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Milanoir, provato l'Hotline Miami italiano ambientato a Milano

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Avatar di Gottlieb

a cura di Gottlieb

Pubblicato il 04/01/2018 alle 00:00
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Per raccontare un gioco ambientato a Milano non c’era soluzione migliore che ospitare tutti in una cornice da antologia quale quella del Duomo meneghino. Eppure la città che meglio di tante altre in Italia cerca di decollare verso traguardi europei e che da anni è diventata, oramai, la meta ambita di moltissimi giovani, desiderosi sia di studiare che di lavorare in una realtà più metropolitana, nasconde tanto dietro quelle vasche di cemento e di grattacieli che fanno a gara a chi è più alto. Nasconde storie che sono state raccontate nei romanzi di Paolo Roversi, nelle canzoni di Giorgio Gaber, che raccontava anche del Cerutti Gino e dei suoi furti al Giambellino, e nei quartieri malavitosi che fanno parte di una cultura lombarda spesso troppo sopita. Da qui riparte Milanoir, titolo d’esordio di Italo Games, team italiano che si è affidato a una distribuzione e pubblicazione estera, sotto l’egida di Good Shepherd, una ramificazione di Devolver Digital.

Lo chiamavan dragoMilanoir parte da un presupposto unico e fondamentale, ma che ha presa esclusivamente sugli autoctoni: correndo nei vari livelli, percorrendo gli scenari propostici, avremo modo di riconoscere tutto ciò che fa parte della città meneghina, dai Navigli fino al Pirellone, senza dimenticare anche Parco Lambro o, in maniera sicuramente meno dettagliata e meno esaltata ma comunque presente, la fermata della metropolitana di Udine. Tutto è riproposto con una buona dose di minuzia, chiaramente rievocando uno stile in pixel art che permette a Italo Games anche di gestire il tutto con una licenza poetica che toglie da molti impicci: d’altronde Milanoir non è un documentario e non vuole esserlo, ma vuole semplicemente sfruttare quelle che sono le ambientazioni di Milano per proporre una storia di mala e di organizzazioni criminali. Ci ritroviamo, quindi, nei panni di Piero, un ex galeotto in cerca di vendetta e appena uscito dal carcere: intercettato da una delle persone che ammette di odiare di più, Torinese, viene immediatamente condotto negli uffici della Torre Velasca, dove lo aspetta il suo boss. L’evolversi della vicenda è relativamente scontato e Piero si ritroverà a dover scendere in piazza con la sua arma d’ordinanza per sgomberare le strade dalla concorrenza della mala meneghina. L’ispirazione è chiaramente quella dei film noir à l’italiana, dando un’identità molto precisa al titolo. C’è, però, una vena poco ispirata nei dialoghi, che risultano abbastanza scontati e, nel periodo in cui l’entertainment è riuscito a rendere saturo anche lo sguardo sulla malavita, poco taglienti: negli scambi tra i vari personaggi, a partire dalle prime battute di Piero con Torinese, non c’è il mordente che servirebbe a una realizzazione che vuol essere autoriale e mossa dalla passione che ci è stata mostrata dal team di sviluppo. Sebbene il genere propostoci sia quello di uno sparatutto a scorrimento orizzontale molto classico, avremmo indubbiamente gradito leggere una sceneggiatura anche solo di poco più impreziosita da colpi di testa degni di un noir. Essendo, in ogni caso, un hands on d’anteprima confidiamo poi nella prova della versione finale per ricrederci in tal senso.

Revolver PieroArmati, comunque, della nostra pistola di cui sopra, scendiamo nelle strade del milanese, con la possibilità di muoverci a destra, a sinistra, in alto o in basso, sfruttando un’inquadratura leggermente rialzata ma non a volo d’uccello. Sfruttando un mirino che muoveremo con la levetta analogica destra potremo mirare i nostri avversari e sparare fino a esaurire i colpi a disposizione, che però potremo poi ricaricare. In nostro supporto, essendo la salute a nostra disposizione non infinita, ci saranno le coperture dietro le quali nasconderci, tenendo ben presente che alcune di esse hanno un alto tasso d’usura: tutte le azioni che potremo svolgere, quindi rotolare e scavalcare, andranno chiaramente a rendere il nostro incedere molto più da sparatoria che da noir, il che ci metterà subito a rischio morte. Milanoir, infatti, sembra volerci suggerire la strategia stealth, così da evitare di finire bucherellati dai colpi di revolver dei nostri avversari. Inoltre nel corso dei vari scenari sarà possibile recuperare anche dei power up, ossia granate, molotov e revolver a sei colpi per poter seccare con maggior rapidità gli avversari o, nell’eventualità delle armi da lancio, anche farli fuori in gruppi. Sono tutti elementi, questi, fondamentali per poter sperare di procedere nella nostra avventura, che abbiamo trovato abbastanza complessa e con una difficoltà molto orientata verso l’alto: i villain che abbiamo dovuto fronteggiare si sono dimostrati molto coriacei, sia nelle sessioni di inseguimento che in quelle di stallo uno contro uno, il che ci ha spesso consegnato un feedback abbastanza frustrante. Tutto risiede, però, nella pratica: d’altronde avendo dalla nostra la possibilità di selezionare anche i livelli più avanzati dell’avventura non abbiamo affrontato quella classica curva di apprendimento che si richiede in titoli come Milanoir. Per chiudere segnaliamo anche la presenza di una cooperativa in multiplayer locale, che ci ha permesso di provare il titolo con un collega, pronto a vestire i panni di un anonimo scagnozzo schierato sul campo accanto a Piero. L’esperienza, in tal senso, diventa ancora più complessa perché basterà far cadere a terra uno dei due avatar per decretare il game over. 

– Gradevole riproposizione delle location milanesi

– Stile effettivamente unico

Milanoir è un titolo originale, indubbiamente, ma con alcune criticità che ci spingono a domandare come possa posizionarsi all’interno del mercato odierno. Proporre un prodotto in pixel art nel 2018 dona un odore di retrò che piuttosto che profumare l’aria la rende un po’ pesante. Dall’altro lato la difficoltà, calibrata molto verso l’alto, potrebbe rendere frustrante l’esperienza a chi, per patriottismo e per il mero piacere di ripercorrere le strade di Milano, si lancerà nei panni di Piero senza avere una precisa predisposizione verso il genere trattato. Serviva una forte smorzata verso l’alto per quanto riguarda i dialoghi e la sceneggiatura, che però non abbiamo riscontrato: c’è da dire che, in ogni caso, il prezzo molto contenuto del prodotto permetterà a Italo Games di avere più un feedback da parte dell’utenza, che di sicuro apprezzerà lo scouting delle location svolto dal team.

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