Recensione

Lego City: Undercover

Avatar

a cura di Mugo

I primi mesi di Wii U non sono stati esattamete spumeggianti. Certo, il lancio di una nuova console è sempre una fase critica per un produttore di hardware, ma con l’ammiraglia della grande N si è respirato un clima da debuttanti che proprio non si addice al colosso nipponico. Una line-up di lancio deludente, un sistema operativo dalla lentezza esasperante, ed un futuro che sembrava privo del supporto delle terze parti, erano tutti fattori capaci di macchiare l’immagine di Wii U agli occhi di pubblico e critica. Ora, a poco più di tre mesi dalla distribuzione in Europa, iniziano finalmente a vedersi dei segnali positivi, tra i quali non possiamo che citare il Nintendo Direct tramite il quale Iwata San (il presidentissimo) ha annunciato un nutrito gruppo di produzioni di spessore. Oltre alle novità in arrivo nel corso del 2013, però, stiamo finalmente assistendo alla venuta di alcuni titoli annunciati contestualmente alla console, che per un motivo o per l’altro hanno tardato a comparire sugli scaffali. Tra questi abbiamo un’esclusiva Wii U che promette di portare la serie Lego ad un nuovo livello, facendola ormeggiare definitivamente nel porto del free-roaming: Lego City: Undercover. Grazie ad un codice fornitoci da Nintendo, abbiamo scaricato il gioco completo (in tutti i suoi 22 Gigabyte, capaci di mettere a dura prova il disco rigido della console) qualche giorno prima dell’uscita, andiamo a scoprire insieme se i mattoncini danesi siano in grado dare il la ad una nuova musica per l’ammiraglia Nintendo. 

Citazioni senza freni 
Dopo tanti anni a tradurre in blocchetti le proprietà intellettuali più famose del nostro bel globo terracqueo, gli sviluppatori di TT Fusion si cimentano finalmente con una storia originale, ambientata tra i mattoncini di uno dei set storici della casa danese: la serie Lego City. Diretta conseguenza di questa rinnovata libertà narrativa è, oltre all’inedita sequenza di eventi, anche la sensazione che i creatori del titolo abbiano potuto dare libero sfogo alla loro fantasia, farcendo Lego City: Undercover con una quantità di citazioni e rimandi al limite del calcolabile. Ogni filmato di presentazione e (quasi) ogni angolo del mondo di gioco traboccano di riferimenti a film, serie televisive, libri, videogiochi ed ogni altra categoria di opere dell’ingegno, con il risultato di creare un piacevole viaggio attraverso il nostro comune bagaglio culturale. La storia principale, dal canto suo, ricalca i canoni del genere virandoli però in salsa Lego, andando a delineare una narrazione accessibile a prescindere dall’età, nonostante non manchino le citazioni che solo gli utenti più grandicelli sapranno cogliere. 
Luoghi legati dai Lego 
Lego City è spaziosa, niente che voglia rivaleggiare con i più blasonati esponenti del genere, ma non ci si può lamentare della quantità di strade percorribili e, soprattutto, della loro varietà. C’è la zona industriale, quella residenziale, quella che sembra San Francisco ed una rappresentazione legosa di Times Square. C’è il quartiere cinese, quello italiano (squisitamente veneziano), c’è la campagna con le miniere ed il castello, insomma, in Lego City: Undercover la diversità dei paesaggi proposta non manca di offrire uno scorcio diverso quasi ad ogni curva. Che poi ogni micro sezione sia in realtà solo un mucchietto di strade poco importa, perché sono i collezionabili nascosti in ogni dove ad arricchire il mondo di gioco.Come da tradizione per la serie, infatti, anche in questo ultimo capitolo i giocatori più completisti avranno vita dura nel recuperare tutti gli oggetti sparsi per città e sotto livelli. Si va dai costumi aggiuntivi, ai veicoli (entrambi da sbloccare successivamente spendendo ragionevoli quantità di crediti), per arrivare agli indispensabili blocchi speciali capaci di dare un’importante spinta al nostro gruzzolo di mattoncini per le costruzioni. Nel mondo dei TT Fusion, infatti, potremo incontrare più di sessanta super costruzioni da attivare previo dispendio di ingenti quantità di mattoncini: si tratta di stazioni per richiedere veicoli, di rampe di lancio, ma anche di dragoni e spazzaneve con propulsione a razzo. 
Solido e solito 
Chi si aspettasse di trovare degli stravolgimenti alla struttura ludica ormai marchio di fabbrica dei titoli dedicati ai Lego, potrebbe rimanere deluso dalla prova di Lego City: Undercover. L’ultima trasposizione dei mattoncini danesi in virtuale, infatti, non fa che riprendere delle meccaniche storiche per la serie e riadattarle ad un open world, con ben poche novità. Le sessioni di simil-parkour sanno il fatto loro, certo, ed il sistema di combattimento cerca di essere più complesso del solito con parate e prese, ma poi, Wii U Gamepad alla mano, cambia poco da quanto visto nei capitoli precedenti. Apprezzabile il sistema di guida, capace di dotare ogni veicolo di una particolare manovrabilità ed una diversa risposta alle sollecitazioni del giocatore, fattore non da poco visto che nel titolo TT Fusion si guida parecchio. 
I momenti più tradizionali, sempre per quanto riguarda la giocabilità, si hanno quando si vanno ad affrontare dei sotto livelli (chiamati missioni speciali) indispensabili per il proseguimento della storia. Queste, corrispettivo dei livelli dei precedenti titoli, sono aree particolari dotate di un calcolo del punteggio a loro stante, sviluppate attorno agli ormai canonici puzzle ambientali a base di diversi costumi e precedute, generalmente, da tempi di caricamento sfiancanti.A proposito di costumi, forse il fatto che a questo giro di giostra non si possa contare su di una licenza forte, fa si che i diversi costumi non abbiano lo stesso appeal di quelli, per esempio, da Storm Trooper o da Gimli, per capirci. Ci si può vestire da ladro, da pompiere, da minatore, tutte professioni legate all’ambientazione urbana, ma magari prive di quel fascino tipico di elfi, maghi, alieni e supereroi.Un’altra caratteristica che rimane invariata dai precedenti capitoli è, però, decisamente positiva: aggirandosi per un mondo legoso, soprattutto quando si tratta di un mondo così ricco, non si può fare a meno di provare una certa gioia fanciullesca nell’andare a caccia di segreti e nel montare e smontare mattoncini, il titolo TT Fusion regala dunque piacevoli emozioni ed è capace di rapire il giocatore per ore nel solo intento di sbloccare sempre nuovi veicoli o costumi. 
Sbagliando s’impara, vero?
E veniamo alla vera nota dolente di Lego City: Undercover: la realizzazione tecnica. 
L’aspetto visivo del titolo pattina vertiginosamente sul filo della sufficienza, con frangenti capaci di convincere, ed altri di far cadere le braccia. Il frame-rate soffre di un discreto numero di scatti, il pop-up di costruzioni e, soprattutto, di oggetti propri del mondo Lego, è impossibile da tralasciare appena l’immagine va ad inquadrare un campo largo, ed un fastidioso aliasing vizia ogni veduta. L’impressione è che sugli sviluppatori abbia pesato la loro inesperienza in fatto di gestione di mondi particolarmente vasti, nonostante il percorso che ha portato alle dimensioni di Lego City: Undercover sia passato attraverso titoli dal respiro sempre maggiore. Sono anche altri gli indizi che concorrono a formare la prova di quanto scritto, piccoli dettagli dai quali però traspare la natura di primo tentativo seriamente free-roaming. Un semplice esempio sarebbe la guida di vetture dotate di sirena, in ogni altro gioco, l’accensione del dispositivo di segnalazione acustico-luminosa, porta gli altri veicoli ad accostare, mentre nel titolo Lego non ha alcun effetto sul traffico. Ancora, nonostante il buon numero di vetture e passanti per strada, questi non danno l’impressione di una città credibile, poichè si limitano a muoversi senza inscenare routine comportamentali anche minimamente complesse, come magari il veder arrivare un’ambulanza in sirena sul luogo di un incidente. 
Non possiamo, poi, che segnalare i citati caricamenti, presenti ogni volta che si entra in un’area chiusa (come un livello speciale, o semplicemente la stazione di polizia), e caratterizzati da una durata inspiegabile. 
Da ultimo menzioniamo l’utilizzo del Wii U Gamepad, un utilizzo che non sempre si distingue per indispensabilità, ma che si fa apprezzare soprattutto nella gestione di mappa e menù. Assente, purtroppo, la possibilità di giocare il titolo interamente sulla periferica Nintendo, così come qualsiasi modalità multigiocatore: un vero peccato.

– Mondo vario e caratteristico

– Tonnellate di contenuti sbloccabili

– Storia ben scritta e recitata

– Tecnicamente traballante a causa di aliasing, pop-up e frame-rate incerto

– Il cuore del gameplay inizia ad avere i suoi anni

– Caricamenti inspiegabilmente lunghi

7.5

Lego City: Undercover è il primo, vero, titolo free-roaming sviluppato dai TT Fusion, e si vede. Da un lato abbiamo una città ricca di diverse ambientazioni e traboccante segreti e collezionabili, mentre dall’altro troviamo una realizzazione tecnica che risente evidentemente dell’inesperienza degli sviluppatori nella gestione di un mondo aperto. Al netto dei difetti tecnici, e della riproposizione di meccaniche viste più volte, questo mondo di mattoncini virtuali ci è parso comunque in grado di divertire, grazie ad una storia ben scritta e ben doppiata (anche in italiano). Se poi ci aggiungiamo la situazione di Wii U, console momentaneamente sprovvista di grandi esclusive, Lego City: Undercover si presenta quasi come un acquisto obbligato per gli utenti Nintendo, al patto di chiudere un occhio sui difetti citati. A nostro modo di vedere si tratta di un ottimo punto di partenza, sperando che in un’eventuale seconda esperienza nel mondo del free-roaming, i TT Fusion sappiano fare tesoro degli errori e proporre un titolo eccellente in ogni suo aspetto. Le basi, come detto, non mancano.

Voto Recensione di Lego City: Undercover - Recensione


7.5