Anteprima

Ghost in the Shell - First Assault Online

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a cura di Forla

Se siete giunti su questa pagina appartenete probabilmente a una di queste categorie: o siete famelici lettori (e appassionati di videogames) che divorate qualsiasi articolo sulla home, oppure amate il brand di Ghost in the Shell. Chi vi scrive ha apprezzato molto la saga cyberpunk giapponese, e sapendo che un nuovo gioco legato al franchise era stato lanciato, non ho potuto fare a meno di scaricarlo e metterci sopra le mie bramose manine. Ghost in the Shell ha una storia complessa, articolata, che va a toccare tutta una serie di tematiche “calde” molto care agli appassionati di fantascienza. Purtroppo in questo First Assault Online l’analisi di intriganti diatribe morali riguardanti il sostituire parti del proprio corpo con rimpiazzi cibernetici, fino a trasformarsi completamente in macchine senzienti (ancora umani o meno?) viene messa da parte in favore di un asciutto gameplay da sparatutto competitivo online. 
Immerso e pronto all’azione
Come detto poco sopra, la licenza è stata sfruttata per mettere in piedi un gioco come se ne sono già visti a decine; purtroppo per noi, quasi nessuno si è rivelato essere un capolavoro indimenticabile. Il titolo è uno sparatutto a squadre competitivo che sfrutta l’ormai abusato modello free to play con microtransazioni annesse. Dopo la schermata di caricamento iniziale veniamo catapultati in un breve tutorial iniziale che ci introduce a tutta una serie di meccaniche estremamente familiari a chi bazzica il mondo degli FPS. Saltare, accucciarsi, mirare, sparare, cambiare arma e lanciare granate sono le azioni standard a cui si aggiunge l’abilità unica di ogni personaggio. Da quando Overwatch è salito alla ribalta sembra ormai che la tendenza sia quella di creare giochi “hero based”, e anche questo non fa eccezione. La particolarità della meccanica sta nel fatto che la barretta dell’abilità speciale è divisa in due sezioni. Caricando completamente la prima, cosa che avviene abbastanza alla svelta, è possibile usare la skill su noi stessi. Avendo un po’ di pazienza invece, e spingendo l’indicatore al massimo a suon di kill e obiettivi raggiunti, è possibile sfruttare la versione potenziata del potere. In alcuni casi questo migliora il potenziale dell’abilità: ad esempio Ishikawa, un geniere barbuto, può schierare una torretta che guadagna in raggio d’azione e potenza di fuoco con il secondo livello di abilità. Altri personaggi invece mantengono le caratteristiche base del primo step ma possono condividere il beneficio ottenuto con i compagni di squadra nelle vicinanze. La bella Motoko è in grado di occultare per un breve periodo di tempo gli alleati, una capacità di indubbia utilità per un assalto all’obiettivo silenzioso ma letale. Questo è un buon espediente per obbligare i giocatori a fare squadra, incentivandoli a coordinarsi e sferrare un attacco combinato forti del bonus concesso da un compagno. Purtroppo sul versante gameplay non c’è molto altro da aggiungere, le modalità sono tutte di stampo classico: con “deathmatch” che la fa da padrone seguito da “cattura” e “mantieni il punto” e “conquista il terminale”; una variante della precedente con l’aggiunta dei Tachikoma. Gli amanti del brand rizzeranno le orecchie a questo nome, per tutti gli altri possiamo dirvi che si tratta di robottoni simili a dei ragni impiegati dagli agenti della Section9 nelle loro missioni.
Siamo tutti sacrificabili
I nove personaggi che abbiamo a disposizione sono tutti cyborg, chi più chi meno, e coloro che hanno seguito il manga, la serie animata o visto gli OAV non potranno fare a meno gioire nel vestire i panni del proprio agente preferito. Ognuno di loro è equipaggiabile con un’arma principale, una di backup, una da mischia e le granate. Progredendo nel gioco si sbloccano anche vari potenziamenti cibernetici temporizzati e slot in cui incastonarli. Man mano che si macinano partite vengono resi disponibili per l’acquisto anche dei pezzi per modificare le nostre bocche da fuoco e si guadagnano crediti per acquistarli. Come potete ben immaginare non è che si facciano soldi a palate, e chi vuole impugnare alla svelta macchine di morte devastanti e magari personalizzate con qualche skin tamarra si troverà costretto ad aprire il portafogli. Stesso discorso per gli agenti: dei nove disponibili tre a nostra discrezione possono essere sbloccati in tempi brevi, mentre per tutti gli altri ci toccherà farmare come i disperati o spendere qualche soldino. La cosa non ci stupisce affatto e la nostra opinione è che alla maggior parte dei giocatori che vogliono giocare senza spendere un centesimo il gioco verrà a noia in un breve lasso di tempo. Dal punto di vista tecnico il titolo non strabilia né delude, attestandosi sul livello qualitativo medio di questo tipo di produzioni. I modelli, tutti fedeli al concept originale del personaggio (ma con variazioni sul tema per quanto riguarda le skin a pagamento) si muovono però in mappe scialbe e con poca personalità. Abituati alle belle ambientazioni del Giappone futuristico, ci saremmo aspettati ambientazioni che rendessero più giustizia al mondo immaginario del maestro Masamune. Ad intaccare la formula di gioco troviamo qualche imperfezione, come delle hitbox spesso imprecise, che ci hanno visto mettere a segno headshot devastanti anche se la mira non era delle migliori. Anche gli spawn point vanno rivisti, perché ci è capitato più di una volta di essere catapultati in gioco proprio davanti alla bocca di un fucile nemico, il quale ovviamente non ha esitato un attimo a rimandarci nel paradiso dei cyborg. Il time to kill risulta davvero ridotto e la completa assenza di kit medici o altri modi per ripristinare l’energia riduce la durata media delle azioni a tempistiche davvero stringate. In ultima nota si comunica che il gioco è in open beta dal 28 luglio scorso e che è disponibile con testi in italiano.

– Possibilità di vestire i panni della maggior parte dei personaggi originali del franchise

– Lo share della abilità è una feature interessante

Ghost in the Shell – First Assult Online non è che un altro titolo free to play che va ad ingrossare la già folta schiera di produzioni di questo tipo. L’amara delusione di vedere sfruttato un brand dal così alto potenziale per uno sparatutto online gratuito ci spinge a pensare che i server non rimarranno densamente popolati a lungo. Al suo gameplay poco originale è abbinato lo share delle abilità, una feature abbastanza fresca che però facciamo fatica a credere che da sola riesca a sorreggere il peso di una produzione mediocre. Se a questo aggiungiamo che il farming è risultato troppo lento e che il terreno sembra fertile per strategie pay to win, possiamo già da ora immaginare come andrà a finire la faccenda.