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Recensione

Valiant Hearts

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 25/06/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

La storia dell’umanità è disseminata di conflitti terribili, battaglie atroci e azioni imperdonabili, ma pochi eventi si avvicinano alle due guerre mondiali. La maggior parte di noi ha avuto la fortuna di nascere quando il terrore si era già spento, in un’era relativamente pacifica, tuttavia c’è chi ha vissuto sulla sua pelle i momenti più bui della razza umana. Entrambe le guerre hanno segnato per sempre la nostra storia, eppure tra le due è quasi sempre la seconda a venir scelta. Il motivo è evidente: con il nazismo di mezzo, è molto più semplice identificare un male assoluto contro cui scagliarsi, e viene di conseguenza naturale anche gestire una storia eroica di qualche misterioso condottiero coinvolto suo malgrado nel turbine degli eventi.  
Con la prima guerra mondiale non è altrettanto facile.
In quell’epoca il male e il bene non erano così distinti, e gli uomini combattevano principalmente per la patria e per la sopravvivenza, non per folli ideali di supremazia razziale. Certo, la guerra è e resta male incarnato, ma trattare le storie dei poveracci che in questo male sono stati costretti a tuffarsi  non è un’impresa da tutti, e va fatto con intelligenza, tatto e rispetto. Ubisoft ci prova, oggi, con Valiant Hearts, una attesa avventura grafica in 2D, che ha attirato molti sguardi al momento della sua presentazione. Sarà un altro progetto digital da avere a tutti i costi?
Catturati dalla guerra
È arduo parlare della storia di Valiant Hearts senza rischiare di rovinare l’esperienza ad altri. Il titolo di Ubisoft è, dopotutto, trascinato in primis dalla sua narrativa, divisa tra quattro personaggi caratterialmente ben definiti. I racconti con cui si ha inizialmente a che fare sono quelli di Karl ed Emile: il primo è un ragazzo tedesco sposatosi in Francia, che allo scoppiare della guerra viene rispedito nel suo paese e si trova a dover combattere contro la nazione dove vivono sua moglie e il suo neonato figlioletto. Emile invece è il padre della moglie di Karl, costretto a sua volta ad abbandonare la famiglia perché chiamato a servire nell’esercito francese. Partendo dalla coscrizione del pacato Emile vivremo anno dopo anno gli orrori della guerra, incontrando nel cammino l’americano Freddie, spinto ad arruolarsi per motivazioni personali, e la giovane Anna, infermiera belga alla ricerca del padre. 
Spezzettare una storia può portare a diluire pericolosamente il suo impatto, ma Ubisoft ha fatto un buon lavoro con Valiant Hearts. Lungi da noi spoilerarvi le vicende dell’avventura, sappiate semplicemente che ogni personaggio vanta sezioni giocabili dedicate, e segue una linea narrativa semplice ma efficace, che ogni tanto si interseca furbescamente con quelle degli altri protagonisti. La trama del gioco spinge costantemente ad andare avanti, e avanza di pari passo con le battaglie più importanti della guerra, non mancando di informare il giocatore dell’accaduto con testimonianze interessanti. Gli sviluppatori di Ubisoft sono in pratica riusciti a creare un titolo educativo e toccante, che colpirà al cuore più di una persona. Va però detto che il risultato finale è ben lontano dalla perfezione: da una parte la sceneggiatura fa un gran lavoro quando si tratta di mantenere una certa neutralità, e concentrarsi sulle vicende umane piuttosto che dare giudizi non richiesti, ma alle volte scade nel buonismo, lasciandosi scappare possibilità dalla forte carica emotiva. Lo stile grafico cartoonesco non aiuta poi la drammaticità delle vicende, sminuendola leggermente. Come detto, comunque, la promuoviamo senza ripensamenti, per la sua capacità di catturare il giocatore e di trattare tematiche delicatissime in modo spesso brillante e leggero.
Aguzzare l’ingegno in trincea
Probabilmente per rendere lo scorrere del gioco ancor più fluido, la software house ha pensato bene di appaiare la narrativa sopra descritta a un sistema di gioco estremamente intuitivo. Valiant Hearts è un’avventura grafica nuda e cruda, con enigmi basati sull’uso dell’oggetto giusto nel posto giusto, ma non presenta un inventario complesso, dando al giocatore la possibilità di portare uno strumento per volta. Si inizia con enigmi di semplicità imbarazzante, per poi inserire nel mix un bel cagnolone affettuoso e addestratissimo, che risulterà indispensabile per recuperare oggetti importanti in lontananza e raggiungere posizioni inarrivabili per i protagonisti umani. I rompicapo, in verità, sono una passeggiata, al punto che vi consigliamo di attivare all’istante la modalità veterano se volete un po’ di sfida in più, poiché questa disattiverà gli aiuti e non evidenzierà gli oggetti interattivi. Solo verso la fine abbiamo trovato un paio di enigmi capaci di farci spremere le meningi, ma è stata comunque questione di qualche secondo prima di capire il da farsi. Se cercate una sfida cervellotica, non è qui che la troverete. 
Il gameplay riesce perlomeno a mantenersi vario, sfruttando basilari meccaniche da stealth game in certi frangenti, e mutando sensibilmente il da farsi in base al personaggio usato. Anna, ad esempio, potrà curare i feriti in una sorta di rhythm game, Emile avrà a disposizione una pala con cui scavare nel terreno, Freddie sfrutterà spesso delle pinze per tagliare il filo spinato e vivrà momenti ricchi d’azione, e infine le sezioni dedicate a Karl si concentreranno sul nascondersi e sui travestimenti. Aggiungete al mix delle peculiari fasi di guida, e otterrete un’avventura ben più variopinta della media, rovinata solo dalla sua estrema facilità.
Tratti cupi
Tale struttura è supportata da un comparto artistico da manuale, che sfrutta ancora una volta alla grandissima l’Ubiart Framework e offre scorci di rara bellezza. Tutto in Valiant Hearts è disegnato a mano, con toni cupi e desaturati che ben rendono il periodo storico in cui il’avventura si svolge. I personaggi sono animati in modo secco e azzeccato, e si fondono alla perfezione con sfondi tratteggiati con rara abilità. L’abbiamo già precisato a inizio articolo, ma l’unico punto debole è rappresentato dall’umorismo involontario derivante dallo stile cartoon di certe scene e dai mugugni dei personaggi, una scelta dubbia vista la durezza di alcuni momenti, seppur capace di donare all’opera di Ubisoft una personalità unica. 
Splendide anche le musiche, che accompagnano magnificamente le azioni dei quattro eroi della storia, e rafforzano ogni secondo di gioco. Meno bene la stabilità, poiché abbiamo incontrato più di un bug durante la nostra prova, alcuni dei quali gravi abbastanza da costringerci a riavviare. I freeze e i crash sono piuttosto rari, ma estremamente fastidiosi, perché non sempre i checkpoint sono ben calcolati e un blocco inatteso può costringere a ripetere una lunga serie di azioni. Chiudiamo con la longevità, che come prevedibile si riduce a una manciata di ore, allungate solo dalla possibilità di trovare dei collezionabili sparsi per le mappe. 

– Storia appassionante ed educativa

– Musiche splendide e stile unico

– Buona varietà

– Ambientazione affascinante

– Enigmi estremamente semplici

– La narrativa ha alti e bassi

– Lo stile cartoonesco sminuisce la drammaticità di certe scene

– Qualche fastidioso bug

7.5

Valiant Hearts non è un’avventura grafica capace di mettere in moto costantemente i vostri neuroni, né la più stupefacente a livello narrativo, ma la sua ambientazione affascinante, la gestione intelligente della trama e il suo stile unico la rendono comunque un’esponente di tutto rispetto nel genere. In parole povere, un’altra sperimentazione riuscita per Ubisoft, che sta sfornando piccoli titoli digitali di grande spessore.

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