South Park

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a cura di ParyKon

Il successo di South Park sembra inarrestabile: creato nel 1997 da Trey Parker e Matt Stone, l’irriverente cartoon di Comedy Central resta tra i più amati e controversi degli ultimi due decenni.Oltre che celebrare il raggiungimento delle prime venti stagioni, i creatori della serie si apprestano a pubblicare il secondo videogioco tripla A ispirato al franchise; si tratta insomma di un periodo particolarmente fortunato per i fan del brand. South Park ha però sofferto di un rapporto quantomeno complicato con i videogames, tra prototipi mai rilasciati, giochi su licenza piuttosto dimenticabili, progetti segreti cancellati prematuramente, cloni di classici Nintendo e sviluppi a dir poco travagliati. È dal ’99 che titoli di discutibile qualità infestano gli scaffali videoludici, infangando il nome della serie; i fan furono costretti ad attendere più di quindici anni per poter assaporare un gioco di South Park degno di tale nome. Nonostante le complicazioni in fase di sviluppo, il The Stick of Truth di Obsidian si è infatti rivelato un vero successo: in vista della release di The Fractured But Whole (in italiano “Scontri Di-Retti“), sequel diretto del titolo, vale la pena di ricapitolare la storia videoludica di South Park.
Il gioco perduto 
Non è facile parlare del primo videogioco di South Park: dopotutto, nessuno ci ha mai effettivamente giocato. Sviluppato da Acclaim Entertainment nel 1998, il titolo non vide mai la luce; Parker e Stone ebbero all’ultimo un ripensamento, cancellando prematuramente il progetto. Stando alle poche informazioni che ancora circolano a riguardo, pare che la preoccupazione dei creatori della serie riguardasse principalmente la piattaforma scelta per la release. Il titolo era infatti pensato per Game Boy Color: l’allora popolarissima portatile Nintendo era però comunemente percepita in quanto console “per bambini” (specialmente negli USA), rendendo un brand come South Park semplicemente inadeguato al target. Per evitare di avvicinare un pubblico troppo giovane al cartoon, si preferì quindi spostare il progetto su piattaforme ritenute più consone. Del gioco non resta che un singolo screenshot, pubblicato sulle pagine di un vecchio numero di Nintendo Power: l’unica cartuccia esistente appartiene infatti ai creatori della serie, che tuttora custodiscono il prototipo per commemorare la creazione del primo videogame dedicato a South Park.
La reale natura del titolo non risulta comunque del tutto ignota. Per quanto ad oggi possa sembrare inusuale, un tempo non era raro che un titolo legato ad una particolare licenza subisse una completa “reskin” per essere ripubblicato altrove sotto differente nome. Il processo è tutto sommato piuttosto semplice: per evitare problemi di copyright, gli sprite dei vecchi videogame finivano talvolta del tutto ridisegnati, cambiando anche profondamente l’aspetto del gioco -mantenendo comunque gameplay e level design originali. All’inedito, primo videogame di South Park è toccata una sorte analoga; probabilmente, Acclaim Entertainment non gradì la decisione di sopprimere un titolo così vicino alla release, scegliendo quindi di “aggiustarlo” per poterlo comunque vendere sfruttando differenti licenze. In Europa venne dunque rilasciato come videogame ufficiale dell’Ape Maia, mentre in Nord America divenne uno dei giochi per GameBoy delle gemelle Olsen. Nel caso non suonasse già abbastanza ridicolo, la versione europea del titolo presenta persino contenuti residui del progetto originale, permettendo ai più curiosi di imbattersi negli sprite di Kenny, Stan e Kyle.
South Park approcciò comunque il mercato videoludico nel dicembre del ’98, con un inedito titolo sviluppato dall’ormai defunto studio Iguana Entertainment. La compagnia decise di puntare ancora una volta sul gameplay del proprio grande successo Turok: il titolo consiste insomma in uno shooter 3D in prima persona, genere ai tempi piuttosto fresco, seppur non particolarmente adatto ai temi della serie TV. Denominato semplicemente South Park, il gioco offriva una monotona modalità storia di circa tre ore ed un multiplayer divertente da provare, ma tutto sommato piuttosto dimenticabile. La “campagna” consiste in una sequenza di livelli in cui farsi strada sparando per raggiungere un traguardo (non prima di aver portato a compimento qualche breve e sporadica side-quest). Prendendo il controllo di Cartman, Stan, Kyle o Kenny risulta quindi possibile esplorare diverse ambientazioni (più o meno) caratteristiche tratte dai primi episodi del cartoon, trovare un ampio quantitativo di armi stravaganti (dalle semplici palle di neve a pistole giocattolo, fucili alieni, spara-mucche/galline, dodgeball, pupazzi di Terrance e Phillip e via dicendo) ed incontrare alcuni tra i personaggi più amati della serie.
L’originale versione per Nintendo 64 non dispiacque alla stampa specializzata (con voti tra la sufficienza ed il 7,5), tuttavia la critica fu molto più dura con i porting PlayStation e PC (i cui punteggi spaziano dall’1,4 al 5). Nonostante le carenze tecniche, il titolo venne comunque discretamente apprezzato dai fan di South Park del tempo, contenendo numerosi richiami e citazioni a svariati episodi della primissima stagione della serie. 
Chef Party e  South Kart
Iguana Entertainment non si fece sfuggire una licenza promettente quanto South Park, proponendo solo un anno più tardi il peculiare Chef’s Luv Shack. Pubblicato su Nintendo 64, Dreamcast, PlayStation e PC, il titolo risultò meno ambizioso del predecessore, per quanto senza dubbio più vicino al materiale di riferimento. Si tratta infatti di un singolare party game interamente basato sul multiplayer: i giocatori – fino a quattro – si sfidano in un quiz “a premi” in stile televisivo, condotto (come suggerisce il titolo) dal compianto Chef. I quesiti includono curiosità sulla serie tv quanto temi di cultura generale, puntando chiaramente ad un approccio interamente comico (le bizzarre domande/risposte ed i costanti commenti dei protagonisti aiutano sicuramente in tal senso). Qualche minigioco poco ispirato interrompe le lunghe sezioni strutturate a quiz, fallendo non di poco nell’emulare i grandi successi del genere (tra tutti, Mario Party). La volontà di ricreare lo spirito della serie è palpabile, tuttavia Chef’s Luv Shack resta afflitto da un quantitativo poco invidiabile di problematiche: costanti caricamenti ingiustificati interrompono continuamente il gioco, la qualità dei minigiochi lascia parecchio a desiderare, l’assenza di un’IA rende futile il singleplayer (sempre che non si voglia vincere a prescindere giocando contro il nulla), mentre più in generale, il titolo appare poco curato e piuttosto monotono. La critica stroncò il party game, affibbiandogli voti generalmente inferiori alla sufficienza. 
Dopo aver tentato goffamente di emulare Mario Party, Acclaim Entertainment (publisher dei primi due giochi di South Park) decise di riprovarci con un clone di Mario Kart: lo sviluppo, durato appena sette mesi, venne questa volta affidato al giovane studio australiano Tantalus Interactive. Pubblicato al termine della terza stagione della serie, South Park Rally non tradisce le proprie premesse, rivelandosi niente più che un mediocre (seppur divertente) racing game prettamente arcade. Il problema principale risiede nelle assurde scelte di design che caratterizzano il titolo: per sbloccare i personaggi è necessario giocare nella modalità single player, affrontare un’IA quasi scorretta e portare a compimento obiettivi oltremodo complessi. Ciò rovina e limita in parte il multiplayer, unica componente davvero convincente del titolo (incapace comunque di rivaleggiare con il classico Nintendo). Nel complesso, South Park Rally riuscì comunque a soddisfare parte dei fan della serie (come di consueto), fallendo però nel conquistare la critica. 
Delusi dalla scarsa qualità dei giochi di South Park, Matt Stone e Trey Parker decisero di allontanarsi dal mondo dei videogames, divenendo assai più protettivi nei confronti del proprio franchise. A prescindere dal contributo offerto con le numerose linee di dialogo registrate per i titoli di Acclaim, ai creatori della serie non venne mai effettivamente proposta la possibilità di lavorare allo sviluppo dei videogiochi dedicati al proprio cartoon; il duo decise quindi di abbandonare momentaneamente l’ambiente videoludico, restando comunque aperti a nuove iniziative (sempre che sufficientemente promettenti).

Il GTA: South Park di Ubisoft
Durante la sesta generazione di console, Ubisoft si interessò all’insolito successo dei titoli su licenza basati su popolari cartoon: la qualità era spesso altalenante, tuttavia il pubblico sembrò apprezzare giochi come Futurama (PS2, Xbox), The Simpsons Hit & Run (GC, PS2, Xbox) e Family Guy Videogame (PS2, PSP, Xbox). La compagnia francese puntò quindi a ricalcarne la formula, affidando ad un team third party il progetto del nuovo, inedito titolo su South Park. L’inesperto Buzz Monkey Software si ritrovò tra le mani una responsabilità non indifferente: gli studi di sviluppo interni di Ubisoft erano già occupati con altri titoli, costringendo la piccola compagnia a lavorare in completa autonomia sull’importante licenza. Supervisionato da due producer del colosso francese, il giovane team puntò particolarmente in alto, tentando di proporre per la prima volta una versione 3D – interamente esplorabile – della cittadina di montagna che presta il nome alla serie; pensato come open world, il titolo era infatti caratterizzato da una mappa dalle dimensioni semplicemente impressionanti (almeno per l’epoca), curata al dettaglio allo scopo di ricreare fedelmente l’intera South Park.  Sviluppato in concomitanza con l’ottava stagione della serie, il gioco avrebbe offerto un free roam simile a quello del noto franchise GTA, inclusa la possibilità di rubare e guidare veicoli. Ubisoft impose allo studio third party di imitare sostanzialmente The Simpsons Hit & Run, ma Buzz Monkey Software decise comunque di incentrare il titolo su puzzle ed enigmi ambientali, con un gameplay virato all’action-platformer (perché, stando al team, “catturava meglio il vero spirito della serie“). Era anche prevista l’introduzione di un multiplayer split screen, con differenti modalità tra cui scegliere (dal palle di neve sullo stile del titolo per PS1 a guardie e ladri, da minigiochi basati sul baseball ad una vera e propria modalità racing con gare di corsa sui veicoli). 
Sfortunatamente, il titolo non venne mai rilasciato (né annunciato, dopotutto): se non fosse per il prototipo della build trovato recentemente – totalmente per caso – in un kit di sviluppo della prima Xbox (venduto al Portland Retro Gaming Expo), l’esistenza stessa del gioco sarebbe ancora del tutto segreta. Da quel poco che la build rivela, la componente sandbox sarebbe stata solo di contorno, arricchendo un’avventura basata principalmente sulla storia lineare (con tanto di cutscene prerenderizzate in CGI) offerta dal titolo. Il prototipo mette nei panni di Cartman, per quanto il gioco permettesse (almeno sulla carta) di interpretare un ampio set di personaggi (da Kyle, Kenny e Stan a svariati comprimari); l’alpha mostra la possibilità di esplorare liberamente le case dei protagonisti ed i punti d’interesse del gioco, recuperare svariati collezionabili (con conseguenti, innumerevoli easter egg e citazioni alla serie), nonché fare persino a pugni con le momentanee minacce (il combat system risulta però piuttosto basilare e rudimentale).
Nonostante le ottime premesse, il South Park di Ubisoft venne cancellato prima del completamento del progetto. Stando a qualche rumor, la responsabilità sarebbe da attribuire ad uno dei due producer (un giovane accusato di comportamenti scorretti e poco professionali sul lavoro), licenziato qualche mese dopo da Ubisoft stessa; altre voci danno la colpa a differenti fattori, dalle continue pressioni della compagnia francese, all’epoca stimata della release (troppo vicina alla next gen di allora per poter garantire il successo del titolo). Quel che sappiamo, è che il progetto non riuscì ad abbandonare la pre-produzione; un peccato, se si considera l’uso di un engine proprietario (sviluppato per l’occasione), oltre che l’ampio numero di piattaforme previste per la release (per la precisione, PS2, GameCube e Xbox).
Esclusive Microsoft 
Ad esattamente dieci anni dall’ultima release, South Park tentò di riapprocciare il mercato videoludico con l’esclusiva Xbox Live Arcade Let’s Go Tower Defense Play!“. Per la prima volta, il titolo venne ideato a stretto contatto con i creatori della serie; volendosi assicurare della fedeltà con il materiale originale, il duo contribuì realizzando sostanzialmente qualunque asset presente nel gioco, oltre che numerosissime linee di dialogo ed animazioni originali. Come suggerisce il nome, il titolo non è che un basilare tower defense, reso memorabile quasi unicamente dalla propria licenza. Sviluppato nel 2009 dallo studio Doublesix, si basa su premesse piuttosto superficiali: una forza misteriosa richiama i passati villain di South Park (dagli zombie della prima serie ai mongoli della stagione sei, dagli uomini-granchio ai senzatetto, dai gingers ai terroristi), e spetterà ai protagonisti della serie il compito di salvare la città. La trama è ridotta all’osso, più un pretesto per smorzare la monotonia e fare fanservice che altro, ma riesce sufficientemente nell’intento di “giustificare” il gameplay e divertire il giocatore.
Il tower defense offre una decina di livelli affrontabili in quattro differenti difficoltà, più una challenge mode con cinque stage aggiuntivi: il vero punto di forza dell’esperienza resta però la modalità cooperativa, divertente anche per i fan meno accaniti della serie. Il gameplay non è troppo complesso; lo scopo è “salvare la città” costruendo e gestendo torri di varia natura, affrontando le orde di nemici che minacciano incessantemente il giocatore. Si controlla un protagonista per volta, mentre gli altri tre (sostituibili con gran parte dei bambini del cast) diventano sostanzialmente torri umane, lanciando continuamente palle di neve sul posto. Sconfiggendo nemici, i protagonisti caricano la barra dell’abilità speciale che li caratterizza, capace spesso di rivelarsi determinate nelle situazioni più ostiche; completando i vari stage si ottiene una particolare valuta in-game, spendibile per migliorare le proprie torri ed accedere a qualche extra. L’obiettivo del gioco diventa presto quello di sbloccare nuovi contenuti: dagli innumerevoli spezzoni video con i momenti iconici della serie, ai molteplici personaggi utilizzabili, fino alle decine di divertenti entry nell’ampio database del gioco, il titolo non fallisce certo nel soddisfare i veri fan di South Park. I controlli di “Let’s Go Tower Defense Play!” sono però migliorabili, l’esperienza diventa presto piuttosto monotona se si gioca in single player, ed il gioco risulta persino afflitto da qualche bug.
Nonostante il prezzo ragionevole (meno di 10 dollari), il titolo fallì ancora nel convincere la critica: incapace di raggiungere il 75 su Metacritic, Let’s Go Tower Defense Play! è stato valutato sulle pagine di SpazioGames con un modesto 6,5.
Nel 2012 uscì South Park: Tenorman’s Revenge, seconda esclusiva Xbox Live Arcade (sviluppato a meno di tre anni da Let’s Go Tower Defense Play!). Other Ocean Interactive tentò di riproporre la logica dietro al precedente titolo pubblicato sulla piattaforma Microsoft, mutandone però la formula: si tratta nuovamente di un gioco piuttosto basilare, memorabile quasi unicamente per via della licenza che sfrutta, realizzato ancora una volta con assets tratti direttamente dalla serie. Il gameplay in stile tower defense venne però abbandonato in favore di una struttura side scroller (con forti elementi action-platformer), mantenendo comunque un design fondamentalmente pensato intorno al multiplayer. La trama è nuovamente semplicistica: Scott Tenorman, l’arrogante fratello di Cartman rivelato nella stagione 14, è tornato per ottenere vendetta. Ciascun giocatore prende il controllo di un protagonista, affrontando in cooperativa i vari stage proposti dal titolo; al termine dei livelli sarà possibile cambiare il proprio personaggio, accedendo alle speciali abilità di Stan, Kenny, Kyle e Cartman (essenziali per recuperare determinati item nascosti). Per affrontare le orde di nemici – specialmente quelle precedenti alle boss fight – è anche possibile servirsi di svariate armi e poteri speciali. L’umorismo che caratterizza il titolo è principalmente di stampo citazionista: i riferimenti ai brevi archi narrativi precedenti alla quattordicesima stagione sono quasi continui, con un particolare focus su “saghe” del calibro di Viaggio nel Futuro e Mysterion vs The Coon. È anche presente una componente online dinamica che permette ai giocatori di unirsi a partite già in corso (ritrovandosi di conseguenza con alleati casuali direttamente da Xbox Live), tuttavia il cuore dell’esperienza risiede nel multiplayer locale con quattro giocatori, essenziale per godere appieno del titolo. La stampa specializzata accolse freddamente Tenorman’s Revenge, criticandone i controlli imprecisi, la ripetitività del single player, la telecamera (spesso troppo lontana per garantire precisione durante le fasi platform più concitate) ed il level design, nel complesso poco originale e tutto fuorché brillante.
In verità, il poco riuscito side-scroller non fu che un banale riempitivo: durante lo sviluppo del titolo, i creatori di South Park erano infatti al lavoro su un progetto videoludico assai più ambizioso. Trey Parker e Matt Stone non hanno mai fatto segreto della propria passione per gli RPG; particolarmente colpiti dal lavoro di Obsidian Entertainment (specialmente su Fallout: New Vegas), gli autori della serie decisero quindi di contattare lo studio. Lo scopo? Discutere la realizzazione di un inedito gioco di ruolo basato su South Park. L’influenza principale arrivò probabilmente da Skyrim, che ispirò il progetto in fase embrionale; il modello di riferimento venne però spostato a serie maggiormente accostabili all’estetica del cartoon, come Mother e Paper Mario
Lo sviluppo del titolo, destinato a terminare inaspettatamente più tardi di quanto stimato, iniziò nell’ormai lontano 2009. Si tentò di replicare al meglio l’impatto visivo dello show: ad Obsidian venne offerto l’intero pacchetto di assets grafici della serie, oltre che un accesso completo a tutte le risorse audio, effetti sonori, musica, idee scartate e registrazioni custodite negli archivi dei South Park Studios
Il Bastone della Verità
Trovare un publisher disposto a pubblicare e distribuire il GDR sarebbe stato tutto fuorché facile, considerata la natura intrinsecamente controversa della serie. Stone e Parker hanno sempre creduto fermamente nel progetto, arrivando persino a finanziarlo di tasca propria -almeno durante le prime fasi; si fece comunque avanti THQ (la compagnia dietro a Darksiders, Homefront e Saints Row), pronta a supportare Obsidian durante sviluppo e pubblicazione del gioco. Il contratto con THQ ebbe però modo di rivelarsi svantaggioso: come ultimo atto disperato (conseguente ad un’irreparabile serie di insuccessi videoludici), il publisher dichiarò infatti bancarotta nel dicembre del 2012. Lo sviluppo del titolo procedette senza interruzioni, ma la compagnia, incapace di trovare un acquirente, si ritrovò costretta a vendere all’asta le proprie licenze. Fare causa a THQ non aiutò i South Park Digital Studios (completamente all’oscuro dell’intera faccenda fino all’ultimo) ad evitare il trasferimento dei propri diritti: la licenza, evidentemente ancora bramata da Ubisoft, venne quindi acquistata dal colosso francese per 3,2 milioni di dollari. Passare le redini di un progetto avviato ad una nuova compagnia comporta spesso la necessità di scendere a compromessi, il che scontentò non poco i creatori di South Park, preoccupati per l’integrità della propria visione. Realizzare il gioco inizialmente programmato sarebbe stato infatti troppo costoso, e lo sviluppo avrebbe impiegato troppo tempo. Ubisoft giunse in meno di tre settimane alla conclusione di dover apportare consistenti modifiche al progetto -arrivando a tagliare un’intera classe giocabile, oltre che diverse missioni, zone della mappa (dal cimitero dei vampiri al villaggio natalizio di Mr Hankey), parti della storia, tipologie di nemici e boss fight. Non bastò comunque a scoraggiare Stone e Parker: il duo continuò a lavorare a stretto contatto con gli sviluppatori, contribuendo personalmente alla realizzazione del titolo. “Devo ammetterlo, abbiamo rimaneggiato roba che non ci piaceva, lavorando al gioco molto più a lungo di quanto altri avrebbero voluto“, confessò Stone in un’intervista. I creatori di South Park non avevano alcuna intenzione di proporre l’ennesimo gioco su licenza senz’anima, puntando invece a qualcosa di effettivamente vicino al vero spirito della serie; il focus sulla trama permise all’RPG di porsi a tratti come una sorta di stagione extra del cartoon, offrendo persino un paio d’ore di cutscene animate. 
Dopo quattro anni di travagliato ed intenso sviluppo, il tanto atteso The Stick of Truth arrivò finalmente sugli scaffali, trasformandosi in breve nel primo – reale – successo videoludico legato al franchise. Il titolo soddisfò la stampa specializzata (con un gameplay collaudato e divertente) quanto il pubblico, riuscendo ad intrattenere il giocatore per ore ed ore in perfetto stile South Park. L’RPG non ha certo deluso i fans storici, proponendo lo stesso tipo di ironia che caratterizza lo show da svariate stagioni (a metà tra satira politica e critica sociale, insomma), oltre che innumerevoli easter egg e citazioni alla serie. Trattando di temi delicati, come violenza, riferimenti sessuali e droga, The Stick of Truth fu però soggetto a censura: in tutte le versioni console del gioco (salvo quelle statunitensi), speciali schermate prettamente ironiche riempiono il buco lasciato dalle numerose scene tagliate. L’RPG di South Park si rivelò comunque un trionfo commerciale, divenendo (nel periodo della release) il gioco più acquistato in Gran Bretagna ed il terzo più venduto negli States; anche la critica apprezzò gli sforzi di Parker e Stone, promuovendo il titolo a pieni voti (su SpazioGames, Il Bastone della Verità riuscì ad aggiudicarsi un notevole 8,5).

Nell’ultimo ventennio, numerosi sviluppatori e publisher hanno tentato (con risultati quantomeno altalenanti) di proporre al pubblico una degna trasposizione videoludica di South Park. Il primo tentativo risale al 1998; dopo aver scartato un rudimentale prototipo per GameBoy (in quanto inadatto al target della portatile), Acclaim Entertainment pubblicò una trilogia di giochi su licenza per le console fisse dell’epoca. Imitare classici Nintendo non bastò tuttavia a convincere la critica; insoddisfatti dalla scarsa qualità dei titoli legati a South Park, i creatori della serie decisero quindi di distanziarsi momentaneamente dal mondo dei videogames. Oltre che Acclaim, anche Ubisoft sembrò interessarsi al successo del cartoon, lavorando segretamente ad un progetto in stile GTA -purtroppo mai annunciato al pubblico, e cancellato in circostanze misteriose durante la pre-produzione. Le due successive esclusive Xbox, pubblicate ad un decennio dall’ultima release legata al franchise, non furono che un banale riempitivo per i fans: il primo titolo di South Park effettivamente degno di tale nome arrivò solo nel 2014, dopo quattro anni di travagliato sviluppo. The Stick of Truth riuscì a conquistare pubblico quanto stampa specializzata; con il sequel in cantiere annunciato all’E3 del 2015, Ubisoft non sembra volersi adagiare sugli allori, proponendo un gameplay del tutto differente dal predecessore ed una storia completamente inedita (il titolo sembra più che un banale “more of the same”, insomma). Riuscirà il tanto atteso “The Fractured but Whole” a non deludere le aspettative?