Quando finirà la moda dei Battle Royale?

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a cura di YP

Il caso PUBG è indubbiamente eclatante: una produzione arrivata sul mercato in punta di piedi tramite una versione early access, che presto è stata in grado d’impadronirsi di una fetta di mercato che, probabilmente, era orfana di un vero padrone. I giochi Battle Royale sono semplici, immediati e permettono davvero a chiunque di giocarci e divertirsi: dal pro gamer sempre in cerca della partita perfetta, passando per il giocatore occasionale che ha solo voglia di farsi due spari in compagnia. Cerchiamo quindi di capire quando ci passerà la voglia di amare questo nuovo archetipo ludico (se mai ci passerà), vedendo concretamente in cosa consistono i Battle Royale, provando ad estrapolare dal loro game design quegli elementi che secondo noi ne determinano il successo.

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Semplicità e qualità

Venire incontro alle esigenze dei giocatori è un concetto che tutte gli studi di sviluppo prendono in considerazione nel momento in cui creano un nuovo concept che, magari, include dinamiche già presenti in altri giochi ma rielaborate in modo tale da essere più appetibili. La community che ruota attorno ai titoli shooter ha dimostrato in questi anni di essere sempre più esigente, non solo in termini di gameplay, ma anche di game design. La storia ci insegna che un approccio semplice e immediato è quasi sempre motivo di grande successo: dogma sul quale si fonda gran parte del gameplay dei giochi Battle Royale. Che siate novizi o esperti non fa differenza: la modalità consiste nell’essere catapultati in una mappa di gioco che vi permetterà di raccogliere tutti gli oggetti di cui avete bisogno, dall’equipaggiamento, ai consumabili, alle armi. Lo scopo è quello di sopravvivere e uccidere tutti gli altri giocatori, rimanendo quindi gli ultimi in gioco. La prima cosa che salta all’occhio è l’uguaglianza tra tutti i partecipanti: nell’istante in cui s’inizia a giocare, tutti partono da zero, e la loro abilità (e anche fortuna) determinerà l’acquisizione degli oggetti di cui parlavamo sopra. Esplorare, magari in compagnia, è sempre una bella esperienza, che fusa alla competizione crea un mix perfetto di coinvolgimento, sfida e voglia di riprovarci, ancora e ancora. Tutti i giochi che godono di una modalità Battle Royale utilizzano questo incipit, che ha dimostrato d’esser capace di unire milioni e milioni di giocatori, creando community enormi che giornalmente si lanciano in nuove partite, sempre in cerca della vittoria o del momento epico, da ricordare e condividere. Ovviamente poi ogni titolo inserisce dinamiche diverse in contesti differenti, basti pensare a Fortnite e PUBG, che alla fine risultano essere profondamente diversi, anche se l’anima è la stessa. 
Qui arriva la prima considerazione: fino a che punto potrà spingersi l’innovazione in termini di regole del gioco? Dagli scenari più reali a quelli più fantasiosi, inventare nuove soluzioni vincenti non è cosa facile, e questo potrebbe essere il primo sbarramento che, alla lunga, smorzerebbe l’entusiasmo dei giocatori. Ad oggi il rischio non esiste, parlano i numeri, ma nel corso dei mesi, non è da escludere il presentarsi di questa ipotesi. Tornando al concetto madre, la facilità di comprensione di cosa il gioco ha da offrire crea un pubblico di persone molte diverse fra loro: i Battle Royale sono divertenti per tutti (a patto che vi piaccia il genere) e soprattutto trasmettono la sensazione di poter vincere qualsiasi partita. Giocare in solitaria oppure in compagnia poi è una scelta vostra, che può variare in base ai vostri  obbiettivi oppure desideri. Preferite condividere le vostre disavventure con gli amici? Bene, potete giocare in gruppo. Volete invece dimostrare di essere i più forti? Benissimo, lanciatevi in un match da soli contro tutti. 
Lo scopo di quest’analisi non è tanto andare a sviscerare le differenze di gameplay fra le varie produzioni, quanto estrapolare le regole che determinano il successo globale di un genere che sembra non aver voglia di smettere di macinare numeri da capogiro. Ad oggi la situazione è questa: i Battle Royale sono semplici da giocare, permettono a chiunque di cimentarcisi e migliorarsi, e soprattutto esistono diversi giochi in grado di proporre offerte diverse. Il panorama odierno dunque non vede ancora la concreta possibilità che il genere inizi a faticare, principalmente perché gran parte dei titoli che lo rappresentano sono ancora in costruzione, e in particolare perché il grande (e istantaneo) divertimento che offrono non è riscontrabile da nessuna altra parte. I Battle Royale passeranno mai di moda? Oggi la risposta è no, domani chissà. Spesso i trend finiscono, ma le statistiche macinate da PUBG e Fortnite (massimi esponenti) dimostrano che questa non è una moda, ma una solida realtà, mutevole e costantemente in cambiamento, basta dare un’occhiata ai vari canali Twitch e Youtube che giornalmente creano contenuti seguiti da milioni di utenti.

Oggi Battle Royale si traduce in divertimento, immediatezza e soprattutto cambiamento costante: elementi che non possono stancare una community numerosa e affamata, continuamente stimolata da offerte diverse e che mutano nel tempo, ad una velocità considerevole. Ipotizzare una fine di questo movimento ad oggi è assai azzardato: dal momento in cui la situazione sarà più stagnante, allora potrebbe paventarsi l’ipotesi di un calo di interesse. Scenario che in ogni caso, ad oggi, è molto improbabile.