Recensione

Warriors Orochi

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a cura di Fabfab

Tanto per essere chiari fin da subito, il qui presente Warriors Orochi rappresenta l’ennesima variante lanciata sul mercato del solito franchise, come se già non bastassero i vari Dynasty e Samurai Warriors, con le rispettive versioni Xtreme Legends ed Empires. In attesa della variante europea della saga, Bladestorm, in uscita a breve, Koei ha pensato bene di giustificare l’ennesimo titolo-fotocopia con l’originale (si fa per dire) trovata di mescolare assieme le saghe cinese e giapponese, aumentando a dismisura il numero di personaggi presenti.

Il demone del tempoL’Orochi del titolo altri non è che un potente demone che, influenzando lo scorrere del tempo, rapisce i più forti guerrieri di ogni tempo, radunandoli in un enorme campo di battaglia, in cui si susseguono alleanze e tradimenti. Ovviamente gli eroi in questione sono quelli mitologici della Cina dei Tre Regni e quelli “storici” del Giappone al tempo delle guerre civili.Una storia finalmente inedita, che per la prima volta da non so più quanti anni a questa parte ci mette di fronte ad avvenimenti nuovi e ci risparmia la solita rivolta dei Turbanti Gialli. Però ci si trova di fronte anche ad un preciso limite, che è quello di una trama pensata esclusivamente per i fan della saga: i vari personaggi vengono via via introdotti (in media ne compaiono tre o quattro a missione) ma non presentati, perché é dato per scontato che il giocatore sappia già chi sono e quali motivazioni li spingano ad agire. Dunque se esiste qualcuno che non ha mai giocato ad uno dei titoli Koei, Warriors Orochi non è certo quello consigliato per cominciare.

Sul campo di battagliaLo Story Mode, la modalità di gioco principale, permette di scegliere tra quattro diverse campagne: quelle dei regni di Wu, Wei e Shu (da Dynasty Warriors) e quella di Samurai Warriors. A seconda della scelta ci si trova ad avere a che fare con personaggi diversi ed una differente progressione degli eventi, anche se lo scopo finale rimane sempre quello di avanzare fino allo scontro finale con Orochi. Ogni campagna si compone di otto missioni principali e sette secondarie: non tantissime, ma possono (anzi, devono) essere affrontate più volte se si vuole superarle con ogni livello di difficoltà, sbloccando i vari bonus.Altro elemento inedito, questa volta non si sceglie un solo personaggio, ma un party di tre, i cui membri possono essere variati in ogni momento. Purtroppo i nostri tre eroi non possono essere presenti contemporaneamente, ma solo switchati l’un l’altro, a seconda delle esigenze. Questo perché tutti e 77 gli eroi presenti sono stati divisi in tre macrocategorie, Power, Speed e Technique: i primi si distinguono per la potenza degli attacchi, i secondi per la velocità di esecuzione, mentre i combattenti tecnici sono una specie di via di mezzo. Ogni categoria di personaggi, progredendo nelle battaglie, sblocca caratteristiche uniche che possono servire per potenziare tutti i membri del party, ma nulla vieta di inserire nel gruppo più personaggi con caratteristiche identiche. Da notare come, inevitabilmente, l’alto numero di personaggi comporti che la maggior parte di essi siano essenzialmente dei cloni l’uno dell’altro, a livello di giocabilità.Combattendo si guadagnano anche punti esperienza, per il personaggio e l’arma da questi impugnata: da notare, però, che per guadagnare esperienza un personaggio deve combattere, il che obbliga il giocatore a cambiare di frequente, per non trovarsi con un membro del team troppo debole rispetto ai suoi compagni. Al termine di ogni battaglia, inoltre, vengono recuperati diverse nuove armi, che possono essere utilizzate così come sono oppure fuse tra loro per crearne una più performante.

Solita solfaIn sostanza le novità finiscono qui. Ogni stage è rappresentato da un campo di battaglia relativamente ampio, dai confini rigidamente marcati. Ci si muove all’interno dello stesso sterminando decine di stupidi soldati nemici e la tragica situazione dell’IA non migliora nemmeno quando si affrontano i boss. Come sempre la chiave della battaglia consiste nel conquistare tutti i punti di rifornimento dei nemici e nell’abbattere i loro condottieri. Ma attenti a non spegnere il cervello durante l’azione, perché bisogna sempre dare un’occhiata ai vari messaggi che compaiono durante lo scontro: dimenticarsi di scortare un alleato, o di sterminare i messaggeri nemici prima che rivelino la nostra posizione potrebbe farci perdere una battaglia ormai vinta.Anche la profondità del sistema di combattimento è quella di sempre, cioè inesistente: si fa tutto con tra tasti, uno per l’attacco veloce, uno per quello potente ed uno per l’attacco speciale Musou, utilizzabile solo dopo aver riempito l’apposita barra. Volendo si può anche saltare, parare ed andare a cavallo. Insomma, come sempre da quasi dieci anni a questa parte.

TecnicaDal punto di vista grafico, il problema di Warriors Orochi è che nasce come gioco per Playstation 2: su 360, dunque, si sono limitati a fare il più classico dei porting, aggiungendo ad un motore grafico old gen un po’ di textures in alta risoluzione e qualche effetto speciale in più. Per il resto rimane un titolo da console della scorsa generazione, il che significa paesaggi spogli, textures davvero povere ed una linea dell’orizzonte molto limitata. Legnosi come sempre nei movimenti i personaggi, anche se lo stile Koei li rende comunque molto belli da vedere. Da segnalare anche la nuova aggiunta dei demoni, che vanno ad affiancare i soliti fantaccini cinesi e giapponesi, carne da macello dalla pelle blu e tatuata.Non si eleva nemmeno il sonoro, che alla solita anonima colonna sonora affianca il solito, mediocre doppiaggio americano: un vero peccato che nelle versioni occidentali non rendano selezionabile il parlato originale, il gioco ci guadagnerebbe senz’altro (ci pensate? Un condottiero nipponico che parla in giapponese e non in un inglese da ritardati… che sogno!).Infine il fattore longevità… che dire? Chi acquista Warriors Orochi di certo non vede come un fattore negativo il fatto di ritrovarsi a fare sempre le stesse cose. Dunque tra battaglie da affrontare più volte e decine di personaggi ed armi da sbloccare di compiti da portare a termine ce ne sono e volendo si può giocare anche in modalità cooperativa. D’altronde rimane incontrovertibile anche il fatto che, al di là dello Story Mode, il gioco non offre veramente nient’altro da fare…

– Ben 77 guerrieri direttamente dalle saghe di DW e SW

– Trama inedita

– Il gioco è sempre uguale, le poche novità non incidono

– Grafica da PS2

– C’è poco altro da fare al di fuori dello Story Mode

5.0

Sono da sempre un appassionato delle produzioni di Koei, che per stile e gameplay si sono rivelate quasi sempre molto vicine ai miei gusti. Ma dopo anni ed anni spesi a giocare sempre allo stesso titolo, inevitabilmente è subentrata una certa stanchezza. Warriors Orochi presenta un paio di novità – una storia inedita e il party di tre personaggi – che risultano purtroppo insufficienti per garantire al titolo nuova linfa vitale, di cui ha invece disperatamente bisogno.

In definitiva un titolo pensato ed indirizzato esclusivamente ai fanatici della saga, non ancora stanchi delle solite meccaniche di gioco… e speriamo che l’imminente Bladestorm incarni il troppo atteso cambio di rotta!

Voto Recensione di Warriors Orochi - Recensione


5