Anteprima

Dreadnought

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a cura di Forla

Quando abbiamo messo mano alla beta di Dreadnought eravamo entusiasti all’idea di risfoderare il nostro bravo HOTAS, da troppo tempo relegato in un angolino del salotto coperto da uno spesso strato di polvere. La nostra euforia si è però subito spenta quando ci siamo resi conto che il titolo è giocabile solo con mouse e tastiera. Un gioco di astronavi senza il supporto per l’HOTAS è un po’ come un campo da calcio senza il supporto per scarpe coi tacchetti, dico io! In effetti è così, il problema è che il titolo che abbiamo provato non è propriamente un gioco di astronavi; o meglio, le astronavi ci sono, si possono guidare, ma non ha niente a che vedere con simulativi e simili. Dimenticatevi il dogfighting da giramenti di testa, cabrate spericolate e battaglie laser al fulmicotone, qui tutto è calmo e pacato come una partita di scacchi giocata a bordo di un mammuth di metallo. Continuate a leggere e tutto vi sarà spiegato nel dettaglio.
Ammiraglia in B6
Come detto poco sopra Dreadnought è quasi più uno strategico che uno sparatutto, non fraintendeteci non ci sono turni o cose del genere, tutto si svolge in tempo reale ma ad un ritmo estremamente lento. Ci troviamo infatti al timone di mastodontiche navi spaziali dotate di equipaggiamenti offensivi devastanti ma dalla manovrabilità estremamente ridotta. Attualmente sono disponibili solo due modalità di gioco che, seppur praticamente identiche, vanno approcciate in maniera diversa. Team deathmatch è il classico scontro a squadre, con punteggi limite da raggiungere prima di portare a casa la partita. Team Elimination invece è un deathmatch in cui una volta distrutti non si rientra più in gioco, e si giunge alla fine dello scontro una volta avuta la meglio sull’intera squadra avversaria. Viene naturale quindi approcciare questa modalità in maniera molto più cauta rispetto alla precedente, ma anche se la prudenza è caldamente consigliata la consapevolezza di avere a disposizione una sola chance rende il tutto molto più teso e adrenalinico. Oltre a queste due tipologie di gioco, entrambe on line, è possibile fare un po’ di pratica coi bot in un deathmach offline, opzione che abbiamo apprezzato soprattutto nelle fasi iniziali di gioco e che ci ha permesso di prendere confidenza con i vari loadout. Ogni vascello dispone di un’arma principale e di un’arma secondaria, più un set di quattro skill attive che possono avere funzionalità offensive, difensive o diversive. Man mano che si macinano partite si guadagnano crediti con cui, una volta raggiunto il livello richiesto, è possibile acquistare equipaggiamento per i nostri vascelli e un buon numero di modifiche prettamente cosmetiche. In realtà la possibilità di accedere ad un armamentario più performante ad alti livelli non ci ha entusiasmato, e speriamo vivamente che il gioco proponga un matchmaking perfetto, senza il quale sarebbe facile incappare in pesanti sbilanciamenti. Al momento di redarre questo articolo, inoltre, segnaliamo come i server siano in alcuni casi estremamente popolati e in altri impieghino decine di minuti per trovare una partita; nulla di preoccupante comunque, considerato lo stato di Beta.
Una flotta variegata
Analizziamo ora i vari tipi di nave con cui possiamo dare battaglia: al momento sono cinque, ma accumulando crediti è possibile entrare in possesso di diversi modelli appartenenti alla medesima tipologia. Destroyer e Dreadnought sono due grosse corazzate, entrambe lente e pesantemente armate. Queste sono le scelte che ci sentiamo di consigliarvi per approcciare il titolo, in quanto la loro capacità di incassare consente uno stile di gioco abbastanza permissivo. Poi c’è la Artillery Cruiser, una specie di enorme fucile da cecchino volante, fragile ma in grado di infliggere pesanti danni, soprattutto se utilizzata in modalità assedio. Segue la Corvette, quanto di più simile ad un caccia, è piccola e molto più agile delle sue colleghe. In grado di diventare invisibile e picchiare duro, risulta perfetta per per brevi sortite mordi e fuggi, decisamente non ama stare nel vivo della battaglia. Per finire c’è la Tactical Cruiser, una nave di supporto con la capacità di riparare le alleate tramite un raggio, utilissima se ben appostata dietro ad una copertura. Ogni nave dispone inoltre di una barretta dell’energia che è possibile deviare verso vari sistemi per potenziarli momentaneamente e migliorarne le prestazioni. Tramite la pressione della rotellina del mouse infatti si apre un menù circolare suddiviso in tre sezioni: deflettore, motori e armi. Selezionando uno di questi reparti la barra dell’energia comincerà a calare ma godremo rispettivamente di una migliore protezione, di un’aumentata mobilità o di un rateo di fuoco più intenso. Come detto in precedenza il titolo allo stato attuale è povero di modalità, e ci saremmo aspettati di poter mettere mano anche ad campagna single player che mesi fa era stata promessa con rilascio in forma episodica. Quello che invece ci ha lasciato piacevolmente sopresi è il comparto tecnico, realizzato con il potente Unreal Engine 4 offre un impatto visivo di tutto rispetto. Anche il design dei gargantueschi vascelli, che strizza palesemente l’occhio alle produzioni fantascientifiche più famose, ci ha soddisfatto pienamente. Non ci resta che attendere ancora un po’ nella speranza che nuove modalità vengano introdotte in modo da spezzare la monotonia di un gameplay che ci sembra aver ancora molto da dire

– Combattimenti tattici e non frenetici

– Buon impatto grafico

– Elevata personalizzazione del loadout

Dreadnough ci ha lasciato delle buone sensazioni. Al comparto tecnico di prim’ordine si affianca un gameplay lento e ragionato, ma assolutamente mai noioso. Al momento il tallone d’Achille della produzione è il numero ristretto di modalità di gioco e la mancanza di una campagna per giocatore singolo. Vedendo lo stato attuale del titolo non riteniamo quest’ultima indispensabile, in quanto il fulcro centrale dell’esperienza rimarrà sicuramente il competitivo on line. Ci aspettiamo comunque l’introduzione di modalità aggiuntive o di altre variabili in grado di modificare incisivamente l’esperienza di gioco.

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