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Mafia III

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Avatar di LoreSka

a cura di LoreSka

Pubblicato il 17/06/2016 alle 00:00
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Il fascino delle storie sulla mafia sembra non vivere momenti di crisi. Da Il Padrino a Gomorra, le storie sul male organizzato hanno affascinato milioni di persone, e non ci sorprende che esistano decine e decine di videogiochi sull’argomento. Se GTA ha sempre fatto del crimine mafioso una parte integrante della propria esperienza, è con la serie Mafia che il mondo dei videogiochi ha esplicitamente dedicato una saga a questa forma di malavita. E, se lo stereotipo del mafioso italo-americano con accento di Brooklyn e un fedora in testa ha stancato da tempo, perché non cambiare radicalmente fronte, spostarsi nel sud degli Stati Uniti e mettere come protagonista un nero? Questo è quanto è stato fatto in Mafia III, un gioco che prosegue quanto visto con i precedenti capitoli ma lo fa mettendo al suo centro una storia tutt’altro che scontata e – forse – una pagina rara tra i ritratti “finzionali” della mafia americana.
Welcome to New Bordeaux
Se c’è una città che in epoca moderna ha incarnato quella malavita “di una volta” negli Stati Uniti, questa è New Orleans. Una città con molti problemi, radicalmente cambiata dall’uragano Katrina, ma che fino a qualche tempo fa nascondeva una rete criminale fatta di truffatori, mercanti della droga e del sesso. Così, la scelta di ambientare Mafia III in una New Orleans fittizia del 1968, ribattezzata New Bordeaux, appare immediatamente azzeccata. Il fascino di questa location è innegabile, con quartieri caratteristici e unici, vaste aree paludose, corsi d’acqua, monumenti storici e segni dell’epoca coloniale francese. Un melting pot in cui si mescolano i neri, gli europei, gli italiani, gli irlandesi e gli americani del dixies land, quelli che pregavano in chiesa la domenica e il lunedì andavano a incendiare qualche croce e a linciare un negro. Una New Bordeaux, quella del 1968, in cui la fine della segregazione razziale sembra non essere piaciuta a tutti, un’epoca in cui minigonne e bigottismo convivono, un’epoca in cui i contrasti e le contraddizioni fanno parte del quotidiano.
Ed è qui che il nostro eroe, un soldato afroamericano, veterano del Vietnam di nome Lincoln Clay fa il nostro ingresso. Avvicinatosi alla malavita locale, si ritrova superstite di un attentato in cui tutti i suoi compagni sono stati uccisi, ed è determinato a ricostruire una propria carriera nel crimine fondando da sé la propria organizzazione criminale. Da qui, Clay inizia a intrecciare una fitta rete di alleanze che lo porteranno a collaborare con diverse figure, ognuna a capo di una qualche forma di malavita locale. Tradimenti e doppi giochi sono all’ordine del giorno in questo ambiente, e il giocatore si trova costantemente spinto a sospettare di tutto e di tutti, selezionando accuratamente quali missioni svolgere. Nel gioco, infatti, vi è la possibilità di seguire diversi percorsi accettando o rifiutando le proposte dei propri alleati, che determineranno la modifica dell’ecosistema mafioso della città e alcuni colpi di scena non di poco conto.
Silenziosi o rumorosi, ma letali
Dal punto di vista del gameplay, il gioco dà la possibilità di approcciarsi ad ogni missione come si desidera. Si può scegliere di muoversi in modalità stealth, attivando una sorta di modalità “occhio dell’aquila” che consente di individuare le minacce nelle vicinanze ed, eventualmente, aggirarle. Una volta giunti in combattimento, il giocatore può fare uso del proprio arsenale e raccogliere le armi direttamente sul campo di battaglia, facendo fuori gli scagnozzi avversari a suon di piombo rovente. Mafia III, come prevedibile, è un gioco molto violento, che non lesina sul sangue e che mette in scena la brutalità delle azioni della malavita organizzata. Non ci sorprende, dunque, che nel gioco si possa fare largo uso di finisher violentissime nel corpo a corpo, talvolta contestuali con l’ambiente entro cui si svolge l’azione. Vi è la possibilità di chiamare i rinforzi nel bel mezzo dell’azione, ed è davvero un piacere vedere i propri alleati irrompere e ingaggiare un combattimento in una situazione particolarmente calda.
Qualche limite, molte certezze
Purtroppo, da un punto di vista tecnico non ci troviamo certo di fronte a un gioco da lasciare a bocca aperta sotto tutti gli aspetti. Se l’ambientazione straordinaria e piena di personalità è stata realizzata con uno stile artistico lodevole, lo stesso non si può dire dei nemici che – troppo spesso – sono realizzati con gli stessi modelli e indossano gli stessi vestiti. In più di un’area abbiamo avuto una pessima sensazione di già visto, e dopo il quinto o sesto clone ucciso nel corso di un breve periodo di tempo i limiti sono apparsi fin troppo evidenti.
Ciò che, invece, ci ha sorpreso in maniera enormemente positiva è la colonna sonora e, in generale, il sound design. Ottimi gli effetti ambientali, brutali le esplosioni dei colpi, e la musica è una raccolta di brani rock tipici degli anni Sessanta. Da urlo.

– Ambientazione originale e affascinante

– Eccellente sound design e colonna sonora

– Sistema di alleanze intricato

Mafia III si riconferma un capitolo interessante per questa serie, e un gioco con un’ambientazione davvero unica. La storia, allo stesso tempo, sembra distaccarsi dai consueti stereotipi della malavita organizzata, fornendoci qualcosa di mai visto e coniugandolo perfettamente con il luogo entro cui si svolge la vicenda. In attesa che Rockstar tiri fuori dal cilindro l’ennesimo gioco con la medesima struttura capace di incantare pubblico e critica, questo titolo è un eccellente palliativo che vi consigliamo di tenere in serissima considerazione.

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