Calcio e videogiochi

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a cura di Fox Mulder

Il calcio, si sa, è uno degli sport più popolari del pianeta, capace di appassionare, coinvolgere ed emozionare come poche altre discipline. Per i tantissimi amanti del calcio, i titoli ispirati all’universo del pallone hanno sempre rappresentato un fondamentale punto di riferimento in ambito videoludico. Il livello raggiunto dai simulatori attualmente presenti sul mercato è il frutto di una lenta evoluzione e di decenni di progresso tecnologico, che hanno accompagnato il rapido susseguirsi di centinaia e centinaia di titoli, dai primi esperimenti a cavallo tra gli anni 70 e 80 fino a giungere ai mostri sacri dei giorni nostri. Infatti, negli ultimi 35 anni abbiamo assistito allo sviluppo di un numero pressoché incalcolabile di giochi di calcio, alcuni finiti nel dimenticatoio dopo pochissimo tempo, altri in grado di restare per sempre nella memoria degli appassionati. Proveremo a ripercorrere i tratti salienti di questa meravigliosa cavalcata, analizzandone l’evoluzione attraverso il ricordo delle pietre miliari di uno dei generi più gettonati in ambito videoludico. Mettetevi comodi, perché sarà veramente un lungo viaggio…

Campioni del mondo!
Gli anni 80 hanno rappresentato le fondamenta su cui costruire l’intera esperienza videoludica legata ai giochi di calcio. I titoli che si susseguirono in quegli anni sono legati da alcune caratteristiche comuni. In primo luogo, le partite di calcio erano prive della maggioranza degli elementi regolamentari (es. il fuorigioco o i falli di mano) e in molti casi erano assenti persino i falli veri e propri, con la mancanza di qualsiasi contatto fisico tra i calciatori. Le animazioni dei portieri erano quasi sempre limitate ad un unico tuffo laterale e ad un semplice salto per i tiri centrali, mentre il più delle volte erano completamente assenti finanche i più elementari dettami tattici. Per ovvie e comprensibili questioni tecniche, la grafica era decisamente limitata (almeno fino all’avvento dell’Amiga), con l’assenza dal terreno di gioco di arbitri, guardalinee e qualsivoglia elemento di contorno. Tuttavia, per quanto i titoli di quegli anni oggi possano far sorridere per la loro eccessiva semplicità, stiamo parlando di lavori che, nonostante i limitatissimi mezzi tecnici a disposizione, ebbero il pregio di rappresentare l’intelaiatura su cui articolare le produzioni ben più ambiziose che seguirono in epoche successive.
Correva l’anno 1983 quando su Commodore 64 sbarcava International Soccer (conosciuto anche come Cup Final). Il lavoro di Andrew Spencer è considerato ancora oggi, a distanza di ben 33 anni, come uno dei pilastri dell’evoluzione storica dei giochi di calcio. International Soccer, come facilmente intuibile, era un titolo estremamente semplice, nel quale si potevano disputare soltanto partite singole da 200 secondi, contro l’intelligenza artificiale o contro un altro giocatore, senza alcuna modalità aggiuntiva. Questa piccola perla, mai dimenticata dai videogiocatori più anziani, fu da ispirazione per Emlyn Hughes International Soccer, approdato cinque anni dopo su Commodore 64, Amiga ed altre piattaforme, uno dei primissimi titoli della storia ad implementare i calci di punizione e un’impostazione di gioco decisamente improntata sul realismo, per quanto possibile con i mezzi dell’epoca.
Citazione praticamente obbligatoria e più che meritata anche per Microprose Soccer, creatura di Jon Hare, uscito anch’esso nel 1988 per varie piattaforme. Microprose Soccer è senza dubbio uno dei più noti titoli calcistici del decennio, uno dei primi ad articolarsi in svariate e avvincenti modalità di gioco, a implementare la pioggia e a offrire, sia pure in modo piuttosto spartano, il replay delle segnature realizzate.
La fine degli anni 80 vide anche l’esordio di Dino Dini, uno dei più grandi autori di giochi di calcio della storia, con il primo titolo della serie Kick Off. Dini rivoluzionò la concezione dei giochi dedicati al mondo del calcio, offrendo una simulazione accurata, implementando elementi innovativi per l’epoca, come i provvedimenti disciplinari e il tempo di recupero, ma soprattutto offrendo un gameplay unico nel suo genere, grazie all’introduzione del controllo di palla, fino ad allora mai preso in considerazione negli altri titoli, dove la sfera era invece costantemente attaccato ai piedi dei giocatori. Per la notevole portata innovativa e per la qualità e la solidità di un gameplay praticamente unico nel suo genere, Kick Off è probabilmente il titolo calcistico più rappresentativo degli anni 80.
Notti magiche!
Il decennio degli anni 90 segnò un passo avanti di grande rilievo nello sviluppo dei giochi di calcio,vista anche la progressiva evoluzione tecnologica delle piattaforme, che offrivano sempre più potenza di calcolo e un livello grafico sensibilmente superiore a quello raggiungibile solo pochi anni prima; passo dopo passo, il gameplay diventava sempre più rifinito e sempre più incentrato sulla simulazione, e il gap sul piano tecnico con i titoli degli anni 80 si faceva sentire in modo pazzesco. Gli anni 90 rappresentano il decennio della consacrazione, nonché il periodo storico in cui il tasso di crescita qualitativa dei titoli ha toccato la punta più alta.
Il primo, grandissimo balzo in avanti, soprattutto da un punto di vista meramente grafico, fu effettuato da Manchester United Europe, sviluppato da Krisalis e approdato su svariate piattaforme nel 1991. Sul piano tecnico, Manchester United Europe raggiunse un livello impressionante per quell’epoca; arbitri, guardalinee, riscaldamento delle riserve, animazioni dei portieri, costituiscono soltanto alcune delle caratteristiche di notevole pregio, in un contesto grafico semplicemente fantastico, anche nelle schermate dei menu.
Gli amanti dei giochi di calcio ricorderanno con grande affetto il 1992, anno in cui uscì la prima versione della celeberrima serie Sensible Soccer. La fortuna di Sensible Soccer fu senza dubbio il gameplay estremamente accattivante, ma anche la vastità del progetto che, soprattutto nelle edizioni dal 1994 al 1997, prevedeva la riproduzione dell’intero mondo del calcio, finanche con elementi manageriali (peraltro di buona fattura). Il titolo, meritatamente ricordato come uno dei giochi di calcio più importanti della storia, mantenne la sua impostazione fino al 1997, salvo poi perdere l’identità iniziale a fronte di cambiamenti che snaturarono l’essenza del gioco e decretarono il definitivo declino della serie.
Nel 1993 approdò sul mercato Goal!, una nuova creatura di Dino Dini che ambiva a migliorare i risultati già eccellenti raggiunti con i successivi capitoli della serie Kick Off e con Player Manager, che uscirono tra il 1990 e il 1992. Il progetto dell’autore britannico, di origini italiane, si rivelò ancora una volta estremamente ambizioso e Goal! raggiunse un livello di consensi veramente incredibile per quei tempi, offrendo un gameplay profondo e una buona varietà di squadre e modalità. Inoltre fu tra i primi titoli calcistici della storia ad implementare la possibilità di cambiare visuale di gioco (dall’alto in orizzontale o in verticale).
Nel 1994 fu la volta FIFA International Soccer, capostipite della fortunata serie FIFA, giunta a noi fino ad oggi. Le prime edizioni del gioco furono caratterizzate dalla visuale isometrica, poi abbandonata per lasciar spazio a visuali più classiche. Negli anni 90 l’apice della serie fu sicuramente raggiunto da FIFA 98 (nome completo FIFA: Road to World Cup 98) e dalla successiva edizione dedicata ai Mondiali, World Cup 98, entrambi approdati su PC, Playstation, Nintendo 64 e altre piattaforme.
Non possiamo completare la rassegna dei punti cardine degli anni 90 senza ricordare l’esordio della serie Winning Eleven, creatura della nipponica Konami, giunto in Europa a metà del decennio dapprima con il nome di Goal Storm e successivamente di International Superstar Soccer Pro (ISS Pro), prima di diventare Pro Evolution Soccer per il nostro mercato. Winning Eleven, pur senza strabiliare in grafica e sonoro, si rivelò ben presto come il titolo calcistico maggiormente simulativo, dotato di un gameplay semplicemente straordinario, l’unico ad abbracciare in modo fedele ogni aspetto delle dinamiche calcistiche, compresa una personalizzazione dei calciatori senza precedenti, non soltanto da un punto di vista estetico ma anche in termini di movenze e caratteristiche tecniche.
La dura legge del goal
Gli anni 2000 rappresentano la continuità verso la produzione e lo sviluppo di titoli sempre più profondi e graficamente appaganti. Tuttavia, anche a causa di una regolamentazione sempre più rigida in ordine alle licenze per i contenuti ufficiali, il numero dei titoli calcistici dei giorni nostri si è assottigliato incredibilmente, lasciando le serie FIFA e Pro Evolution Soccer a dominare un mercato ormai senza nuovi, reali competitor.
Nonostante le incredibili potenzialità offerte dalle più moderne tecnologie, la sensazione è che il realismo sia stato spesso sacrificato a vantaggio di un gameplay maggiormente orientato a soddisfare le masse; in altri termini, le esigenze di mercato, peraltro comprensibili, hanno determinato una concezione moderna di titolo calcistico spesso lontana dall’idea di una fedele riproduzione di una partita di calcio. Inoltre, la prepotente ascesa della componente di gioco online ha sovente depauperato non soltanto i contenuti delle modalità in single player, spesso troppo scarne e poco appetibili, ma anche parzialmente condizionato lo stesso gameplay, con un processo di progressiva spettacolarizzazione che ha ulteriormente allontanato i giochi dai binari del realismo. Scelta giusta o approccio sbagliato? Probabilmente nessuno dei due, dal momento che le leggi di mercato impongono il raggiungimento di determinati risultati finanziari, che finiscono inevitabilmente per ripercuotersi sulle scelte degli sviluppatori, “costretti” così a privilegiare specifiche esigenze che possono inficiare sul risultato finale; tuttavia, per quanto il brocardo latino “ubi maior minor cessat” trovi nel caso di specie un fulgido esempio, non possiamo non dolerci della fine di un ciclo, fatto di pura passione nello sviluppo di titoli che, pur senza il supporto di tecnologie avanzate, mostravano un’anima che oggi, troppo spesso, sembra irrimediabilmente smarrita. E, in verità, non soltanto nei giochi di calcio…

Calcio e videogiochi è e resterà sempre un binomio indissolubile, su questo non c’è alcun dubbio. I titoli che si sono alternati sulla scena dal 1980 ad oggi hanno dettato i tempi di una gloriosa cavalcata, di una crescita qualitativa progressiva che invero negli ultimi anni probabilmente ha perso un po’ della regolarità iniziale, lasciando spazio alle pressanti esigenze di mercato che hanno in parte condizionato le scelte degli sviluppatori. Tuttavia, la poesia, il fascino, l’imprevedibilità e la magia di questo sport continueranno a materializzarsi anche nel medium videoludico. Sempre e comunque.