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Crash Bandicoot N. Sane Trilogy

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Avatar di Matteo Bussani

a cura di Matteo Bussani

Pubblicato il 26/05/2017 alle 00:00 - Aggiornato il 10/12/2018 alle 14:12
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Crash è un mito dell’infanzia di molti. Un bandicoot sempre sopra le righe, talvolta ingenuo, che nel ciclo vitale della prima Playstation ha trovato una schiera ricchissima di fan che, dal momento dell’annuncio dei remake dedicati alla trilogia d’esordio, sono letteralmente impazziti rivedendo nel proprio futuro altre ore da passare in compagnia della simpaticissima mascotte Sony.

Una folla ben più nutrita di quanto chiunque si aspettasse, a dimostrazione non soltanto dell’affetto nei confronti del marsupiale arancione, ma anche dell’estrema portata dell’effetto nostalgia che gli anni novanta sono ancora in grado di suscitare nella generazione che attualmente costituisce buona parte del mercato videoludico. Proprio con queste premesse nasce la Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy, di cui siamo riusciti a vedere tre livelli durante la recentissima trasferta londinese, tutti appartenenti per l’occasione al capitolo Warped (il terzo per intendersi). Questi ci hanno confermato quanto l’impegno di Vicarious Visions, lo studio di sviluppo messo al lavoro sul progetto, sia volto a omaggiare la memoria di questo brand, con una riproposizione dei titoli fedele ma sviluppata su basi tecniche moderne. Senza perderci in ulteriori premesse, ecco qual è stata la nostra esperienza nel tornare a vestire, dopo tanto tempo, i panni di Crash Bandicoot.

Fedele ma rinnovato

La scelta di mostrare tre livelli, tutti appartenenti a Crash Bandicoot 3: Warped, non è stata per nulla casuale: la varietà delle ambientazioni offerta da quest’ultimo capitolo è da considerarsi sicuramente uno dei suoi aspetti più peculiari. In ordine numerico, lo stage 15, 21 e 22, ci hanno permesso di mettere a confronto l’ambientazione medievale, quella moderna e quella futuristica, in un primo capitolo più canonico, per dimostrare la fedeltà strutturale del level-design, un secondo in sella alla storica motocicletta, per farci tornare ad assaporare il feeling old-school del gioco, e infine un ultimo catapultato temporalmente nel futuro, per dimostrare le potenzialità tecniche di un motore grafico al passo con i tempi. Sul fronte fedeltà, si avrà a che fare con un gioco, anzi tre, in tutto e per tutto volutamente specchio di quelli originali. Il design dei livelli sarà identico, e così anche le movenze del bandicoot, sempre fedeli ai tempi di azione e reazione di un platform anni ‘90. Per farvi un esempio tra i tanti spunti a disposizione, il secondo salto è possibile solo dopo pochi attimi dal primo e ogni pressione del tasto successiva a questo lasso di tempo sarà totalmente inutile, lasciando al giocatore moderno, figlio del platforming contemporaneo, una sensazione quasi d’impaccio.

Gli exploit, poi, saranno gli stessi di vent’anni fa, con scorciatoie e trucchetti riproposti uguali a come erano in origine, così da rendere più labile il confine tra memorie e remake. A suffragio di ciò, nel livello Double Header, i muretti ai bordi del corridoio sono rimasti volutamente percorribili, così che chi vorrà farne uso potrà sfruttarli per semplificare le speed-run nella modalità time-trial.

Tutto ha un prezzo

Volendo analizzare le lievissime evoluzioni strutturali non possiamo che fare riferimento al livello a bordo della motocicletta, Orange Asphalt. Come nell’originale saremo partecipi di una rimonta al cardiopalma, affrontando le asperità del terreno, i blocchi dei veicoli della polizia, saltando tra varie rampe e sfruttando i turbo messi a disposizione sul tracciato. Ricordiamo tutti come controllare il mezzo e riuscire a sfruttare al meglio gli elementi di gioco per arrivare alla vittoria fosse tutto tranne che facile. Stavolta, però, tramite una semplificazione del sistema di controllo e una riduzione dell’impatto rallentante delle collisioni, ci siamo sia ritrovati con una risposta del pad che ci ha riportato dritti a vent’anni fa, ma anche una riduzione della difficoltà che ha reso ampiamente più agevole il primo posto, lasciando un buon tasso di sfida solo alla componente di time-trial.

Dobbiamo infatti ammettere che il gioco, al di là di qualche morte fisiologica dovuta alla resa non millimetrica dei comandi e delle hitbox , non ha offerto una particolare sfida nel portare a termine nessuno dei livelli proposti; ma ad essere sinceri, nemmeno il livello di difficoltà degli originali era particolarmente elevato.

A ciò poi c’è anche da aggiungere un sistema dinamico di adattamento della difficoltà, ora disponibile in tutti e tre i capitoli (non soltanto nel secondo e nel terzo), che offre la possibilità a tutti i giocatori di ricevere un’agevolazione nel superare i vari stage, tra una maschera Aku Aku e l’altra, qualora si vada incontro a un numero eccessivo di morti consecutive.

In questo senso, nonostante il gusto volutamente old-school, forse non immediato per il pubblico moderno, il gioco ci è sembrato sufficiente agevole da essere godibile anche per i giocatori più giovani che non hanno avuto modo di conoscere le avventure originali del Bandicoot.

Un crash coloratissimo

Per quanto riguarda il comparto tecnico, il gioco nasce da basi completamente moderne e vanta un motore di gioco al passo con i tempi, anche se per il tipo di necessità della produzione non troveremo certo a schermo un impatto foto-realistico. Gli effetti luminosi e il buon dettaglio degli assets vanno a creare così un’immagine colorata e pulita, in grado di trasportare i ricordi formato 4:3 dell’infanzia immediatamente nello schermo di casa nostra; sfruttando addirittura la risoluzione 4k qualora siate in possesso di Playstation 4 Pro. 
Le musiche poi riprendono il trend generale dell’intera produzione, portando melodie e brani noti in una rinnovata qualità, lasciando il giocatore nella condizione di canticchiare qua e là i vari jingle che il tempo non ha ancora cancellato dalla sua memoria.

– Sono esattamente i giochi che ci ricordiamo

– Puro e devoto fan-service

Crash sta tornando e questa prova londinese della N. Sane Trilogy ci ha portato a toccare con mano il lavoro di remaking svolto da Vicarious Visions, fortemente votato alla fedeltà verso i capitoli originali senza latitare un’importante rivisitazione tecnica, e dedicato a quei fan di vecchia data che vogliono tornare a vestire i panni del simpaticissimo Bandicoot. Questo però potrebbe avere qualche svantaggio, perché se da una parte la sensazione di rivivere le memorie del passato è stata preponderante, dall’altra la volontà di riproporre il gioco in maniera pressoché identica al passato ci ha fatto sicuramente sentire i vent’anni che questo platform si porta dietro, sia per il design dei livelli, sia per i controlli a disposizione. Ovviamente questo è solo un assaggio, perché la torta intera sarà disponibile solamente a partire dal 30 giugno.

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