
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Il Verdetto di SpazioGames

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I canti pirateschi di Assassin’s Creed IV: Black Flag rimangono un piacevole ricordo della mia esperienza a bordo dalla Jackdaw. Nel racconto di Edward, che parte dall’essere un poco di buono e arriva a diventare un rispettabile membro della società, pur senza dimenticare la sua indole arguta, i canti della ciurma rivestono un ruolo piccolo ma significativo. Vi ricordate anche voi qualche motivetto canticchiato tra un viaggio e l’altro per i mari dei Caraibi?

Attenzione! L’articolo contiene spoiler su Assassin’s Creed IV: Black Flag

Per quanto il mio giudizio possa importare veramente fino a un certo punto, penso che Assassin’s Creed IV: Black Flag sia il miglior capitolo della saga Ubisoft, migliore anche della trilogia di Ezio. Sicuramente il gioco aveva lati negativi e, all’epoca dell’uscita, il tema piratesco era già parecchio inflazionato. In qualche modo, però, il titolo è riuscito a entrare tra i miei preferiti, e lo ricordo ancora adesso come un’esperienza tanto bella quanto inaspettata. Ovviamente, tra tanti particolari ce n’è uno che mi è rimasto impresso, motivo per il quale questo numero post-natalizio de Il Dettaglio, la rubrica che racconta dei piccoli particolari nascosti all’interno dei grandi giochi, riguarda proprio Assassin’s Creed IV: Black Flag.

Of all the money that e’er I had…

Assassin’s Creed IV: Black Flag mi pare essere, ancora più di Assassin’s Creed II, un bel racconto di formazione in cui il personaggio si ritrova, suo malgrado, a diventare qualcosa di più di un semplice ragazzaccio che vive alla giornata. Edward non è il figlio di grandi assassini, come Jacob ed Evie, e non è una sorta di predestinato come Ratonhnhaké:tonm. A differenza di Ezio, non è nemmeno mosso dal sentimento che più di ogni altro è alla base di alcune delle storie più appassionanti, la vendetta. E a differenza di Arno, che pure avrebbe potuto vivere una storia molto più affascinante sullo sfondo del suo amore per Élise, non è di nobili origini. È soltanto un figlio del popolo tutt’altro che innocente che, dopo essersi sposato, lascia moglie e patria per cercare fortuna come corsaro nei Caraibi.

E quando dà inizia agli eventi del titolo, uccidendo l’assassino Duncan Walpole, il nostro non aveva idea di cosa il destino avesse in serbo per lui. Anche per questo il finale del gioco mi sembra, a distanza di anni, uno dei più belli della serie, perché riesce a dare il giusto misto di nostalgia e speranza per il futuro, senza intaccare l’affetto che man mano era cresciuto per il personaggio principale e quelli secondari. Senza contare la scena dopo i titoli di coda che, in pochi minuti, riesce a sintetizzare la fine della storia di Edward e l’inizio di quella di quel vecchio volpone di Haytham.

Dopo questa breve riflessione sul gioco in generale, passiamo al dettaglio a cui voglio accennare nella rubrica di questa settimana. Edward, in quanto pirata, poteva andare in giro per i mari sulla sua Jackdaw, e proprio la libertà di azione data dalla navigazione (migliorata notevolmente rispetto ad Assassin’s Creed III, e non così scontata come in Assassin’s Creed Rogue), ha dato vita ad alcuni dei momenti migliori del titolo. Durante i lunghi viaggi al timone, però, che si poteva fare per far passare un po’ il tempo? Facile: si cantava.

What will we do with a drunken sailor, early in the morning?

Tutto questo lungo preambolo è servito per parlare un po’ dei canti pirateschi, uno di quei dettagli sicuramente rimasti più impressi di Assassin’s Creed IV: Black Flag (e tutto sommato anche di Assassin’s Creed: Rogue, ma anche qua in parte minore). Le cosiddette “sea shanties” consistono in canzoni cantate dai marinai della ciurma di Edward. Nella maggior parte dei casi a iniziare il canto è un solo membro del gruppo, cui poco a poco si aggiungono tutti gli altri. La struttura delle canzoni è quasi sempre la stessa: un ritornello centrale viene alternato alle varie strofe.

Queste canzoncine erano sbloccabili raccogliendo delle speciali pagine sparse in giro per le varie isole che costituivano la mappa di gioco. Non sono mai stato particolarmente propenso ad andare in giro a raccogliere collezionabili: la povera mamma di Petruccio Auditore in Assassin’s Creed II è rimasta giusto con un paio di piume, tanto per capirci, però in questo caso l’incentivo a trovare i fogli richiesti mi spingeva a fare qualche sforzo in più.

Se non vi ricordate bene quella canzoncina che vi piaceva sempre ascoltare quando andavate per mare, questa compilation completa di testi potrebbe rinfrescarvi la memoria: sono presenti 35 canzoni per quasi un’ora di sea shanties, tanto per ribadire come si tratti sì di un dettaglio, ma comunque di una caratteristica tutt’altra che secondaria. Se si pensa che nel gioco si poteva scorrere tra le varie canzoni, si comprende come le canzoncine piratesche siano state l’equivalente delle radio di GTA nell’universo di Assassin’s Creed.

The was a ship, she sailed to Spain…

Come al solito, partendo dal dettaglio di un videogioco è possibile capire meglio anche alcuni aspetti del mondo reale. Per prima cosa, spulciando la wiki ufficiale di Assassin’s Creed è possibile leggere che l’utilizzo del termine sea shanties sia tutto sommato errato, perché proprio del 19 secolo. Edward, invece, viveva le sue avventure tra la fine del XVII e la l’inizio del XVIII secolo, per cui a voler essere pignoli si tratta di un errore piuttosto grossolano (ma facilmente perdonabile, tutto sommato). In questo sito, per i più interessati, vengono elencate alcune delle canzoni più famose della tradizione piratesca, con tanto di descrizione e commenti.

È più interessare andare a capire un po’ da dove vengano queste canzoni. Le prime testimonianze di sea shanties risalirebbero al XVI secolo, e secondo alcuni hanno avuto una valenza storica e politica notevole. In questo articolo, ad esempio, viene citato un passo del libro del marinaio Sam Hugill chiamato Shanties from the Seven Seas:

Per Hugill e la sua etnomusicologia, la nave in cui la ciurma canta le canzoni piratesche costituisce un luogo in cui tradizioni diverse si confrontano e vengono rimescolate per raggiungere un obiettivo comune. Le canzoni sono strumenti che permettono a gruppi di uomini di sincronizzare il lavoro necessario per fare andare avanti la nave.

È per questo motivo, quindi, che le sea shanties hanno una struttura così schematica: dovevano servire a sincronizzare i movimenti della ciurma, e in sostanza a fare arrivare Edward (o il capitano di turno) a destinazione. A meno di non usare il viaggio rapido dal menu principale…

I canti pirateschi di Assassin’s Creed IV: Black Flag rimangono un piacevole ricordo della mia esperienza a bordo dalla Jackdaw. Nel racconto di Edward, che parte dall’essere un poco di buono e arriva a diventare un rispettabile membro della società, pur senza dimenticare la sua indole arguta, i canti della ciurma rivestono un ruolo piccolo ma significativo. Vi ricordate anche voi qualche motivetto canticchiato tra un viaggio e l’altro per i mari dei Caraibi?

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