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Pokémon GO

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Avatar di Gottlieb

a cura di Gottlieb

Pubblicato il 09/07/2016 alle 00:00
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Il prossimo 15 luglio arriverà anche in Italia l’attesissimo Pokémon GO, la nuova produzione targata Niantic che porta su mobile la combinazione ideale tra Ingress e Pokémon. Il primo, per chi non lo sapesse, è stato, e continua a essere, un successo internazionale dal punto di vista del mobile gaming, basato sul GPS del proprio smartphone, sul movimento e sulla realtà aumentata. Il secondo è un brand fin troppo noto, di proprietà di GameFreak, che sta per arrivare all’iterazione che è sempre stata desiderio dei giovani videogiocatori e degli appassionati di una delle più longeve saghe videoludiche. I Pokèmon, d’altronde, si lasciano catturare sin dai primi anni del ’90, quando ancora si teneva in mano un non illuminato GameBoy: adesso, finalmente, sarà possibile andare in giro per la nostra città, far comparire i Pokèmon nell’erba alta e catturarli. Per permettervi di arrivare al meglio all’esperienza che vi aspetterà il prossimo 15 luglio, abbiamo deciso di raccontarvi come sono stati i nostri primi giorni di gioco in queste nostre prime impressioni.

Gotta…Partiamo col dire che all’inizio della vostra avventura dovrete avere un po’ di pazienza e prepararsi a fare quello che maggiormente vi sarà chiesto nel corso dell’avventura: camminare. Tralasciando gli obiettivi, che vi chiederanno di percorrere un tot di chilometri nel tempo, sarà effettivamente essenziale andare a rintracciare i Pokémon per le strade antistanti casa vostra, il vostro posto di lavoro o tutto ciò che può rappresentare un punto di interesse della vostra città. C’è un’inversione di marcia, però, da quello che era il titolo per console: se dopo un tot di ore l’unico reale vostro obiettivo era utilizzare un Repellente per far sì che tutti i mostriciattoli selvatici vi stessero lontani, in Pokémon GO farete di tutto per poter rintracciare qualcosa da catturare. Sarà qui che inizierete a capire quanto realmente utili sono gli strumenti, a partire dall’Aroma, che per trenta minuti vi permetterà di emettere un odore tale da avvicinare tutti i selvatici in zona: funzionerà tanto stando fermi quanto camminando, così da amplificare il vostro richiamo. Ogni zona, comunque, è afflitta dalla presenza di determinati Pokémon, che vengono elencati nella parte in basso a destra del vostro schermo dello smartphone: cliccando su ognuno di essi sarà possibile avere un hint sulla loro location, con l’erba alta che si animerà indicandovi dove sarà possibile rintracciarli. Tale suggerimento, però, non vi permetterà di rintracciare tutti i Pokémon, ma soltanto alcuni di essi: tutti gli altri dovranno essere rintracciati semplicemente in maniera casuale, quindi camminando, correndo o spostandovi come meglio credete. Non fate, però, come il sottoscritto che ha catturato la maggior parte dei suoi mostriciattoli in autostrada, ossia guidando. Passando poi alla fase di cattura, la meccanica è decisamente immediata: basterà inquadrare il Pokémon con la vostra fotocamera, così da sfruttare la realtà aumentata, e lanciare la PokéBall con adeguata potenza, non troppo lenta e non troppo forte, ma utile per poter arrivare in testa all’obiettivo da catturare. Sicuramente i nostalgici dei tempi andati non vedranno l’ora di “tappare” sullo schermo dello smartphone con insistenza come si faceva un tempo con il tasto A della nostra console portatile, nella speranza di aumentare la possibilità di catturare il nostro Pokémon, ma anche in GO la cattura è del tutto casuale: ci è capitato, per esempio, soltanto in tre occasioni, su circa cinquanta totali, di fallire in una cattura. C’è da dire che tale situazione è capitata soltanto nei momenti in cui ci siamo allontanati in maniera troppo rapida dal luogo di comparsa del nostro selvatico amico (l’autostrada di cui sopra): pertanto, pur rimanendo da confermare nei prossimi giorni, sembrerebbe che la mancata cattura sia da collegare al fatto che il segnale GPS si allontani troppo dal punto che abbiamo selezionato.

…catch’em…Una volta che avremo catturato il nostro Pokémon, partendo dallo starter che ci apparirà dinanzi ai piedi, avremo delle stats da tenere sott’occhio, che saranno fondamentali per capire in che modo migliorare il nostro compagno di viaggio e in che modo mandarlo in battaglia, una volta che avremo ottenuto il livello cinque. Gli elementi cui prestare più attenzione fanno riferimento ai PL (Punti Lotta) e ai PS (Punti Salute): il primo parametro vi permetterà di attaccare con più vigoria i vostri avversari, il secondo, invece, vi permetterà di avere una maggior resistenza e durata in una sfida. Insomma, elementi abbastanza intuibili e niente di incredibilmente innovativo, ma assolutamente legato al concetto di Pokémon intenso come saga videoludica su console. Per poter migliorare tali stats dovete affidarvi al comando “potenzia”, che si accompagna a quello “evolvi”: entrambi si affideranno alla Polvere di Stella e alle Caramelle, uniche per ognuna delle creature. Il level up, che definiamo così per comodità ma che in realtà di level up non si tratta, vi permetterà di aumentare i PL e i PS, anche se quest’ultimi in maniera inferiore rispetto ai primi: il potenziamento, come dicevamo, sarà fortemente schiavo della Polvere di Stelle, il cui rintracciamento non è immediato né facilissimo. Dall’altro lato ottenere un’evoluzione non sarà altrettanto facile: per farcela dovrete affidarvi alle Caramelle, che però saranno uniche per ogni tipo di Pokémon, il che significa che, per esempio, per poter ottenere un Pidgeotto dovrete ottenere 15 caramelle Pidgey. Per poterle avere avrete due strade percorribili: innanzitutto ne otterrete tre unità ogni qualvolta catturerete un Pokémon di quel tipo – un Pidgey, per il nostro esempio – e una ogni volta invierete un “doppione” al professore. Tale procedura vi impedirà di avere indietro ciò che avete spedito alla base, ma in cambio riceverete una Caramella, da poter utilizzare per l’evoluzione di un altro Pokémon dello stesso tipo. Capirete che, con tale sistema, ottenere l’evoluzione di uno starter è decisamente complesso, perché dapprima dovrete rintracciare svariate copie di quello specifico Pokémon, poi dovrete anche privarvene, rendendo complesso ed estremamente lungo il processo. Sicuramente un sistema basato sull’EXP o su un vero e proprio level up avrebbe avuto molto più senso e avrebbe donato più divertimento di tale meccanica, che comunque vuole fomentare la cattura e la ricerca dei Pokémon, annullando in voi il sentimento di indifferenza verso i mostricciatoli che avete già catturato.

…all!Una volta che vi sentirete pronti con il vostro Pokémon, sarà arrivato il momento di combattere. Innanzitutto dovrete rintracciare delle palestre sulla vostra mappa, che saranno accessibili dopo aver sbloccato il livello cinque: poi dovrete selezionare la fazione con la quale vorrete combattere, proprio in pieno stile Ingress, la cui filosofia continua a essere fondamentale anche in Pokémon GO. Diversamente da quanto accadeva, però, nel capostipite dei titoli Niantic, stavolta le fazioni saranno tre: sfidarsi nelle palestre ci mette dinanzi a due aspetti abbastanza interessanti, con il secondo, che rappresenta il post-fightning, che però non ci ha convinto moltissimo. Partiamo con la fase di battaglia: una volta visto il Pokémon avversario, il sistema vi proporrà l’ideale alleato da mettere in cambio, che potrà anche essere sostituito. Nella mia prima battaglia mi sono ritrovato a combattere un Wartortle con un Bellsprout, con i PL relativamente simili: la vittoria è stata sicuramente affidata al gioco di attacco e di schivata, decisamente semplici da effettuare. Per poter offendere, infatti, basterà “tappare” ripetutamente sull’avversario, mentre per la difesa bisognerà fare uno swipe verso sinistra o verso destra per spostare il vostro Pokémon, così da evitare di essere colpiti. Al termine della sfida, se ne uscirete vincitori, otterrete esperienza e anche la conquista di quella palestra, che passerà alla vostra fazione. Nel caso in cui vi doveste trovare a combattere una palestra della vostra stessa fazione, la vittoria ne aumenterà il prestigio, un valore che vi permetterà di lasciare il vostro Pokémon in quella struttura ad allenarsi. Uno per volta, però. Insomma, il combattimento nelle palestre rappresenta la più grande delle differenze con la saga videoludica su console, che sicuramente non dà ai giocatori e agli appassionati quel senso di sfida che ci saremmo aspettati: affidarci a una strategia, scegliere quale mossa compiere, decidere quali alleati mettere in campo, diventeranno all’improvviso mosse inutili e decisioni ridondanti da prendere dinanzi all’uno contro uno e alla reale assenza di ricompensa alla vittoria. Pur volendo imitare Ingress, però, in Pokémon GO non vengono segnalati i field coperti né i progressi ottenuti di palestra in palestra, vanificando anche lo stimolo che potreste ottenere dal voler mantenere sempre in alto la vostra fazione.

– Tutta la prima generazione da catturare

– L’evoluzione incentiva la cattura infinita

– Quello che i fan aspettavano

Pokémon GO ci ha donato delle ore di puro divertimento impreziosite e chiaramente inficiate da quello che è il fanservice: puntare la fotocamera sul volante della nostra macchina, sul tavolo del nostro soggiorno, per strada, ovunque vogliate, e trovare un Pokémon da catturare è sicuramente appagante e divertente per chi è cresciuto con questa dilagante passione. Dall’altro lato, però, l’euforia delle prime ore potrebbe rischiare di andare a scemare col tempo, là dove combattere nelle palestre resta un aspetto fin troppo legato ai concetti forti di Ingress, un titolo al quale si è avvicinata esclusivamente una forte nicchia del gaming mobile, proprio per la sua natura di necessaria appartenenza a una fazione. La difficoltà nell’ottenere un’evoluzione e la poca strategia proposta dai combattimenti in palestra, possono compromettere la longevità del titolo, che scavando maggiormente in profondità potrebbe perdere quella bellissima patina dorata che si trova in superficie. In ogni caso, a ridosso della release, avremo modo di effettuare un’analisi più approfondita di queste nostre prime impressioni.

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