Recensione

Silent Hill Origins

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a cura di Dr. Frank N Furter

Quando nel lontano 1999 uscì il primo Silent Hill il mondo dei survival horror, inaugurato da Resident Evil tre anni prima, conobbe una crescita esponenziale e un successo senza precedenti. Atmosfere cupe, mostri deformi, ambienti raccapriccianti, una trama ben congeniata ed enigmi al limite della follia furono gli ingredienti di successo della serie targata Konami. Da quello che fu il capostipite, seguirono gli immancabili sequel, tutti di gran successo anche se con qualche riserva sull’ultimo, il quale intraprese una strada diversa dai soliti Silent Hill, non riuscendo però ad accontentare la maggior parte dei fans. In attesa del quinto capitolo in esclusiva per 360/PS3 Konami, tramite i ragazzi di Climax Studios, ha sviluppato un prequel dal nome “Origins”. La prima versione di questo nuovo episodio è uscita alla fine del 2007 su PSP, riscuotendo consensi positivi, anche se con qualche riserva, sia da parte delle critica che dei fans. Probabilmente la console portatile Sony non era la piattaforma più indicata per ospitare un titolo del genere. Le accuse riguardavano infatti una difficile “immersione” nel mondo horror di Silent Hill a causa dello schermo PSP, che, a meno che non si giocasse in una stanza completamente buia, rifletteva l’immagine del giocatore. Un altro difetto era la poco godibile colonna sonora, non per la qualità intrinseca (un altro eccellente lavoro del maestro Yamaoka), ma a causa degli speaker PSP, troppo limitanti per garantire un’adeguata immersione; in molti, infatti, consigliavano di indossare le cuffie per migliorare l’esperienza. In ultimo la diffusione poco radicata della portatile Sony rispetto alla sua controparte casalinga PS2: molti fan della serie non potendo disporre della prima, hanno pregato affinché questo porting si realizzasse.

La nascita dell’incuboLa storia narra le vicende di Travis Grady, un camionista burbero, solo al mondo e con un passato che non vuole ricordare. Durante uno dei suoi spostamenti verso la città di Brahams, decide di passare attraverso Silent Hill per prendere una scorciatoia e risparmiare tempo. Le condizioni atmosferiche sono pessime: c’è vento, piove copiosamente ed è buio pesto. Mentre Travis è preso dai suoi ricordi d’infanzia, sicuramente non tranquilli, di colpo riapre gli occhi e vede una figura di donna attraversare la strada. Inchioda, scende per controllare, ma non trova nessuno. Allucinazione? Una birra di troppo? Sta di fatto che Travis è ormai vittima di Silent Hill; l’unica possibilità rimastagli e quella di andare avanti e sopravvivere all’incubo che lo aspetta. Scendendo dal camion si dirige verso il cuore della città, e proprio durante la sua corsa si accorge della presenza di un incendio di vaste dimensioni. Il nostro camionista sente delle urla e decide quindi di entrare nella casa nonostante il pericolo. All’interno della costruzione, dopo aver superato non pochi ostacoli, rinviene il corpo di una bambina interamente ustionato. Travis si accorge che la piccola è ancora viva, quindi si precipita fuori dalla casa in fiamme. Una volta in salvo, il protagonista sviene per poi risvegliarsi su di una panchina vicina all’ospedale di Silent Hill. La storia narrata in questo prologo, approfondirà con dei dettagli i personaggi visti nel primo capitolo, come ad esempio l’infermiera Lisa e il dr. Kaufmann. Il ruolo di quest’ultimo e di Dalia Gillespie avranno un peso non indifferente sullo svolgersi degli eventi. Queste sono le premesse per una storia interessante, soprattutto per gli amanti della saga, i quali hanno sicuramente notato l’analogia con la presentazione del primo capitolo uscito nel lontano 1999.

Specchio, specchio delle mie brame…Dimenticatevi di spettri, candele esorcizzanti, buchi nel bagno e di tutto quello che ha caratterizzato, nel bene e nel male, il quarto episodio della serie. In Origins tornerete al gameplay classico dei primi Silent Hill, ma questo non vuol dire che non siano state introdotte delle novità di rilievo. Travis è un camionista, un tipo tosto, uno che quando c’è da “venir alle mani” non si tira indietro. I vostri pugni saranno la vostra prima arma d’attacco, ottimi per risparmiare munizioni e salvaguardare gli altri “strumenti da lavoro”. Nonostante il diverso approccio al gioco tra il prologo e Silent Hill 4, sono state conservate delle features di quest’ultimo riguardanti la gestione dell’inventario e la “durata” degli oggetti. Utilizzando più volte il martello, alla fine si romperà sparendo dal vostro inventario. La “salute” delle armi è indicata da una croce all’inizio verde: con l’uso continuo diverrà prima gialla ed infine rossa. Volendo allargare il concetto di “arma”, i ragazzi della Climax hanno pensato bene di dare a Travis la possibilità di raccogliere numerosi oggetti, utilizzanili poi contro gli abomini che dovrete affrontare. Piccoli televisori, bottiglie di vetro, bastoni di legno, appendiabiti e molti altri oggetti saranno disponibili per rendervi la vita più facile. Altra aggiunta non indifferente è la presenza dei Quick Time Events. Inventati da Yu Suzuki con Shenmue, al giorno d’oggi sono presenti in molte produzioni d’alto livello. In Origins riuscire a premere il pulsante giusto al momento giusto non procurerà nessun danno extra ai mostri, ma sarà utile solo per non subirne. La novità di questo nuovo capitolo risiede nello spostarsi in qualsiasi momento dalla “dimensione reale” a quella “oscura”. Mentre nei passati Silent Hill era la storia ad imporre in quale delle due giocare, ora le cose sono diverse. Tramite degli specchi, potrete traslare a vostro piacimento da un piano all’altro. Ovviamente, questa nuova meccanica porta con sé nuovi modi di giocare. Nelle due dimensioni le stanze aperte e chiuse saranno diverse, così come i corridoi, alcuni inaccessibili in un mondo ma liberi nell’altro. Il vostro obbiettivo sarà quello di districarvi tra i due livelli d’azione in modo da uscirne fuori vivi e vegeti.

Oh mio dio! Un mostro terribile…La serie di Silent Hill ha sempre avuto al suo interno dei mostri terribili, dei veri e propri abomini. Origins non fa eccezione. Le sempre presenti infermiere, le quali hanno costellato gli incubi di molti videogiocatori, sono tornate più letali che mai. Avendo ripreso le stesse fattezze di quelle proposte nel film uscito al cinema, sembrano ancora più inumane e terrificanti. I nuovi nemici sono dei manichini, molto pericolosi poichè riescono a camminare anche sul soffitto. Il team della Climax Studios ha provato a creare un erede del intramontabile Pyramid Head, chiamato il “Macellaio”; questo nemico, pur avendo un’arma mastodontica, come il suo predecessore, non ha purtroppo il suo stesso carisma. Un po’ perché la sua figura non è molto approfondita (il tempo è tiranno), un po’ perché rispetto al cattivone del secondo episodio non ha un significato profondo e geniale allo stesso tempo.

Un porting fatto bene ?Da quello che abbiamo potuto vedere, il comparto grafico ha subito delle migliorie, anche se ci saremmo aspettati di più rispetto alla precendente versione. I volti ora sono ben definiti e gli effetti luce non soffrono più dello schermo “troppo luminoso” della PSP. Se paragoniamo il quarto capitolo con questa nuova produzione, ci accorgiamo dell’enorme differenza a livello grafico che differenzia i due titoli. E’ vero che Origins è un porting da console portatile, ma allo stesso tempo è anche vero che la PS2 è in grado di dare molto di più. L’idea di una trasposizione fatta in fretta e furia per accontentare i fan e aumentare le vendite si fa sempre più forte: un vero peccato. La colonna sonora anche stavolta è stata affidata al maestro Akira Yamaoka. Un nome, una garanzia. I controlli, al contrario, ci hanno lasciato un po’ spiazzati. Nella versione originale su console portatile, era presente un fastidioso problema di gestione della telecamera. Ci saremmo aspettati che la seconda leva analogica del Dualshock fosse stata utilizzata per aggiustare la visuale in ogni momento, ma purtroppo tale modifica non è stata apportata, nonostante i capitoli precedenti non soffrissero di tale difetto. I ragazzi della Climax avrebbero dovuto fare più attenzione su questo aspetto.

– Atmosfera terrorizzante

– Yamaoka sforna un’altra colonna sonora d’autore

– Un titolo imperdibile per ogni fan della saga

– Graficamente supera di poco la piccola PSP

– La telecamera è ingestibile

– Poco longevo

7.5

Silent Hill Origins sembra fatto appositamente per i fan che non lo hanno potuto giocare su PSP. Il lavoro dei ragazzi della Climax ci è parso più che buono, pur potendo essere di gran lunga migliore. Non è stato inserito alcun extra e i difetti della versione portatile sono purtroppo rimasti anche in questa edizione. La longevità è inoltre davvero limitata: vi basteranno dalle 5 alle 6 ore per completare l’intera avventura. Gli extra sbloccabili alla fine (vestiti e armi) possono farvi venire la voglia di giocarlo una seconda volta, ma nulla più. Come abbiamo scritto in precedenza, Silent Hill Origins è un titolo destinato a tutti i fans che non hanno ancora potuto assaporarlo: per loro sarà un vero piacere tornare tra le vecchie strade nebbiose già percorse centinaia di volte. La collina silente vi aspetta ancora una volta.

Voto Recensione di Silent Hill Origins - Recensione


7.5