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Due Silent Hill in lavorazione? Se sì, Kojima verrà oscurato dai reduci del Team Silent - Speciale

Voci sempre più insistenti parlano di ben due nuovi Silent Hill in sviluppo. Vi spieghiamo perché il progetto dei reduci del Team Silent potrebbe oscurare quello di Hideo Kojima.

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 15/03/2020 alle 13:12
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Il Verdetto di SpazioGames

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Sono solo voci di corridoio, ma diventa sempre più difficile riuscire a ignorarle, perché stanno diventando molto insistenti e arrivano da fonti spesso piuttosto affidabili: Konami potrebbe davvero concedere a Sony di rilanciare il prestigioso nome di Silent Hill, con un progetto capitanato da reduci del Team Silent che potrebbero oscurare la stella di Kojima, probabilmente poco adatto a un genere con cui ha poca dimestichezza. Le notizie più importanti sono rappresentate dalle personalità che sembrerebbero coinvolte nei due progetti: basterebbe solo guardare il loro curriculum per rendersi conto che loro, a differenza del padre di Metal Gear, potrebbero essere i veri e unici attori protagonisti.

Avrei preferito non scrivere questo articolo, per due motivi: il primo, è che non mi piace parlare dei rumor, né fare da cassa di risonanza alle chiacchiere da bar, né esprimere pensieri su qualcosa che di fatto non esiste ancora. Il secondo motivo è perché Silent Hill è la mia serie preferita e Silent Hill 2 è un mondo di dolore che ho interiorizzato e che ha folgorato la mia adolescenza, capace di mostrarmi un personaggio con cui ho instaurato immediatamente un profondissimo contatto empatico, che ha spinto fuori dalla mia interiorità brutte verità latenti e ha avuto quella che in psicologia si chiama funzione di risonanza, quell’effetto specchio che mostra parte di te mentre osservi e in qualche modo assorbi la vita di un altro.

Capirete dunque che per me Silent Hill non è un feticcio come lo è per tanti fan, ma è qualcosa che ha toccato le mie corde più profonde, che in qualche modo mi ha cresciuto; è anche qualcosa che mi ha aperto uno squarcio nel petto, costringendomi infine a guardarmi dentro davvero. Da quel momento in poi, nessun’altra opera è riuscita a fare di meglio, e questo porta inevitabilmente al vero tema di fondo: se il soft reboot di Silent Hill si dovesse fare davvero, avrebbe un’importanza storica ben più marcata rispetto al ritorno del Silent Hills targato Kojima di cui si sta parlando. E i motivi, con buona pace del maestro, sono tutti legati alle personalità che pare siano coinvolte nel primo progetto.

Il soft reboot chiamato Silent Hill

A quanto pare, il regista dietro i due progetti potrebbe essere Sony, con Konami che darebbe in appalto i due lavori per lo sfruttamento della propria licenza sul franchise. Il soft reboot, da quanto si apprende, sarebbe già in lavorazione da un anno presso Japan Studio, sotto la direzione di Keiichiro Toyama, il padre della serie. Il team sarebbe lo stesso che ha curato Siren: Blood Curse, con le aggiunte illustri di Masahiro Ito e Akira Yamaoka. Si tratta delle tre figure chiave del glorioso Team Silent, gli unici che possono rilanciare davvero Silent Hill dopo il tracollo avvenuto con gli altri capitoli post Silent Hill 4: The Room, sviluppati da europei e americani che con la concezione dell’horror psicologico di matrice nipponica non hanno mai avuto niente da spartire.

Toyama, Ito e Yamaoka; rispettivamente il concept, i mostri e gli scenari, il design del suono: tre elementi di base che sono sempre stati il cuore pulsante degli incubi e delle sofferenze incomunicabili che scaturivano da quel mondo di punizione, dolorosa espiazione e male sempiterno. Sarebbe dunque un centro perfetto ricominciare da qui, se le voci avessero un fondamento di verità? Le probabilità sarebbe piuttosto alte, per diversi motivi. In primis, Toyama ha dimostrato che dopo Silent Hill aveva altri incubi da proporre, quelli che poi avrebbero dato forma a Forbidden Siren, una serie che condivide con la Collina Silente culti deviati e personaggi tormentati. Ito e Yamaoka non hanno di certo disimparato come plasmare la loro arte al servizio dell’orrore, e il team di sviluppo di Siren resta piuttosto valido. Si consideri però che, con ogni probabilità, il soft reboot non avrà lo stesso budget dell’altro vociferato capitolo con Kojima, ma non è al momento una questione che desta preoccupazioni perché Japan Studio ha dimostrato di saper tirare fuori dal cilindro ottime opere anche con pochi soldi e poca gente al lavoro sui progetti.

Con la speranza che tutto sia vero, il livello di attesa per scoprire più informazioni è già diventato spasmodico, mentre ci sono parecchi dubbi sul ritorno di quel Silent Hills su cui Kojima Production dovrebbe lavorare: sia perché si starebbe tentando di ricucire il rapporto tra il padre di Metal Gear e Konami, sia perché Kojima potrebbe non essere la figura giusta per un horror. E non si dica che P.T. smentisca di netto questa ipotesi, perché si trattava solo di un concept con un corridoio ad angolo e perché il prodotto finale sarebbe stato ben diverso da quel teaser giocabile che ebbe comunque un effetto dirompente.

Kojima e horror: un’accoppiata mal assortita

Kojima è colui che dichiarò di non essere stato in grado di terminare la visione del modesto The Eye perché aveva troppa paura, e questo la dice già lunga su quanto possa essere adatto al genere. Potrebbe creare una grande storia, senza dubbio, ma per tutto il resto avrebbe bisogno si una squadra con un background completamente diverso dal suo. Kojima è anche colui che sperimenta sempre tantissimo, e questo è certamente un gran bene quando ci si cimenta in opere standalone che devono proporre qualcosa di nuovo, un po’ meno quando hai per le mani un mostro sacro della storia del medium.

Quella continua autoreferenzialità, gli elementi narrativi criptici che spesso finiscono per accartocciarsi su loro stessi, l’umorismo spicciolo che fa sorridere solo i suoi accoliti, la voglia di stupire con dei concept complessi che non sempre fanno breccia nel mercato, faranno malissimo all’eventuale Silent Hills che ne verrà fuori. E anche Death Stranding, stando ai rumor, ha venduto meno del previsto e Sony non ne è rimasta molto contenta. Né lo sono stati alcuni team interni, indispettiti dal budget faraonico destinato a un autore che rimane spesso sin troppo arroccato nelle sue posizioni e a cui viene data carta bianca quando avrebbe bisogno ogni tanto di avere delle chiare direttive e dei margini entro i quali potersi muoversi.

Il progetto che venne cancellato da Konami era interessante perché includeva pesi massimi dell’horror come Guillermo Del Toro e Junji Ito, ma se venisse a mancare il loro supporto, la barca potrebbe non andare esattamente a gonfie vele. Kojima Productions ha però al suo interno ben due ancore di salvataggio, che hanno due nomi fondamentali che dovete segnarvi e non dovete mai dimenticare: Kazuhide Nakazawa e Suguru Murakoshi. Chi sono? Il primo è il director di Silent Hill 3, mentre il secondo è il drama director di Silent Hill 2 e il director e designer degli scenari di Silent Hill 4. Se dunque Silent Hills dovesse essere riesumato e dovesse rivelarsi infine un clamoroso successo e un titolo degno di stare accanto ai primi capitoli, non dimenticate di dare i giusti meriti a chi li avrà davvero, evitando di incensare chi mette in ombra gli altri solo perché è più in vista.

Sono solo voci di corridoio, ma diventa sempre più difficile riuscire a ignorarle, perché stanno diventando molto insistenti e arrivano da fonti spesso piuttosto affidabili: Konami potrebbe davvero concedere a Sony di rilanciare il prestigioso nome di Silent Hill, con un progetto capitanato da reduci del Team Silent che potrebbero oscurare la stella di Kojima, probabilmente poco adatto a un genere con cui ha poca dimestichezza. Le notizie più importanti sono rappresentate dalle personalità che sembrerebbero coinvolte nei due progetti: basterebbe solo guardare il loro curriculum per rendersi conto che loro, a differenza del padre di Metal Gear, potrebbero essere i veri e unici attori protagonisti.

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