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Valiant Hearts

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 14/05/2014 alle 00:00
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Emile cammina con ritmo serrato tra le fila dei coscritti dell’esercito francese. Giorni di vita gli passano davanti in un attimo: prima l’abbandono forzato della figlia e di suo marito Carl, un tedesco rispedito in patria con lo scoppiare della guerra, poi il richiamo alle armi, l’addestramento, la preparazione alla prima battaglia. Dopo c’è una corsa, un proiettile, e l’inizio di una storia. 
No, quello che abbia descritto sopra non è il solito shooter militare con velleità narrative, è un’avventura. E l’ambientazione non è neppure l’abusatissima seconda guerra mondiale, perché il conflitto di cui si parla è la grande guerra, quella degli inizi del novecento. Un lavoro di quelli che si prestano benone a un team minuto e indipendente, eppure il gioco di cui stiamo parlando, Valiant Hearts, non è altro che l’ennesima opera minore di Ubisoft, in un periodo che vede la casa francese impegnata su fronti di ogni genere, e capace di dimostrare grande abilità anche nella creazione di progetti atipici per un’azienda enorme. 
Invitati nella sede italiana della software house, abbiamo potuto provare i primi due capitoli del gioco, e oggi vi diremo se, dopo l’ottimo Child of Light, anche questa seconda opera “artigianale” di Ubisoft sembra in grado di colpire nel segno.
Storie di uomini e donne in guerra
Valiant Hearts è, come già detto, un’avventura, ma non è una punta e clicca classica. Al giocatore vengono fatti vestire i panni di ben quattro diversi personaggi, il barbuto Emile, costretto ad abbandonare famiglia e fattoria per combattere in guerra, il nerboruto Freddie, un soldato americano che ha perso tutto per via del conflitto, la giovane Anna, un’infermiera belga alla ricerca di suo padre, e Carl, soldato tedesco e marito della figlia di Emile. Questi quattro si incrociano durante l’avventura, dando vita a un intreccio complesso e interessante, intervallato da documenti storici accurati e capaci di dare una visione d’insieme della situazione in cui ci si trova.
L’unicità di Valiant Hearts non sta però nel suo essere un titolo educativo per gli appassionati di storia, bensì nel gameplay, che fonde elementi di più tipologie di punta e clicca, con qualche extra correlato alla flessibilità del motore UbiArt Framework. 
La maggior parte della campagna ruota attorno a un gran numero di enigmi: ogni personaggio può raccogliere un singolo oggetto per volta, ed è dotato di un’abilità speciale che gli permette di superare specifici ostacoli. Si va da enigmi basilari a puzzle più complessi, specialmente quando in scena entra un bel cagnolone affettuoso e addestratissimo, che può raggiungere zone inarrivabili per i protagonisti, risponde agli ordini alla perfezione, e permette al giocatore di portare un secondo oggetto con sé. Durante la nostra prova non abbiamo trovato rompicapo particolarmente difficili, ma ci ha comunque sorpreso la varietà di alcuni di essi, capaci di rimanere piacevoli anche a gioco inoltrato. Parte della freschezza dell’esperienza deriva anche dalla diversificazione dei personaggi, poiché Anna può curare i feriti grazie a una sorta di rhythm game, Emile scavare nel terreno con un mestolo, e Freddie tagliare il filo spinato. Ci sono persino dei limitati elementi action nel gameplay, come la possibilità di lanciare granate, o fasi stealth da risolvere nascondendosi in zone predefinite e distraendo nemici in più modi. 
Nel caso rimaniate bloccati, comunque, avete poco di cui preoccuparvi. Valiant Hearts contiene un comodo menu degli aiuti, che si attiva automaticamente se il giocatore transita troppo a lungo nella stessa zona. Dal canto nostro, abbiamo trovato pregevole lo svolgersi della trama, anche se non c’è una vera narrazione al di fuori di brevi cutscene parlate e di qualche verso vicino ai linguaggi reali, fatto dagli eroi della storia e dagli npc con cui questi interagiscono. 
Disegni in trincea
Apprezzabilissimo anche l’uso dell’Ubi Frameworks nel progetto, un motore 2D solido e sempre piacevole da vedere, che dona al tutto un aspetto fumettoso, definito e molto ispirato. Il design di personaggi e locazioni è notevole, così come fantastiche sono alcune sequenze musicali a bordo di un auto (dovrebbe essercene una per capitolo). L’unico lato negativo a livello grafico sta nel look generale del titolo: è chiaramente molto cartoonesco e non si sposa sempre benissimo con la drammaticità della situazione. Capiamo la scelta, tuttavia. È chiaro come la casa abbia voluto puntare a una mescolanza di comico e drammatico, per ottenere forse un effetto simile a quello visto ne La Vita è Bella, anche se con un impatto nettamente inferiore causato dalle limitazioni della formula. 
Meno bene la stabilità della build, che ha mostrato il fianco varie volte con bug anche gravi. La scomparsa del nostro protagonista, del cane che lo accompagna  o il blocco in toto di certi elementi interattivi non ci hanno comunque preoccupato minimamente. Avevamo a disposizione un codice preview molto arretrato, e tutte queste magagne verranno eliminate nel gioco completo. 

– Ha stile da vendere

– Storie multiple molto interessanti, che si intrecciano

– enigmi semplici, ma variegati e piacevoli

– Riesce persino ad essere educativo

Qualunque cosa sia presa ad Ubisoft negli ultimi anni ha fatto benissimo alla software house francese. Impegnata in ogni genere di progetto, la casa sta dando vita a piccole perle ricche di potenziale, capaci di mostrare lati splendidi e nascosti dell’industria videoludica. Valiant Hearts è uno di questi progetti, un’avventura dalla base semplice, ma estremamente ispirata. Dovremo completarla per poter dire quanto effettivamente sia riuscita, ma per ora le nostre impressioni sono ottime.

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