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Yo-Kai Watch 2

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Avatar di Matteo Bussani

a cura di Matteo Bussani

Pubblicato il 27/03/2017 alle 00:00
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Ci sono ciclicamente brand che nel corso della storia sono riusciti a destare nei ragazzini un tale interesse da rimanere impressi nella memoria di tutti: Dragon ball, Pokèmon e Digimon sono solo alcuni di una ben più lunga serie. Ora però, nel 2017, quali sono i giocattoli, cartoni e videogiochi che stanno entrando nei loro cuori? Se siete genitori, avete fratellini più piccoli o siete sempre stati appassionati del mondo nipponico degli Yo-Kai formato famiglia (non quelli di Ni-Oh per intendersi) dovreste già conoscerli, visto  che di sicuro uno dei rappresentanti più illustri dell’ultimo periodo è Yo-Kai Watch. 
Grazie a una massiccia opera mediatica questo brand è riuscito a catalizzare l’attenzione di tutti i giovani videogiocatori, interessati ai colorati e paffuti spiritelli, tipici della cultura nipponica. La combinazione di un character-design moderno, un concept che per certi versi ricorda quello dei pokèmon e una forte spinta educativa è la formula che ha permesso il successo su larga scala di un primo capitolo del videogioco, targato level-5, e l’approdo così di un secondo capitolo il 7 aprile su nostri scaffali. Proprio di quest’ultimo siamo andati a vedere e provare una breve demo negli studi di Nintendo, come introduzione alla recensione che arriverà a breve sulle nostre pagine.
More of the same, ma un po’ meglio
Durante la presentazione è stato più volte detto di come il gioco non voglia andare a riscrivere meccaniche o innovare particolarmente la formula rispetto al primo, bensì riproporre le scelte vincenti di esso, ampliando quanto di buono è stato fatto: un “more of the same”, insomma, ma più grande e bello. Ciò è dovuto soprattutto a una motivazione consequenziale non da poco. In Giappone, infatti, l’ordine di uscita è stato primo gioco – anime – secondo gioco, molti dunque si sono ritrovati a sfruttare il secondo capitolo come primo approdo alla serie e alle sue meccaniche. Tanto che questo aspetto è facilmente riscontrabile anche nella trama narrativa, dove il protagonista Nate comincia la sua avventura perdendo la memoria e rivivendo le stesse fasi iniziali del primo capitolo, ovviamente con le opportune modifiche e poggiando le basi per un’avventura comunque differente.
Rispetto all’originale, c’era l’interesse di rendere la città più familiare al giocatore, così da permettere dopo le prime missioni di capire al volo i riferimenti sulla mappa, senza stare lì a seguire pedissequamente le indicazioni a schermo. L’immersione poi con il mondo di gioco vuol essere ancora primaria, con piccoli dettagli della cultura giapponese che trovano ampio riscontro all’interno del gioco, uno su tutti il togliere le scarpe entrando in casa. Ad aggiungersi, sono molto interessanti anche la dicotomia tra città e campagna, visibile tra Harrylandia e il villaggio della nonna, o il paragone tra il giappone moderno e quello degli anni 50 del secolo scorso, viaggiando nel tempo con particolari specchi chiamati Miradox.
Ora giochiamo, però!
Chi gioca a Yo-Kai Watch non lo fa per gli aspetti culturali e immersivi del background, ma lo fa principalmente per gli Yo-Kai, spiriti tradizionali della cultura giapponese, che qui assumono il ruolo, al pari dei pokèmon, di companion da far scontrare. 
Essi, però, al contrario del competitor, ci daranno una mano solo quando ne hanno voglia e l’obiettivo sarà guidarli, aiutandoli quando sono in difficoltà o hanno un malus, attivando la mossa speciale al momento giusto o scegliendo al volo il party di tre con le caratteristiche migliori per affrontare lo scontro. Molte di queste attività per essere sfruttate al meglio richiedono il compimento di QTE che fanno ampio utilizzo del touchscreen della console, sollecitato dalla foga dei movimenti e dal tempo, abbondante ma mai troppo. 
Due meccanismi sono inediti per la serie e sono entrambi sbloccabili tramite lo Yo-Kai Watch model Zero (il prototipo dello Yo-Kai Watch) creato proprio negli anni ‘50 da nostro nonno, ai tempi ancora bambino: il Poke e le M-Skill. Il primo permette di sfruttare i punti deboli dei nostri avversari per arrecare un danno maggiorato e al contempo di rilevare i nostri per ottenere interessanti buff o ristabilire il nostro stato di salute. Le m-skill, al contrario, permettono allo Yo-Kai di attingere alla forza dei suoi due compagni di party e così da triplicare la potenza della propria mossa speciale.
Ci sono poi tante altre piccole aggiunte, tra cui segnaliamo la modalità Watch Blasters (diventata in giappone sufficiente a giustificare uno spin-off della serie) dove prenderemo il controllo di uno Yo-kai e, anche in co-op, potremo sfoggiare una serie di attacchi, destreggiandoci contro gli Yo-Kai cattivi.
In totale l’indice di questi spiritelli conta ben 203 voci, di cui alcune reperibili solo nella versione del gioco corrispondente: Spiritossi o Polpanime. Sarà anche possibile scambiarsi gli Yo-Kai così da arrivare a poterli vantare tutti quanti come amici. 
La localizzazione e le cutscenes sono prese in abbondanza dall’anime originale così da entrare subito in sintonia con il giocatore appassionato, che ne già conosce le avventure per mezzo della rappresentazione televisiva.

– Ancora più interazione con la città

– può essere giocato come punto introduttivo nella serie

– Poke e M-Skill approfondiscono il gameplay

Yo-Kai Watch 2, Polpanime o Spiritossi che sia, si presenta come una versione più grande, più bella e con più attività del primo capitolo. L’interesse verso il titolo, soprattutto da parte delle giovani leve è altissimo, perchè le novità comunque non mancano, ma se in questa anteprima abbiamo potuto giusto intravederle, aspettiamo la recensione per descrivervele nel dettaglio con dovizia di particolari.

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