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Gwent Beta

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 24/11/2016 alle 00:00
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The Witcher III Wild Hunt è uno dei pochi titoli che hanno definito l’attuale generazione di console, fin qui abbastanza avara di soddisfazioni: parliamo di uno dei giochi di ruolo più ambiziosi, vasti e coinvolgenti di sempre, curato in ogni minimo dettaglio, capace di mettere d’accordo ruolisti dell’ultima ora con i vecchi volponi del genere.
Così ben realizzato, in verità, da essere capace di generare uno spin-off a grande richiesta del pubblico stesso, che aveva passato ore a giocare a Gwent, il minigioco di carte assai diffuso nel mondo di Geralt. CD Projekt, i cui sforzi produttivi sono al momento diretti su Cyberpunk 2077, non se l’è fatto ripetere due volte, e ha messo un team al lavoro sulla versione “full” di Gwent.
L’abbiamo provato per voi.
Semplice e assuefacente
Gwent rispondeva alle due regole principali che deve avere un minigioco incluso in un titolo assai più ampio: la semplicità e la capacità di generare dipendenza, magari aggiungendo il fattore collezionistico (che, in tempi di Pokemon, non guasta mai). Come dimenticare a suo tempo quello che fece il Blitzball in Final Fantasy X, altro passatempo che prolungò di parecchio la longevità del titolo base. 
Le regole del Gwent sono di facile comprensione, e ciò sembra mitigare l’aspetto strategico, ma, partita dopo partita, si gioca sempre con più gusto, si provano tattiche nuove e si cambia mazzo per variare l’approccio alla partita.
Le basi non sono variate: il mazzo ha un numero minimo prefissato ma non uno massimo, le carte – pedina vanno disposte su tre file (in prima i combattenti all’arma bianca, in seconda quelli a distanza ed in terza le macchine d’assedio) e tornano quelle meteo, capaci di sparigliare il tavolo da gioco, le spie, da piazzare nel territorio nemico per pescare carte, e i poteri specifici per ogni fazione.
Per uscire vincitori da ogni scontro bisogna vincere due round su tre totalizzando un punteggio globale superiore rispetto a quello dell’avversario: quest’ultimo si calcola sommando i valori di attacco di ogni singola carta, al netto dei già citati effetti meteo, di moltiplicatori come le cornamuse e di bonus di altra natura.
Altra particolarità è data dal fatto che la mano iniziale di carte dovrà durare per tutti i round di gioco, anche se ci sono numerose deroghe a questa regola nella forma di carte che consentono di pescare dal mazzo, prime tra tutte le già citate spie.
Le carte speciali, equiparabili alle leggendarie del noto Hearthstone, rappresentano gli eroi della serie (da Geralt a Ciri, passando per Yennefer), dotati di valori di attacco notevoli o di abilità speciali capaci di spostare gli equilibri delle partite, e, soprattutto, della capacità di non essere influenzati dai modificatori che tendono ad abbassarne le statistiche.
Durante la main quest di The Witcher 3 l’unico difetto di questo minigame era rappresentato dalla morbidezza del livello di difficoltà, con pochissimi sfidanti davvero degni sparsi per il mondo di gioco, ma in questa versione stand alone offrirà partite contro altri umani, oltre a match contro l’intelligenza artificiale. Come per il poker, Gwent premia i giocatori che sanno quando è il momento di concedere un round all’avversario e quando, invece, si deve giocare alla morte fino all’ultima carta disponibile.
Novità
Più che nelle meccaniche di base del gioco, quindi, le novità di questa edizione stand alone vanno ricercate nell’interfaccia grafica, nella possibilità di confrontarsi con altri umani anche in cross play e nell’introduzione di un duplice sistema monetario, in cui le microtransazioni si affiancano alla valuta ottenibile giocando.
La UI risulta assai gradevole (noi abbiamo testato la versione PC, ma crediamo non vi siano differenze di sorta anche per quanto concerne le console), espande la semplicità d’uso di quella originale e aggiunge effetti grafici che conferiscono al prodotto una maggiore pulizia e spettacolarità, utili a farlo percepire come il più vicino possibile a prodotti tripla A come la serie base da cui proviene.
Il cross play, che dovrebbe includere anche PS4 oltre ad Xbox One e PC, allargherà a dismisura il bacino di utenza, provando a conquistare fette di mercato sulle quali Blizzard e il suo brillante gioco di carte non hanno ancora allungato le mani: non abbiamo testato la bontà del control system con un pad in mano, ma non crediamo che l’assenza del mouse possa andare a penalizzare eccessivamente le dinamiche di gioco, visto che il Gwent originale non ne ha mai sofferto.
Una fitta coltre di nebbia avvolge, invece, il modello di business e le microtransazioni: se è possibile farsi un’idea di quanto si potrà spendere al lancio del gioco, con il costo dei barili (l’equivalente delle bustine) che variano da poco meno di tre euro ad oltre sessanta, a seconda della quantità, ancora non si sa nulla sul costo delle avventure single player, che CD Projekt sembra tenere in grande considerazione, promettendo un’esperienza soddisfacente anche da soli e, soprattutto, longeva (si è parlato addirittura di una decina di ore l’una).
Infine, per quanto fosse solamente una versione beta, su PC non abbiamo riscontrato grossi problemi, se non sporadici crash al desktop durante il matchmaking, che comunque capitano, seppur raramente, anche con i prodotti della concorrenza (Hearthstone stesso non ne è immune, soprattutto su mobile): la pulizia e la cura per i dettagli sembrano essere quelli soliti a cui la software house polacca ci ha abituato.

– Meccaniche semplici, ma non senza profondità

– Cross play PC – console

– Nuova interfaccia e future avventure single player

Quando scende in campo un colosso come CD Projekt, capace di eccitare le masse anche con un progetto “minore” rispetto alle sue produzioni più titolate, c’è da prestare un occhio ed un orecchio anche in un momento in cui il mercato dei giochi di carte digitali sembra intasarsi.

Gwent promette di offrire lo stesso divertimento del minigioco visto nel terzo capitolo delle avventure di Geralt, supportato da un’infrastruttura solida, da un graditissimo cross play e dalla possibilità di intraprendere avventure in single player longeve ed impegnative, anche se di quest’ultime, nella beta da noi provata, non c’era ancora traccia.

Rimanete sintonizzati sulle nostre pagine nei prossimi mesi per seguire l’evoluzione di questo promettente progetto.

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