Recensione

ZOE

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a cura di Sem

Quando una software house si cimenta nel creare un nuovo genere per dare ossigeno ad un ormai saturo e soffocato mondo videoludico, la comunità dei gamers non può che esserne felice.Soprattutto se la softco in questione è nota agli onori della cronoca per aver dato vita ad alcune delle pietre miliari della storia dei videogames, questa risponde al nome di Konami. Inoltre come ulteriore marchio di qualità Z.O.E. ha il merito di essere stato creato e curato da un team di programmatori, grafici, sceneggiatori e artisti di primo livello, alcuni dei quali provenienti dal team di Ideo Kojima (Metal Gear Solid 2 vi dice niente?), ed è stato proprio il nostro a partecipare a questa produzione in veste di coordinatore e supervisore.L’intento primario per questo coraggioso progetto era quello di creare il primo Robot Animation Simulator. Dietro questo acronimo si cela l’idea intrapresa nel lontano 1990 da un membro del team di Mr Kojima: Noriaki Okamura. Appassionato di fantascienza e serie animate robotiche, Okamura, attese l’avvento di un hardware potente e sofisticato, capace ricreare quel mondo che lo affascinava. La nascita della PS2, gli ha fatto capire che quel sogno si sarebbe tradotto finalmente in realtà.Uno dei punti fermi dal quale partire per la realizzazione del suddetto titolo era quello di ricreare fedelmente l’ambiente e le emozioni di una tipica serie animata robotica e di immergere il giocatore all’interno di qust’ultima per farlo sentire parte di essa. Per riuscire in questo, si è deciso di fondere una struttura tipicamente simulativa ad una improntata all’azione, il tutto unito all’immediatezza e alla semplicità del sistema di controllo, così da creare un esperienza di gioco mai sperimentata fino prima.Da quanto premesso si deduce che la trama all’interno di Z.O.E. dovrebbe ricoprire un ruolo fondamentale, ed effetivamente così è …almeno izialmente…Subito dopo aver caricato il dvd del gioco si viene subito accolti da una bellissima sigla completamente cantata, accompagnata da un altrettanto apprezzabile filmato in computer grafica che ci introduce ai titoli di testa anch’essi accompagnati da una stupenda quanto ipnotica melodia.In questa schermata ci è data la possibilità di settare le opzioni di gioco, continuare dal precedente salvataggio o, una volta terminato, accedere alla modalità versus.Selezionando il comando start ci viene data la possibilità di decidere il livello di difficoltà che va da easy a very hard.A questo punto assistiamo ad un ulteriore filmato in CG, che funge da prologo all’intera avventura.La storia si svolge nel 2172 all’interno della colonia spaziale Antilla che gravita attorno a Giove; improvvisamente viene invasa dai terroristidi di Barhan. Mentre la battaglia imperversa tra gli invasori e le truppe di difesa della U.N. Space Force entra in scena il giovane protagonista del gioco, Leo Steambuck intento a darsi alla fuga per salvarsi. Durante la sua corsa Leo assiste inerme alla morte di alcuni compagni quando gli si pone di fronte uno degli obiettivi dei terroristi: un Orbital Frame, il Jehuty. Un robot enorme dalle capacità tanto potenti quanto sconosciute. Il ragazzo si ritrova incosapevolmente nell’abitacolo di comando e al centro di furiosi combattimenti,imbattendosi nel mech del comandante delle forze di Bahram, Viola, antagonista principale dell’intera vicenda.Al termine di questa sequenza inizia il gioco attraverso un piccolo briefing (liberamente skippabile dal giocatore) dove si assimilano le principali funzioni del vostro mech. Niente paura, nulla di complicato anzi, alla fine ci si stupirà di quanto sia semplice ed intuitivo il sistema di controllo. Le missioni da compiere si svolgono in molteplici locazioni le quali spaziano da enormi città a complessi industriali fino ad arrivare a vasti territori montuosi. I vari quadri di gioco sono raggruppati in una vasta area che rappresenta la mappa generale, nella quale si vanno a selezionare le varie missioni che consistono in alcuni casi nel recupero di particolari password, talvolta custodite dai mech avversari, che sbolccano nuovi accessi o nuovi armamenti. Si deduce quindi che si devono affrontare svariate battaglie prima di giungere alla fine.Gli scontri fungono quindi da collante nella struttura di gioco e costituiscono parte integrante di esso, questi inoltre influiscono sull’andamento e sul giudizio finale che viene attribuito a gioco compiuto. Ad esempio data la completa interattività con l’ambiente circostante in determinate aree durante un combattimento bisogna fare attenzione a non colpire e distruggere i palazzi portando così in salvo i civili all’interno. Maggiore è il danno inflitto alle strutture così inferiore è il vostro giudizio finale. Analizzando l’aspetto puramente tecnico non posso che lodare questo titolo. Ciò che più stupisce e l’estrema cura posta nei più piccoli particolari. A partire dal nostro Orbital Frame continuamente pervaso da una scarica di energia che percorre ogni suo arto. Anche gli effetti provocati dalle varie armi sono da sottolineare per la loro spettacolarita’ dovuta dal connubio perfetto tra animazione ed effetti speciali impiegati quali motion blur, giochi di luce, trasparenze, distorsioni. Gli ambienti circostanti non sono da meno, riservandoci delle strutture riccamente definite ed animate. Vedere palazzi che deflagrano letteralmente sotto i nostri occhi ogni volta che vengono raggiunti dai colpi delle armi, è davvero esaltante quanto appagante nel coinvolgimento generale. Insomma sotto questo aspetto l’intento di ricreare la spettacolarità e la dinamicità di un serie animata e stato colto in pieno.Le musiche che accompagnano le fasi di gioco a differenza di quelle di apertura, rimangono stranamente anonime, una specie di musica techno accompagna le nostre gesta diventando più intensa e veloce soltanto nelle fasi più concitate.Dopo essere letteralmente sobbalzati davanti a tanta magnificenza grafica si ritorna con i piedi per terra poichè incominciano lentamente ad affiorare alcuni aspetti di gioco che forse non sono stati sviluppati al meglio.Un esempio è la trama che avrebbe dovuto rivestire uno degli aspetti primari di Z.O.E. ma nella parte centrale questa viene stranamente lasciata ad un ruolo marginale e soltanto verso la fine si ha un impennata, dove le vicende narrate diventano finalmente più coinvolgenti. Anche la particolare struttura di gioco subisce un appiattimento nella fase centrale, talvolta saremo costretti a rivisitare le stesse locazioni con la conseguente noia e frustrazione da parte del giocatore. Per fortuna questo aspetto è attenuato dai combattimenti, sempre esaltanti.Ed eccoci arrivati ad uno dei lati altrettanto preponderanti le battaglie. Come ho evidenziato l’essere al comando, anche se virtualmente, del potentissimo Orbital frame, è estremamente appagante ed elettrizzante data l’elevata semplicità ed immediatezza dei controlli, ma è forse proprio questo particolare che grava sull’aspetto puramente strategico dei combattimenti. All’inizio durante le nostre “mazzate intergalattiche” ci si esalta nell’utilizzare ogni arma del nostro mech. In seguito, quando i nemici diventano più ostici, ci si accorge che la nostra fame di giungere facilmente all’epilogo, ci spinge ad utilizzare la strategia d’attacco più efficace e veloce per sterminare l’avversario:”la zuffa spaziale”….Si perchè tra le varie modalità di attacco vi sono quelle a distanza e ravvicinate(attraverso l’utilizzo della spada in dotazione) ma alla fine opteremo per quest’ultima tecnica che esalterà la spettacorarità dei combattimenti ma che farà sembrare il tutto una colossale “zuffa”!Lo stesso accade quando si affrontano i mega boss che ci si parano davanti più volte durante l’avventura. Questi ultimi hanno un intelligenza artificiale piuttosto limitata in quanto i loro attacchi vengono sferrati sempre allo stesso modo, quindi una volta scoperta la loro tecnica si dovrà semplicemente agire di conseguenza.Quanto evidenziato in queste righe può far legittimamente pensare che Zone of the Enders sia l’ennesima delusione; bè, è così solo in parte. Mi spiego meglio, secondo il mio giudizio Z.O.E. è frutto di una straordinaria idea non totalmente sviluppata ma credo non per volere dei suoi creatori ma per l’esigenza di lanciarlo sul mercato al più presto. Sicuramente se il tempo di gestazione e progettazione fosse stato più lungo, forse il risultato sarebbe stato migliore. Così com’è, posso soltanto dire che Z.O.E. è un titolo innovativo, divertente e spettacolare ma che sulla carta il team della Konami ha dimenticato alcuni aspetti quali: coinvolgimento, varietà, colpi di scena, spessore e… longevità (investire svariati fogli da 10.000 in un gioco che a livello normal non dura più di sette ore, è piuttosto irritante!)Un ultimo appunto, per chi non lo sapesse, questo giochillo contiene un ulteriore disco al suo interno: Il demo di “METAL GEAR SOLID 2″…a buon intenditor…

8

Z.O.E. rimane un titolo non privo di difetti, soprattutto per quanto riguarda trama e struttura globale. Il comparto grafico e la semplicità del sistema di controllo rende comunque l’esperienza esaltante e coinvolgente che risulta però insufficiente nel contesto generale ed escludendo il gioco dalla elite dei “Capolavori” .

Nell’attesa di un inevitabile seguito, che speriamo affini gli aspetti negativi evidenziati, incominciamo a sollazzarci con questo primo promettente episodio.

Voto Recensione di ZOE - Recensione


8