Recensione

Popolocrois

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a cura di Fabfab

E’ un periodo di insospettabile abbondanza per il genere dei giochi di ruolo su Psp: stanno uscendo un sacco di giochi di ruolo giapponesi, quasi tutti grandi classici del passato. E’ il caso anche di questo Popolocrois, un nome praticamente sconosciuto in Italia (a meno che non abbiate visto la serie di cartoni animati trasmessi in sordina su RaiDue) ma che può vantare un decennale successo in Giappone.L’unica pecca di questa ondata di gdr è che nessun distributore sembra credere fino in fondo alle potenzialità del genere, cosicché nessuno di quelli arrivati finora è stato localizzato in italiano: anche Sony, dunque, lascia Popolocrois in inglese, ma almeno lo vende ad un prezzo ribassato…

Memole dolce MemoleImpossibile non pensare alla mielosa aliena guardando i personaggi che popolano il mondo di Popolocrois: dei buffi folletti super deformed e coloratissimi accompagnano il videogiocatore per tutta la durata dell’avventura.Anche la trama del gioco pare prendere spunto direttamente da una favola. Il protagonista è Pietro, il giovane principe del regno di Popolocrois, che intraprende il classico viaggio iniziatico per salvare la madre, vittima di un sonno stregato, dal quale potrà essere risvegliata solo recuperando la sua anima dai malvagi demoni che minacciano il mondo. Completata questa prima missione un Pietro più grande dovrà salvare… l’anima del padre, imprigionata dal solito cattivone che minaccia anche il regno. La ragione della “doppia” trama è facilmente spiegabile col fatto che questo titolo per Psp in realtà riunisce i primi due capitoli di Popolocrois, che a suo tempo uscirono separatamente. Nonostante si tratti di due trame differenti, non è stato difficile collegarle tra loro, approfittando del lasso temporale che intercorre tra una e l’altra (la prima volta Pietro ha 10 anni, la seconda 15) e della generale semplicità della storia, che non va oltre la favoletta. Questo può rappresentare un elemento, in quanto è molto facile ricordare la trama di gioco anche dopo lunghi periodi di inattività, ma allo stesso tempo significa anche che difficilmente le vicende di Pietro appassioneranno davvero il giocatore.

Nanetti al salvataggioSpesso i gdr provenienti dal glorioso passato del genere risultano piuttosto ostici e molto complessi nella progressione, al punto che talvolta risulta difficile addirittura comprendere dove dirigersi per proseguire nel gioco. Popolocrois è l’esatto contrario. La trama è lineare, come in ogni gdr nippo che si rispetti le quest si ottengono parlando con i villici che popolano questo buffo mondo, ma non avrete mai dei dubbi su cosa fare o dove andare perché ogni cosa viene spiegata in maniera molto chiara e comprensibile. I combattimenti funzionano secondo il classico sistema a turni: potete schierare fino ad un massimo di 4 personaggi nel party, ognuno con capacità e poteri differenti, che attaccano a seconda del loro ordine. Naturalmente, trattandosi di due vecchi gdr, i combattimenti sono casuali e risultano anche fastidiosamente frequenti, senza contare che la generale facilità degli scontri (addirittura se ne possono vincere la maggioranza settando il party perché agisca in automatico!) rende tutto piuttosto monotono. In totale si possono arruolare fino ad 11 personaggi, ma la composizione del main party finirà con l’essere legata più ai gusti personali del giocatore che non ad altro: comunque solo chi combatte guadagna esperienza e acquisisce abilità e poteri.

TecnicaCome già accennato, il look dei personaggi (protagonisti ed avversari) risulta estremamente cartoonoso e colorato, ma la resa finale è tutt’altro che sgradevole: giocare a Popolocrois è un vero piacere per gli occhi ed è facile affezionarsi a questo strambo mondo, per quanto lo stile retrò del tutto è innegabile. Molto belle anche le sequenze di intermezzo animate, realizzate come se si trattasse di un cartone animato giapponese: peccato solo che siano davvero poche.Peccato anche che Popolocrois sia afflitto da frequenti caricamenti, che minano la fluidità dell’esperienza di gioco.Appropriata la colonna sonora, che se non stupisce riesce comunque a risultare mai noiosa per tutta la durata del gioco.La longevità, infine, si attesta sulla trentina di ore, un tempo tutto sommato più che accettabile per una console portatile.

– Stile grafico colorato e molto divertente

– Giocabilità immediata e accessibile a tutti

– Buona cura dedicata a trama e personaggi

– Troppo facile

– I soliti infiniti incontri casuali

– Tempi di caricamento incomprensibilmente sopra la norma

6.5

Popolocrois è l’ennesimo gioco di ruolo vecchio stile ad approdare sul portatile Sony, che sembra incapace di generare brand autonomi. Se non altro il risultato finale è più positivo di altri prodotti, anche se la generale facilità del tutto lo rende adatto soprattutto ai neofiti o ai collezionisti incalliti. Anche questa volta il gioco non è stato localizzato nella nostra madrelingua, ma almeno Sony lo vende ad un prezzo ridotto…

Voto Recensione di Popolocrois - Recensione


6.5