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Yakuza 6, abbiamo provato il ritorno del Drago di Dojima

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Avatar di Gottlieb

a cura di Gottlieb

Pubblicato il 05/02/2018 alle 00:00
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Un inaspettato rinvio ha spostato Yakuza 6 al mese di aprile, in una fascia temporale non proprio ottimale, ma che permetterà a Sega di perfezionare, eventualmente, alcuni aspetti di uno dei titoli più attesi dal mercato nipponico e anche da quella nicchia occidentale che ha imparato ad apprezzare la sagoma di Kazuma Kiryu. Il drago di Dojima è tornato a farsi vedere in qualche ora di gameplay circa una settimana fa, tra le nostre mani, in un hands on che ci ha permesso di assaporare alcune delle novità che ci verranno offerte a fine aprile e che verranno riproposte poi a marzo con una demo, pronta a farci rivivere quello spettacolo scenico e stilistico che è il Giappone riproposto da Sega.

Addio KamurochoLe avventure di Kazuma sono oramai giunte al termine. Kiryu dovrà combattere ancora una volta contro le fazioni del Tojo Clan e arrivare a proteggere, ancora una volta, Haruka. Quest’ultima è stata oramai ridotta in fin di vita a causa di un incidente che l’ha coinvolta a Onomichi. Prima ancora, però, Kazuma, che sta cercando di recuperare da tutti gli infortuni subiti nel precedente capitolo, viene avvicinato dalla polizia che, dopo tanti anni di nefandezze e crimini, ha organizzato il suo arresto. La pena, stranamente, è decisamente inferiore a quanto si potesse immaginare e dopo tre anni di prigione, il drago di Dojima decide di trascorrere il resto della sua vita in maniera pacifica insieme con dei bambini che ha deciso di allevare, come un vecchio zio. La sua nuova missione di vita, pertanto, diventa quella di salvare anche il futuro di Haruka, per la quale fa ritorno a Kamurocho, il quartiere dove tutto è iniziato, dalle battaglie nei vicoli fino alle lotte di potere che hanno trasformato Kazuma in uno degli Yakuza più temuti dell’intero Giappone. La scoperta che sconvolge i piani di Kazuma è quella legata all’esistenza di Haruto, il figlio di Haruka. Non sapendo quale sarà il futuro che spetterà alla novella madre, il drago di Dojima decide di prendersi cura del pargolo, adottandolo come se fosse suo figlio e portarlo via dai disastri di Kamurocho, in direzione Onomini Jingaicho, a Horishima, per scoprire, allo stesso tempo, qual è il disastro che ha colpito Haruka nei suoi tre anni di assenza.

La sceneggiatura e la cura con la quale lo scenario di Yakuza 6 è stato costruito sono le medesime che ci hanno accompagnato nei precedenti capitoli: essa è precisa, puntuale, gradevole e, nonostante sia farcita da numerosissime linee di dialogo, riesce a coinvolgere grazie al dramma che viene raccontato. Entrare all’interno delle vicende umane che coinvolgono anche i protagonisti della malavita giapponese è un pregio che soltanto la saga di Sega ci ha donato, nel corso di questi anni, e che ancora una volta ci prepara a un’esperienza unica. Per qualcuno rappresenterà un deterrente la mancata localizzazione in italiano, ma tale aspetto è oramai uno degli elementi principali dell’intera saga, che ha strizzato l’occhio alla lingua italiana in rarissime occasioni: non lasciatevi spaventare da questo scoglio, perché Yakuza ha tantissimo da offrire, anche in questa conclusione di una splendida epopea fatta di soprusi, sotterfugi e lotte di quartiere.

Dal punto di vista del gameplay Yakuza 6, in quello che abbiamo avuto modo di provare nelle nostre ore di gameplay, ci propone le solite numerosissime attività sussidiarie a quelle che sono le avventure di Kazuma. Abbiamo trascorso diversi minuti al karaoke, che cerca di emulare un rhythm game molto basilare, ma comunque funzionale, che ci farà non solo spezzare adeguatamente l’ansia della malavita, ma anche apprezzare le doti canore del nostro membro preferito della yakuza. Allo stesso tempo la riproduzione dei kombini, dei piccoli supermercati dove effettuare acquisti utili per il recover dell’energia, ma anche delle altre attività che vengono annoverate nella mappa generale della città nella quale ci troviamo inizialmente sono numerosissime: segno della grande attenzione e minuzia che gli sviluppatori hanno riposto nel traslare le cittadine nipponiche in quella che è una delle riproduzioni più fedeli nel mercato videoludico, al pari di quel capolavoro stilistico che è stato Persona 5. Anche la trama principale, però, ci ha spinti e costretti ad alcune attività extra-belligeranti, come per esempio la necessità di placare l’ira infantile di Haruto, il figlio di Kazuma: in una delle sessioni più parodistiche della vita di un membro della yakuza, Kiryu si ritroverà a dover coccolare pargolo durante la ricerca di latte in polvere, che è improvvisamente sparito da tutti gli anfratti della città di Onomichi. Tale meccanica esalta, in maniera abbastanza inaspettata perché per lo più anacronistica, tutti i movimenti del motion controller, spingendoci a emulare proprio i gesti di un padre che, maldestramente, prova a placare il pianto del proprio figlioletto, che in questo caso diventa il nostro controller. Dondolii, sollevamenti, ciondolamenti fino a trovare il rinnovato silenzio, solo per alcuni minuti però. Nonostante il tutto sia sembrato abbastanza ridondante, non ci ha infastidito eccessivamente, dato che si è trattato di doverlo ripetere soltanto tre volte, non più di quanto accaduto insomma con i numerosi dialoghi nei quali si inerpica, come già noto, l’intera trama di Yakuza.

Per il resto, dal punto di vista dell’evoluzione del nostro personaggio, abbiamo rovistato all’interno dello skill tree con immenso piacere: ogni combattimento ci ha lasciato in eredità dei punti esperienza divisi in diverse categorie, pronti per essere spesi in vari compartimenti stagni che racchiudevano determinate abilità. Tra queste la più utile, almeno inizialmente, era sicuramente l’aumento della stamina, che ci ha permesso di percorrere con più rapidità le strade che abbiamo iniziato a rigovernare a suon di pugni e di calci: il sistema della corsa, infatti, ha subito una leggera modifica rispetto ai precedenti capitoli, che se adeguatamente potenziato acquisisce un valore aggiunto fondamentale permettendoci di coprire delle distanze in maniera molto più rapida. Altrimenti potrete sempre fare affidamento sugli utilissimi taxi, che vi permetteranno di spostarvi da un lato all’altro della città senza eccessive problematiche e senza spendere cifre troppo alte. Tra l’altro una cosa che abbiamo potuto notare è che i problemi di soldi non sono all’ordine del giorno, anche grazie alle numerose battaglie che andremo a vincere di volta in volta. Riguardo queste ultime abbiamo apprezzato senz’altro tutte le migliorie apportate dal nuovo engine utilizzato dal team di sviluppo, che per la chiusura dell’epopea di Kazuma ha pensato di realizzare le cose in grande, com’è giusto che sia. Kazuma colpisce con meno legnosità, con più immediatezza, dimenticandosi quelle che erano le gesture eccessivamente farraginose dei precedenti capitoli. Ovviamente serviranno più ore per capire come effettivamente il gameplay verrà variato grazie a tutte le varie aggiunte dal punto di vista dell’evoluzione del personaggio, ma per adesso usciamo più che soddisfatti da quanto visto in queste prime due ore di gameplay.

– combattimenti più fluidi

– ancora nuove attività collaterali

– il Giappone raccontato in Yakuza è affascinante

Yakuza 6 permane uno spettacolo per quello che offre, una delle esperienze più appaganti e affascinanti del Giappone che non ci aspettiamo. Uno spaccato sociale sulla malavita organizzata che dall’Occidente poche volte riusciamo a reinterpretare: le migliorie rispetto ai precedenti capitoli sono visibili, così come la voglia di chiudere in maniera gloriosa la storia di Kazuma è sotto gli occhi di tutti. L’engine migliorato è alla base del successo di queste prime ore di prova di Yakuza 6, ma siamo sicuri che con la versione finale tra le nostre mani avremo modo di trovare ancora più punti positivi per quanto offertoci.

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