Shelob, la trasfigurazione da ragno a umano: chi è il terrore del Beleriand

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a cura di Gottlieb

Sono tante le variazioni sul tema affrontate da L’Ombra della Guerra rispetto alla storia originale de Il Signore degli Anelli: non essendo una storia canonica, d’altronde, agli scrittori dello scenario del nuovo titolo Monolith è concesso praticamente tutto, arrivando a proporre anche delle diverse interpretazioni legate ad alcuni personaggi, che si tratti di Castamir o, per l’appunto, di Shelob. Il ragno che nell’immaginario collettivo è noto per la sua comparsa ne Il Ritorno del Re, è stato protagonista di numerose critiche non appena presentato da Warner Bros. in un trailer a lei dedicato: non una bestia, bensì una donna, dalle fattezze anche decisamente sensuali, pronta a tenere in pugno le vicende di Talion e di Celebrimbor. Senza spoiler su quella che è la trama de L’Ombra della Guerra, oggi andiamo alla scoperta di uno dei personaggi dell’universo di Tolkien, uno dei più enigmatici e uno dei più complessi. Shelob, il terrore del Beleriand.

La discendenza del Grande Ragno: Ungoliant e i MaiaShelob deve il suo nome all’unione di due termini: da un lato “she”, che in inglese non è altro che la terza persona singolare femminile, ossia lei, e “lob”, una parola che in inglese arcaico significa “ragno”. Il suo nome, pertanto, lascia già suggerire quale sia il sesso del ragno, ossia una femmina, come d’altronde aveva già confermato Tolkien nel suo multiforme universo. La sua storia, tra l’altro, inizia molto prima dell’incontro con Frodo Baggins della Contea, e parte dalle montagne degli Ephel Duath, che delimitano l’inizio di Mordor, la terra sulla quale domina Sauron. Un malefico essere in forma di ragno: lo presentava così il glottoteta inglese che le diede vita nella saga dell’Anello, specificando che si trattava dell’ultima figlia di Ungoliant, uno spirito malvagio che aveva abitato Arda, più precisamente nell’Avathar, durante la Prima Era. Ragno dalle dimensioni enorme, e di sesso femminile anch’essa, Ungoliant era originariamente un Maia, corrotta al male da Melkor, proprio come accade a Sauron: il ragno, però, diversamente da tutti gli altri Maia che furono irretiti dall’originale Signore Oscuro, riuscì a far conoscere di sé una progenie e riuscì a tramandare la sua specie. Tale privilegio, toccato solo a chi in seguito riuscì a ribellarsi al volere di Melkor – destino che non spettò a Sauron – fu anche di Melian, un Ainur femmina creata da Eru Iluvatar prima dell’inizio del tempo, progenitrice dei Mezzelfi, discesi dall’unione di sua figlia Luthien con l’umano Beren. Ungoliant, in ogni caso, collaborò, prima di separarsene, con Melkor nella distruzione degli alberi di Valinor. Dopo lo scontro funesto con lo stesso Morgoth (nome succedaneo di Melkor) per poter ottenere il tesoro della terra dei Noldor, il ragno fuggì dai Monti di Terrore, a nord della piana del Gorgoroth, e si nascose dapprima a Nan Dungortheb nel Beleriand, dove figliò ripetutamente, e poi si allontanò verso sud. Di Ungoliant si persero le tracce e nessuno, tantomeno Shelob, seppe che fine avesse fatto: qualcuno racconta sia morta divorando se stessa per la fame, ma resta una storia che non ha avuto mai conferme. La sua progenie, come detto, annoverava Shelob, ragno che seppe imparare dagli errori della madre e si tenne ben lontana dal farsi irretire dall’Oscuro Signore, divenuto nel frattempo Sauron. Benché la sua indole fosse prettamente malvagia, Shelob rimase sempre indipendente: un’accezione caratteriale che anche ne L’Ombra della Guerra è stata prontamente e dettagliatamente spiegata.

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Il patto con Gollum e l’incontro con FrodoForte della sua indipendenza, il grande ragno andò a nascondersi nei cunicoli di Torech Ungol, una rete di gallerie che era posta sotto l’altopiano di Cirith Ungol. Dalle creature di Mordor era ben conosciuta: Gollum la incontrò in uno dei suoi viaggi verso il Monte Fato, alla ricerca dell’Anello che tanto lo aveva disturbato, e ne rimase affascinato ed estasiato, annusando il suo immenso potere malvagio. Gli Orchi della Torre di Cirith Ungol, che la osservavano dall’alto e riuscivano a percepire la sua presenza, la chiamavano Shelob la Grande o anche Sua Eccellenza: acuti osservatori di ciò che accadeva attorno a loro, avevano notato il continuo andirivieni di cui si era reso protagonista Gollum, che ai loro occhi era diventato l’Infido Servitore, avendole promesso un continuo rifornimento di cibo, per sostenerla e per impedirle di divorare i suoi discendenti, altri ragni, tra cui anche quelli che catturarono Bilbo Baggins nel Bosco Atro durante Lo Hobbit. La sua presenza era nota persino a Sauron, che da allievo di Melkor aveva avuto modo di incrociare Ungoliant e sapeva del suo esser stato l’unica, oltre a Melian, ad aver avuto una progenie tra i Maia: il rapporto tra l’Oscuro Signore e il grande ragno, però, sembrava essere di non belligeranza. L’uno non infastidiva l’altro, soprattutto dopo la dichiarazione d’indipendenza di Shelob, che dalla sua tana faceva da guardia al passaggio che conduceva al Monte Fato, assicurando così tranquillità a Sauron, soprattutto nel periodo in cui, privato dell’Anello, non aveva più la forza adeguata per trasfigurarsi in qualcos’altro o muoversi dal suo nascondiglio. Fu proprio in questo scenario, quindi, che Shelob entrò in contatto con Frodo Baggins e Samvise Gamgee, che vennero attratti in trappola da Gollum, bisognoso di rispettare i panni con il grande ragno e portarle tutto il cibo necessario al suo sostentamento. Non avendo il terrore del Beleriand alcun interesse nei confronti dell’Anello, li avrebbe mangiati e poi lasciato il prezioso gioiello forgiato da Celebrimbor proprio a Gollum: lo scarso interesse nei confronti di un oggetto così potente, il suo rapporto sopra le parti nei confronti dell’enorme potere che poteva concedere, sarà riproposto anche nella parte iniziale de L’Ombra della Guerra, per presentare un’accezione ancora più importante dell’essere che popolava le gallerie di Torech Ungol, che in alcune sue sfaccettature un po’ sembra rifarsi a quella magia benevola che permeava il personaggio di Tom Bombadill, immune al potere dell’Anello. 

La fine e il ritorno con CelebrimborShelob, ne Il Ritorno del Re, cade sotto i colpi di spada di Sam, che riesce a trovare in uno degli occhi del ragno l’unico punto molle del suo corpo e quindi perforabile. Il colpo finale arrivò da Pungolo, la spada che Bilbo aveva donato a Frodo a Gran Burrone prima di intraprendere il pericoloso viaggio verso il Monte Fato: gravemente ferita, quindi, per la prima volta nella sua vita il grande ragno fu costretto a fuggire da Cirith Ungol e trovare rifugio altrove, senza far sapere a nessuno dove fosse realmente andata a nascondersi. Dopo la Guerra dell’Anello e la distruzione di Sauron e dell’Unico, è probabile che Shelob abbia fatto ritorno alla sua tana, oramai non più adibita a passaggio segreto per le terre di Mordor e quindi relegata a semplice nascondiglio senza alcun tipo di velleità esplorativa. Nella versione raccontata ne l’Ombra della Guerra Shelob è un ragno, come già detto, che si presenta sotto le vesti di donna, capace di visioni su tutti i tempi e pronta a qualsiasi nefandezza pur di poter dire la sua nella Guerra dell’Anello. Nei panni di una donna, piuttosto che di un ragno che non avrebbe potuto parlare, il personaggio prende una connotazione molto più imponente, importante e si trasforma in qualcosa di molto più esplorabile, nei meandri tanto della sua tana che della sua psiche. Non a caso, come dichiarato da Tony Elias, “ne Le Due Torri Shelob veniva presentato come una creatura in “spider form”, quindi non un ragno”. Una variazione sul tema che, ne L’Ombra della Guerra, ci ha convinto e che ci ha affascinato, così come il personaggio di Shelob.

Shelob, come detto, è solo uno dei tanti personaggi che ha subito dei cambiamenti rispetto all’opera originale: il Grande Ragno ha dalla sua la forza di essere protagonista delle vicende dei primi minuti de L’Ombra della Guerra, per dire la sua. L’incontro con Talion e Celebrimbor sarà significativo e propedeutico per il futuro percorso del Ramingo e del Lucente Signore, per scoprire ancora una volta un elemento narrativo di Tolkien che nella cultura popolare era stato messo leggermente in secondo piano.