La serie Resident Evil conta tra le sue fila numerosi titoli, molti dei quali hanno fatto la storia del videogame influenzando profondamente lo sviluppo di vari generi, tra cui ovviamente i survival horror e gli action. Vista la sua importanza, il marchio è supportato da una fanbase sconfinata, che tuttavia è anche uno dei gruppi più marcatamente frammentati del mondo del gaming. Infatti, gli estimatori dei titoli Capcom si dividono principalmente in due squadre: quelli per cui il passo verso l’azione fatto nel quarto capitolo è stata una manna, e i nostalgici del brivido, convinti che ormai da anni la serie non sia più in grado di spaventare e abbia dunque perso la sua qualità primaria. Dire chi abbia ragione è arduo, perché effettivamente la perdita di tensione con l’arrivo di Resident Evil 5 è stata palpabile (mantenere pauroso un titolo quando si è al comando di un abile agente addestrato con tanto di compagno/a al seguito non è certo impresa facile), tuttavia scartare gli enormi miglioramenti al gameplay ottenuti con Resident Evil 4 sarebbe una mossa piuttosto folle da parte degli sviluppatori. Come risolvere un tale dilemma? Per Capcom la risposta è semplice, anzi, semplicissima: basta creare un titolo in grado di offrire tre diverse esperienze di gioco, una dedicata agli amanti del terrore, e due agli aficionados dell’azione al cardiopalma. Con questa scelta di design alla base, Resident Evil 6 dovrebbe teoricamente soddisfare tutti, ed ergersi come survival horror definitivo. Incuriositi dalla struttura del gioco, e desiderosi di vedere se le promesse degli sviluppatori hanno una base solida, ci siamo messi a provare la sostanziosa demo presente nel disco di Dragon’s Dogma. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Leon e HelenaLa prima sezione che abbiamo testato era quella dedicata a Leon. Come prevedibile l’eroe di Raccoon inizia la sua avventura esattamente dal punto in cui cominciava il primo trailer: costretto ad uccidere un presidente ormai tramutato in zombie per salvare la misteriosa Helena Harper, con il campus della cittadina di Tall Oaks come cornice. Scosso dall’evento, ma desideroso di scoprire che diavolo è successo e spinto dal suo solito granitico istinto di sopravvivenza, Leon segue le indicazioni di Helena, mentre Ingrid Hunnigan al telefono lo informa che l’infezione si sta rapidamente diffondendo nella zona circostante.Fin da subito le fasi dedicate al protagonista maschile dei Resident Evil pari mostrano parecchie peculiarità. Tall Oaks non è preda solo dei non morti, ma anche di un blackout che rende indispensabile in molti ambienti l’uso di una torcia. L’oscurità aumenta di molto la tensione, poiché, vista la scarsa visibilità, è possibile venir presi di sorpresa quasi ovunque. Ciò nonostante la prima parte del livello è stata del tutto priva di combattimenti, la coppia principale ha difatti quasi subito trovato un uomo di mezza età in cerca di sua figlia e ha deciso di aiutarlo. Dopo aver vagato per una delle principali strutture del campus per qualche minuto, i tre hanno trovato la ragazza ferita e insanguinata in un salone, e l’hanno scortata fino all’ascensore. La giovane tuttavia era già contagiata, e in poco tempo si è trasformata in una zombie affamata, pronta ad azzannare il suo stesso padre proprio durante un calo di corrente. Eliminata la minaccia e finita la corsa, Leon e Helena si sono trovati davanti a un nutrito gruppo di simpatici mangia cervelli, stazionati nel parcheggio dell’università. Che gli sviluppatori abbiano voluto enfatizzare la tensione nelle missioni di Leon è cosa piuttosto evidente, la campagna avanza pian piano, in zone al chiuso con scarsa illuminazione, mentre all’esterno il disastro avanza. Funziona, ma limitatamente, più che altro per la prestanza fisica di Leon, che ha dimostrato più volte di essere in grado di eliminare gli zombie a suon di calcioni rotanti “livello Chuck Norris”. Per rendere le sezioni action più pericolose, Capcom ha deciso di ricorrere a uno degli espedienti più classici e furbi in assoluto, la limitazione dei proiettili. Leon si trova in una struttura scolastica, praticamente priva di armi, dunque è costretto a centellinare l’uso delle bocche da fuoco o rischia di diventare il piatto forte in un cenone per mostri arrabbiati. Molto interessante anche il fatto di non poter mettere in pausa. Che si voglia cambiare arma, o anche solo selezionare il menu delle opzioni, tutto viene fatto tramite lo smartphone di uno dei protagonisti (in tutte le missioni) e il gioco continua a scorrere. Difficile dire se basteranno queste soluzioni a impaurire per bene i giocatori, ma è indubbiamente un buon inizio.
Chris Redfield e Piers NivansBen diverso l’inizio delle scorribande di Chris Redfield. Dopo aver perso la sua intera squadra, il muscoloso soldato viene raggiunto dal giovane membro B.S.A.A. Piers Nivans in un bar in Russia, dove, ubriaco fradicio, sta tentando disperatamente di dimenticare tutto quel che gli è successo. Dopo avergli fatto una ramanzina coi fiocchi, Piers convince Chris a tornare in servizio. La demo ha poi fatto un salto temporale e ci ha spedito in Cina, nel bel mezzo di una missione. Qui le cose sono cambiate profondamente. Chris si muove quasi sempre correndo, può scavalcare rapidamente gli ostacoli, ed è armato fino ai denti. Anche i nemici sono estremamente diversi dai classici zombie: si chiamano J’avo, e sono umanoidi in grado di usare armi da fuoco, che in certi casi mutano e si trasformano in mostruosità dagli arti fin troppo sviluppati (ricordano leggermente i Bandersnatch, per fare un esempio concreto). La sezione di Chris non lascia spazio ai dubbi, si tratta di una fase puramente action, dove le munizioni abbondano, ed è possibile utilizzare addirittura un cover system per sparare in sicurezza. Molto intelligente la meccanica della copertura, che limita notevolmente la visuale sfocando i nemici circostanti finché non ci si sporge per sparare. Nettamente più realistica di quanto visto di solito. Sembra che Chris dovrà usare parecchio anche il suo inventario per combinare armi e oggetti vari, tra cui le immancabili erbe colorate sparse per la mappa. Durante gli scontri abbiamo notato la presenza di punti abilità tra gli oggetti droppati dai nemici. Non abbiamo potuto visionare alcun genere di menu delle skill, ma è plausibile che ci saranno anche elementi di crescita del personaggio nel gioco. Ottima, grazie al cielo, l’intelligenza artificiale di Piers, che si è rivelato piuttosto aggressivo, in grado di muoversi tatticamente durante le sparatorie, e capace di attaccare nemici avvicinatisi un po’ troppo. Si potrà usare persino un comodo menu degli ordini per guidare il proprio partner con più precisione. Considerando che siamo ancora tormentati da incubi legati a Sheva Alomar dopo Resident Evil 5, queste sono bellissime notizie.
Jake Muller e Sherry BirkinLa terza e ultima parte della demo riguardava il nuovo protagonista Jake Muller, e la sua compagna Sherry Birkin (già nota ai fan). Le missioni di Jake sono sempre spiccatamente action, ma nettamente più spettacolari delle altre due, visto che il ragazzo è il figlio di Albert Wesker, e il suo peculiare sangue gli permette di eseguire azioni sovrumane. Il suo incarico è infatti cominciato con la presentazione di un nuovo orribile mostro, simile a uno strano misto tra un Nemesis, un cyborg e un culturista con la passione della tortura. Sfuggiti alla bestia dopo una spettacolare sequenza di fuga, i due protagonisti si sono ritrovati in una struttura al chiuso, alle prese ancora con i J’avo (riconoscibili dall’incenerimento al momento della morte). Jake è l’unico dei tre protagonisti primari a contare tra le armi l’opzione “mani nude”, perché dotato di una forza eccezionale e in grado di eliminare mostri immondi a forza di pugni. Il sistema di combattimento corpo a corpo ci è parso abbastanza semplicistico, ma nulla gli impedisce di svilupparsi in futuro, visto che anche Jake sembra avere la possibilità di migliorare le sue abilità durante la campagna. Dopo un po’ di esplorazione e qualche J’avo morto la demo si è conclusa con una frenetica boss fight contro il bestione precedentemente descritto, risultata fattibile grazie al ritrovamento di una potente pistola magnum e allo sfruttamento di qualche barilotto esplosivo sparso per la mappa. Sia Jake che Sherry erano utilizzabili nella demo, ma Sherry non dispone delle abilità combattive di Jake (usa un bastone elettrificato per gli attacchi a corto raggio, ed è comunque in grado di menare le mani in modo brutale, sia chiaro), il suo ruolo è infatti quello di medico, ed è dotata della capacità di rimettere il suo compagno in sesto quando le cose si mettono male. Anche in questo caso dobbiamo applaudire l’IA, che si è rivelata molto attiva e ci ha salvato la vita in un paio di brutte occasioni, tuttavia la tendenza di Sherry a stare un po’ troppo vicina ai barilotti ci ha un tantinello infastidito. Poco male, la prova con Jake si è rivelata molto divertente e sembra poter aggiungere un po’ di brio alla collaudata formula dello sparatutto in terza persona.
– Alcune interessanti scelte per mantenere alta la tensione, specialmente nelle missioni di Leon
– Tre diversi stili di gioco in un solo Resident Evil
– L’IA sembra nettamente migliorata
La demo di Resident Evil 6 ci è piaciuta parecchio. Il titolo va chiaramente ancora ritoccato in certi aspetti, ma presenta alcune meccaniche ben congegnate, e accompagna a sezioni dalla notevole atmosfera delle spettacolari sequenze d’azione. Sembra davvero un titolo in grado di offrire “tre Resident Evil in uno”, resta solo da vedere quanto effettivamente alta sarà la qualità di ogni pezzo del puzzle.