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Meraviglie dallo Spazio: alla scoperta del vero Comandante Shepard

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a cura di Hara_G

Pubblicato il 13/02/2018 alle 00:00

Noi
provinciali dell’Orsa Minore
alla conquista degli spazi interstellari
e vestiti di grigio chiaro
per non disperdersi.
Via Lattea – Franco Battiato 
Sin dalla notte dei tempi, noi uomini abbiamo sentito l’innata necessità di volgere lo sguardo al cielo per osservare le stelle. Quei punti di luce, sparsi nel manto nero del cosmo, hanno portato alla nascita della mitologia, della letteratura, sino ad arrivare alla conquista della scienza. Geni del passato sono stati arsi in pubblico, hanno dovuto abiurare, sono stati ostacolati dai poteri forti, spinti solamente dalla curiosità di capire cosa circonda la nostra piccola casa chiamata Terra.
L’aspetto più affascinante dello spazio è che tutt’ora, nel 2018, riesce ancora ad emozionarci: il lancio della Tesla Roadster, avvenuto lo scorso 6 febbraio, ci ha un po’ riportato al 20 luglio 1969, quando il resto del mondo occidentale vide in televisione il primo uomo camminare sulla Luna.
I più scettici storceranno il naso davanti a questo paragone, ma quel manichino a bordo della Tesla di Elon Musk – con la compagnia di Space Oddity di David Bowie – rappresenta il desiderio dell’umanità di spingersi oltre i confini della conoscenza.  
Questo fascino spaziale ha portato negli anni alla nascita di un particolare filone all’interno della cultura pop, soprattutto occidentale, ovvero quello fantascientifico. Già l’introduzione di questo articolo dimostra come le canzoni abbiano fatto proprie le meraviglie dell’universo, ma è soprattutto con le produzioni audiovisive che troviamo veri e propri pietre miliari del genere, come Star Wars, Battlestar Galactica e Star Trek, giusto per fare qualche nome. 
Anche i videogiochi non hanno resisto a tale bellezza, per questo vogliamo dedicare un approfondimento a uno degli eroi interstellari più popolari nell’immaginario dei videogiocatori: il Comandante John Shepard di Mass Effect.
Che lo abbiate lasciato predefinito secondo i canoni BioWare, o che lo abbiate personalizzato attraverso le vostre preferenze, il succo non cambia: Shepard è un eroe che piace e conquista. Il merito va certamente alla sceneggiatura, in grado di mantenere una caratterizzazione ottimale del nostro protagonista, qualunque sia il temperamento con il quale abbiamo lottato per la pace cosmica: Eroe o Rinnegato non fa alcuna differenza, Shepard rimane un paladino carismatico, grazie al quale abbiamo vissuto l’emozione di camminare su pianeti sconosciuti e relazionarci con razze aliene.   

D’altronde, per compiere queste gesta, Shepard si presenta con un curriculum degno di nota: ha una rispettabile carriera militare che lo ha portato al servizio della Normandy come Vice Capitano, la pregiata nave spaziale nata dalla collaborazione tra l’Alleanza dei Sistemi e la Gerarchia Turian. In seguito diventerà anche il primo umano a ottenere la carica di Spettro per il Consiglio della Cittadella.
Tutte queste notizie sono note a molti videogiocatori, ma non tutti sanno che il personaggio del comandante Shepard è in verità un omaggio a un uomo realmente esistito: Alan Shepard.

Alla scoperta di Shepard, quello vero

Per conoscere la sua figura dobbiamo abbandonare il 2183 di Mass Effect, e fare un salto indietro nel passato per arrivare alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo: siamo nel pieno della Guerra fredda, che vedeva il contrasto ideologico tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
Lo scontro tra il blocco occidentale e quello sovietico prevedeva una serrata competizione in diversi ambiti: politico, militare, culturale e tecnologico. Nonostante la supremazia americana alla fine della Seconda guerra mondiale – derivata dal possesso della bomba atomica -, l’Unione Sovietica di Stalin riuscì a colmare il distacco, arrivando nel 1949 al lancio del primo ordigno nucleare russo. Da quel momento in poi, entrambi i blocchi attuarono una politica che permettesse una crescita nel settore militare-tecnologico, a tal punto da arrivare alla conquista dello spazio.

In questa corsa al cosmo, l’Unione Sovietica passò in vantaggio: nel 1957 lanciò il primo satellite artificiale nell’orbita terreste, lo Sputnik; inoltre, il 12 aprile 1961, inviò nello spazio il primo essere umano, Jurij Gagarin, che divenne eroe internazionale e mito per i bambini degli anni Sessanta. 
La risposta americana non tardò ad arrivare: nel 1958 la NASA aveva avviato il Programma Mercury Redstone, un progetto che prevedeva missioni spaziali con equipaggio umano. Il primo astronauta scelto per rappresentare l’impresa americana fu Alan Shepard, il quale sarebbe poi stato accompagnato da altri sei astronauti. La prima missione partì il 5 maggio 1961, con il lancio del razzo Redstone con sopra la capsula Freedom 7, denominata così dallo stesso Shepard in onore dei membri dell’equipaggio e della portata della missione. Shepard volò all’interno della capsula per circa 116 miglia in altezza, prima di atterrare. L’operazione durò quasi 16 minuti e non raggiunse l’orbita terrestre. A dispetto di quanto potreste pensare, la missione fu un enorme successo, perché rappresentò l’inizio dell’era statunitense dei viaggi nello spazio con equipaggio umano.
In America divenne eroe della nazione, come dimostra l’onorificenza datagli dal presidente Kennedy in persona.

Sebbene quanto riportato sinora faccia pensare a una carriera in ascesa, il successo di Shepard subì un brusco arresto nel 1963, poiché gli fu diagnosticata la sindrome di Ménière, una disfunzione dell’apparato uditivo che comporta la crescita di pressione all’interno dell’orecchio. Per questa ragione dovette rinunciare all’incarico di pilota del Freedom 7-II, preso in seguito da Gus Grissom, e finì col svolgere il ruolo di Capoufficio degli Astronauti, che comportava il monitoraggio e l’organizzazione delle missioni promosse dalla NASA.
Solo nel 1969 Shepard riottenne l’idoneità di pilotaggio. Ciò gli valse la nomina di Comandante dell’Apollo 14, la terza missione che aveva come obiettivo l’atterraggio tramite navicella sulla Luna. La missione ebbe inizio il 5 maggio 1971, in cui la navicella Apollo venne lanciata verso il nostro satellite tramite il razzo Saturn V. 
Shepard non fu solo in questa missione, ma fu accompagnato dagli astronauti Edgar Mitchell e Stuart Roosa. Quest’ultimo non mise piede sul suolo lunare, ma rimase a monitorare la missione dalla capsula. Quanto a Shepard e a Mitchell, essi si dedicarono principalmente alla raccolta di minerali (si parla di 45 kg di risorse minerarie prelevate) e ad esperimenti scientifici sul terreno. In più, Shepard si concesse una partitina a golf tra i crateri lunari, detenendo l’originale record di primo essere umano ad aver giocato a golf sulla Luna. 
A seguito della missione Apollo 14, Shepard ritornò al ruolo di Capoufficio degli Astronauti, e vi rimase fino alla conclusione della sua carriera, che avvenne nel 1974.

Questo breve viaggio a ritroso tra i primi traguardi spaziali ha come principale obiettivo quello di rendere più comprensibile – e quindi più umana – la figura di John Shepard di Mass Effect. I suoi viaggi in compagnia di altri due membri dell’equipaggio nei sistemi della Via Lattea, la raccolta di risorse minerarie, e la sua stessa missione di elevare la razza umana nella società interstellare, in quanto esasperata dalla rincorsa contro la declamata superiorità delle altre razze aliene, rimandano in maniera chiara e fascinosa a quello che il vero Shepard fece sulla Luna 47 anni fa per il bene del suo paese.

Secondariamente (ma non perché di minore importanza), vogliamo omaggiare il coraggio di molti, che tutt’oggi continua a sopravvivere per il bene dell’umanità. Un omaggio che facciamo con la nostra passione più grande, ovvero il videogioco.

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