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Immagine di Death Stranding è il futuro di Sony?
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Death Stranding è il futuro di Sony?

Quando l'attesa di un videogioco è essa stessa il videogioco

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Avatar di Filippo "Xsin" Consalvo

a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Pubblicato il 31/05/2019 alle 09:26
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Il Verdetto di SpazioGames

-
Non sappiamo se Death Stranding sarà un gioco rivoluzionario, se verrà acclamato dalla critica o se invece sarà aspramente criticato, ma aver anticipato l'E3 dando una data per il 2019 a uno dei titoli più attesi del panorama, in esclusiva per PlayStation, rappresenta una mossa che ci sentiamo di giudicare come magistrale, in grado, insieme ad altri titoli che potrebbero arrivare prima della fine dell'anno, di far fare la voce grossa alla grande S già durante le prossime holidays. Se poi Kojima riuscirà davvero a regalarci quel titolo rivoluzionario, profondo e illuminante che promette di essere allora lode al maestro e a Death Stranding.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Death Stranding
Death Stranding
  • Sviluppatore: Kojima Productions
  • Produttore: Sony Interactive Entertainment
  • Distributore: Sony Interactive Entertainment, 505 Games (PC)
  • Piattaforme: PC , PS4 , PS5
  • Generi: Azione , Avventura
  • Data di uscita: 8 novembre 2019 (PS4) - 14 luglio 2020 (PC) - 24 settembre 2021 (Director's Cut)

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N/D

8 novembre 2019.

Non è la data di uscita di The Last of Us II, del nuovo titolo di Guerrilla o di Ghost of Tsushima.

L’8 novembre 2019 uno dei game designer più famosi e discussi di sempre, Hideo Kojima, torna in campo con il suo Death Stranding:una ripartenza dopo la longeva avventura di Metal Gear che lo ha consacrato come personalità quasi venerata dagli amanti della saga. Il nuovo trailer del 29 maggio andato in onda sul canale Twitch ufficiale di PlayStation e anticipato da oltre 24 ore di criptica e snervante live in perfetto stile Kojimiano ha spiazzato tutti, principalmente proprio per la data: se lo stile del “maestro” giapponese è ormai famoso, nessuno si aspettava di vedere una data di uscita così precisa e vicina riguardo un titolo di cui finora non si era capito nemmeno il genere.

death stranding

Tre anni fa Hideo saliva di nuovo sul palco di E3, dopo un video annuncio che sei mesi prima lo aveva riportato in scena a fianco di Andrew House, l’allora presidente di Sony Interactive Entertainment, condito da parole che facevano ben presagire l’arrivo di un’esclusiva di un certo peso; un minuto di video che sapeva di frecciata a Konami, dopo l’ormai famoso caso (mai chiarito del tutto) che portò Kojima a dimettersi dalla software house di Tokyo, un gesto che gli costò tutto: l’abbandono del Fox Engine, la perdita del lavoro per diversi suoi fedelissimi, la cancellazione dell’ambizio Silent Hills e infine l’abbandono di Metal Gear, i cui diritti appartengono tutt’ora a Konami. Tre anni fa Kojima si mostrava nuovamente in pubblico, presentando per la prima volta la sua nuova creatura, Death Stranding, con un reveal trailer che anche alla luce di tutto il materiale uscito finora rimane incomprensibile, tale da scatenare la nascita di intere fazioni di videogiocatori: quelli a sostegno del “genio” che ha regalato al mondo Metal Gear e quelli invece contrari all’esaltazione di un prodotto mediatico apparentemente contorto e poco vicino al concetto di videogioco, per non parlare dei detrattori della strategia di comunicazione aulica e astratta tipica di un Kojima adesso “a piede libero”, al massimo della sua espressività.

Una cosa è certa: i primi si sono sempre basati sulla fiducia e sul potenziale che il game designer giapponese ha sempre meritato e dimostrato, ma i secondi hanno avuto finora basi più che solide su cui muovere le proprie critiche, seppur con estremi di esagerazione legati all’ostilità per partito preso nei confronti di qualunque cosa possa scaturire dal padre di Metal Gear, dopo Metal Gear.

Da parte nostra, sappiamo che Kojima ha sempre diviso le masse e ciascuno merita il rispetto sui propri gusti personali, ma analizzando quanto visto finora vogliamo esporci un po’ di più e fare la nostra scommessa: Death Stranding sarà un capolavoro. Un capolavoro di Sony.

hideo kojima

Whatever it is

Hype, live pre-trailer di 24 ore, reveal frammentati, dichiarazione studiate sino alla punteggiatura e per finire un trailer registicamente pazzesco che finalmente mostra un po’ di gameplay. Death Stranding sembra concentrare tutto sulla narrativa, non solo in termini di trama, ma ancor di più nei temi trattati e negli spunti di riflessione che vuole ispirare al giocatore. Il mondo di gioco, i suoi colori, l’uso della telecamera, il character design (e molto probabilmente la storia) sono tutti elementi che sembrano confezionati a regola di Kojima e che promettono a chi è amante del suo stile di appassionarsi enormemente, già dalla cura e dall’atmosfera trasmessa in tutti i video pubblicati finora, l’ultimo dei quali potete trovare ben analizzato nel nostro ultimo articolo.

La verità però è che, qualunque cosa sarà, comunque verrà recepito dalla critica dopo la sua uscita, Death Stranding rappresenta dalla sera del 29 maggio e fino a una possibile sorpresa dell’E3 il gioco più atteso del 2019, da tutti, sostenitori e non, e lo dimostra l’enorme risonanza che il reveal ha avuto in sole poche ore.

Un po’ per il trascorso con Konami, un po’ per l’alone di superiorità che si è attribuito, ma soprattutto per il background legato a titoli come Metal Gear e Zone of the Enders, Kojima ha gli occhi di tutto il mondo videoludico puntati addosso e sapere che qualcosa di cui si sa ancora così poco uscirà così a breve è un risultato fuori dal comune che non può che aumentare l’attesa intorno a quale potrà mai essere il risultato finale; se poi ci si sofferma su alcuni aspetti come l’ampiezza e verticalità del level design o la qualità delle animazioni mostrate nell’ultimo video ci si rende conto che si è già ad un ottimo punto dello sviluppo, quindi aumentano le domande sul come Kojima Productions e Sony (e Guerrilla, che ha supportato la realizzazione dell’engine) siano riusciti a fare così tanto in così poco tempo e a mantenerlo segreto.

Quanta libertà ha avuto davvero Kojima in questo progetto? Quanto Sony ha investito sull’intera divisione e sullo sviluppo di un prodotto che sembra così qualitativo, in un tempo di sviluppo apparentemente cosi breve? Quanta risonanza in più avrebbe avuto se PlayStation avesse presenziato all’imminente E3? Ma soprattutto, cosa e quanto significa questa esclusiva per Sony e per il mondo videoludico?

hideo kojima

All in

Le risposte a molte delle domande fatte sopra arriveranno sicuramente più in là, ma ci sembra legittimo speculare un po’ soprattutto sull’ultima di esse.

A dicembre 2015 Sony annuncia al mondo di aver portato in casa il game designer più discusso del momento, proprio quando Kojima rappresentava una tempesta in piena dopo l’aspro divorzio con Konami. La discussa uscita di Metal Gear Solid V e l’abbandono da parte di Hideo avevano significato non solo lasciare indietro un’eredità valida un’intera vita, ma anche portarsi dietro un fardello non indifferente: a dicembre 2015 Kojima è un game designer di grande successo con addosso un cartello che recita “o si fa come dico io, o non si fa”, è come un calciatore che ha vinto tutto ma ha uno stipendio faraonico e vuole giocare dove e come pretende lui. Prenderlo significa avere intenzione di assecondarlo, o essere una squadra abbastanza forte da fargli accettare i compromessi richiesti, descrizione che sembra aver avuto risposta in Sony, che senza timore gli ha permesso di mettere su la Kojima Productions e di realizzare quello che oggi più che mai sembra un titolo senza compromessi o limitazioni imposte di piani alti, sia per lo stile che per la comunicazione adottata finora. Tuttavia, Sony non è l’ultima arrivata e oggi la realizzazione di un tripla AAA è un affare multimilionario, credere che uno dei tre grandi attori sul mercato console decidesse di investire una fortuna su un visionario dimissionario famoso per l’eccentricità e la meticolosità senza che ci fossero alla base un project e un business plan molto precisi significherebbe sottovalutare il lavoro di Andrew House & co., gli stessi che hanno determinato l’epoca d’oro delle esclusive su cui si basa l’attuale successo di PlayStation 4.

Alla luce di un ragionamento più approfondito, dunque, l’8 novembre 2019 non sembra più una data così inaspettata, così come diventa allo stesso tempo più chiaro l’intero progetto attorno a Death Stranding. Budget aperto, supporto totale (anche da parte di altre SH esclusive, come Guerrilla), dispiego di risorse libero e totale segretezza sull’operazione, per tutti e tre gli anni di sviluppo, probabilmente sin da quel dicembre 2015 in cui, su quel divanetto, una stretta di mano e un annuncio che in pochi si aspettavano hanno definito l’inizio di quest’avventura. Uno studio indipendente che per Kojima significa libertà di espressione, una collaborazione con Sony che significa avere il supporto necessario, un’esclusiva PlayStation di enorme impatto mediatico che rappresenta un capolavoro di investimento, pianificazione, strategia e branding.

Non sappiamo se Death Stranding sarà un gioco rivoluzionario, se verrà acclamato dalla critica o se invece sarà aspramente criticato, ma aver anticipato l’E3 dando una data per il 2019 a uno dei titoli più attesi del panorama, in esclusiva per PlayStation, rappresenta una mossa che ci sentiamo di giudicare come magistrale, in grado, insieme ad altri titoli che potrebbero arrivare prima della fine dell’anno, di far fare la voce grossa alla grande S già durante le prossime holidays.

Se poi Kojima riuscirà davvero a regalarci quel titolo rivoluzionario, profondo e illuminante che promette di essere allora lode al maestro e a Death Stranding.

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