Recensione

Scourge: Outbreak

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Se c’è il responsabile di una software house che avrei voluto intervistare più di ogni altro, per capire fino in fondo quale fosse l’obiettivo ultimo del proprio titolo, sarebbe indubbiamente quello di Tragnarion Studios. La mia prima domanda sarebbe senz’altro stata questa: “Quali pensi che siano le caratteristiche di spicco di Scourge: Outbreak, a tuo avviso? Quali le più originali, in grado di svettare sulla gran quantità di sparatutto in terza persona usciti fino a oggi?”. Avrei atteso la risposta in religioso silenzio cercando di capire davvero se qualcosa mi fosse sfuggito durante la prova, e avrei cercato di comprendere le intenzioni dello studio di sviluppo spagnolo nel caso in cui egli avesse tessuto le lodi della propria opera;  infine, sarei uscito dalla stanza con la certezza che quella domanda avesse in fondo già una risposta anche senza bisogno di un interlocutore a cui porla: “Nessuna”. Scourge: Outbreak non ha caratteristiche di spicco: è un clone di Gears of War mal fatto, senza idee, il risultato di un’ambizione completamente fuori portata e un ricettacolo di problemi francamente imperdonabili. Perché? Continuate a leggere, continuate.
Verità (non troppo) nascoste
Il gioco è ambientato nel 2026, in un futuro prossimo in cui una fantomatica corporazione di nome Nogari ha in pugno il mondo per via del controllo totale di una nuova fonte di energia chiamata Ambrosia, estratta da un frammento di meteorite di cui è entrata in possesso e che ha tutta l’intenzione di difendere a ogni costo. Nonostante l’estrazione della fonte energetica sia diretta conseguenza di alcune ricerche effettuate proprio su questo frammento di origine sconosciuta, l’intero pianeta ne è stranamente all’oscuro e l’unica organizzazione in grado di fronteggiare Nogari, è composta dall’”Iniziativa Tarn”, un gruppo di sabotatori che ha come scopo quello di liberare il mondo dalla supremazia di questa corporazione e di mettere in luce le verità ben occultate dal sistema creato dalla superpotenza. Vestirete i panni della squadra Echo, un gruppo operativo che ha la missione più delicata da compiere: localizzare l’agente Tarn infiltrato dentro Nogari, portarlo in salvo e infine recuperare il frammento di meteorite che giace all’interno dei laboratori segreti. Dove avete già sentito questa affascinante e avvincente storia? Un po’ ovunque, a dire il vero, con l’unica differenza che in altri titoli questo coacervo di cliché e imbarazzante aridità di idee veniva approfondito in modi originali, riuscendo grossomodo ad attirare l’attenzione dell’utente con stratagemmi  e buoni spunti nelle sceneggiature, spesso capaci di ribaltare i punti di vista delle vicende e di offrire delle varianti che si presentavano quasi sempre interessanti e ben studiate. In Scourge: Outbreak tutto questo non avviene nemmeno per sbaglio: persino seguire i dialoghi durante le missioni è qualcosa di cui farete volentieri a meno, talmente ovvi e scontati sono. Seguirete forse i filmati eccessivamente compressi e quadrettati quasi da epoca PSOne, o potrete anche badare a qualche frase di tanto in tanto, ma tutto è talmente trascurabile da non rappresentare niente a cui far caso. E questa, beninteso, è forse la parte migliore del gioco.
Gears of what?
L’ambizione, in ogni cosa che si fa, è uno di quei desideri di potere che tiene vivi e motiva i propri atti, che porta l’attore al centro di un provino a essere infine scelto tra tutti i candidati. La stessa cosa dovrebbe valere per chi sviluppa un’opera, per chi ha intenzione di essere ricordato, di essere veramente voluto da un popolo intransigente di videogiocatori. E questo non può avvenire copiando (peraltro malissimo, in maniera goffa e imperdonabile) un titolo talmente famoso da aver ispirato un’intera schiera di TPS e aver imposto un determinato stile per gli action moderni. Scourge: Outbreak ha persino la stessa mappatura dei comandi di Gears of War, ne plagia le stesse meccaniche per filo e per segno e ne condivide persino la stessa palette cromatica bigia; usa lo stesso motore grafico e ne sfrutta quindi le stesse potenzialità, peccato che non ci sia nemmeno una – ripeto, una – caratteristica che riesca non tanto ad avere la stessa qualità, ma che quantomeno si avvicini a quegli standard. In verità, Scourge: Outbreak non si avvicina nemmeno all’asticella della sufficienza: si produce in un salto in alto sgraziato e privo di tecnica, cercando di emulare ciò che i campioni prima di lui sono riusciti agevolmente a fare. Per mettere sul piatto un’altra similitudine, è come quello studente che non sa nemmeno copiare dal compito del primo della classe che ha accanto, prendendo puntualmente voti bassi. Il motivo di tanta severità verso questo titolo è presto spiegato. Innanzitutto, le sparatorie sono talmente imprecise da far innervosire anche i più dedicati, i nemici sono inspiegabilmente resistenti, reagiscono ai colpi subiti in modo mai credibile e con animazioni spesso fuori luogo, sono stupidi come capre e talvolta li troverete glitchati in mezzo a un elemento dello scenario o assolutamente incapaci di capire da che parte state arrivando. Potrete anche trovarli immobili su un lato della mappa, come se stessero ispezionando la conformazione rocciosa di una parete o stessero ammirando una nuova specie di insetto, sicuramente più importante della morte che procurerete loro l’istante dopo. La situazione non migliora nemmeno con gli attacchi ravvicinati: voi avrete la sensazione di buttare giù delle sagome di cartone con il calcio del fucile; loro, invece, in alcuni momenti non riusciranno a valutare la situazione in tempo e si faranno ammazzare come se davvero i fucili che imbracciano fossero inoffensivi.
Vi ammazzo tutti
Scourge: Outbreak è inoltre afflitto da numerosi bug di ogni sorta, da quelli che coinvolgono le basi del combattimento a quelli più squisitamente grafici, senza contare i refusi della traduzione che in tutta questa bagarre potrebbero quasi essere perdonati. Talvolta verrete colpiti anche se siete al riparo, altre volte il vostro mirino indicherà inequivocabilmente che avete sotto tiro il corpo di un soldato ma i vostri proiettili si infrangeranno contro un’estensione fantasma di un container, occasionalmente c’è qualche pop-up e, in generale, la pulizia del codice sembra essere quella di un gioco ancora in fase pre-alpha. Ma davvero, sarebbe troppo facile infierire sul lato tecnico di Scourge: Outbreak, e non tanto perché si tratta di un XBLA che potrete acquistare per 800 Microsoft Point (Il basso budget di produzione non deve essere affatto una scusante), ma proprio perché fa sfoggio di un insieme di problematiche che si mettono in evidenza da sole. Potremmo anche chiudere un occhio e mezzo, se l’opera di Tragnarion Studios fosse divertente da giocare o se riuscisse a regalare anche solo discreti momenti videoludici, ma qui in tutta franchezza siamo di fronte a un non riuscito tentativo di clonazione che ha prodotto un risultato tragico da qualunque punto di vista lo si osservi. Oltretutto, in Scourge: Outbreak vi annoierete a morte durante le sei ore che compongono la campagna principale. Sparerete a qualunque cosa vi minacci, sbloccherete una porta, entrerete nell’area successiva, farete nuovamente la stessa cosa e, di tanto in tanto, incapperete in qualche boss fight che tutto sommato non modifica il blando tenore a cui il gioco vi abituerà ben presto. Si tratta di un titolo incredibilmente derivativo, che non ha nulla da dire, non aggiunge niente di nuovo e che non può essere salvato dall’oblio in cui merita di sprofondare. A fine generazione, con una guerra di cloni spaventosa, un parco giochi sconfinato e TPS ben realizzati come se piovessero, Scourge: Outbreak non ha motivo di esistere; non ha niente in più di qualunque altro prodotto presente sul mercato. Bocciato su tutta la linea.

– Dura poco, per fortuna

– Copia tutto ciò che già esiste nel mercato

– Trama banale e pregna di luoghi comuni

– I.A. imbarazzante e problemi tecnici diffusi

– Noioso e ripetitivo

3.0

Solo un’inguaribile dipendenza dagli sparatutto in terza persona potrà spingervi ad acquistare questo titolo, che neanche giocato in cooperativa brilla per spessore, coinvolgimento e freschezza delle meccaniche. Sono usciti talmente tanti giochi ben fatti e da recuperare che avete solo l’imbarazzo della scelta, e lasciar cadere la propria preferenza su Scourge: Outbreak significa andare a sbattere di proposito la testa contro un muro. Passate oltre, davvero, qui non c’è nulla che possa attirare il vostro interesse. Nulla che rimanga impresso nella memoria, nulla che possa intrattenervi a dovere.

Voto Recensione di Scourge: Outbreak - Recensione


3